Eventi - 31 maggio 2016, 12:49

Ventimiglia: ‘De-mente? No! Sente-mente’, martedì 7 giugno al Forte dell'Annunziata la conferenza di Letizia Espanoli

Partendo dal problema dell'Alzheimer, un progetto che coinvolge e sostiene non solo il malato ma anche i familiari e gli operatori. Una via per “prendersi cura di chi si prende cura”

Ventimiglia: ‘De-mente? No! Sente-mente’, martedì 7 giugno al Forte dell'Annunziata la conferenza di Letizia Espanoli

L'appuntamento è una di quelle occasioni che possono anche segnare una svolta nella vita di una persona, se non di una famiglia o di una istituzione. Martedì 7 giugno, dalle 17 alle 19, al Forte dell'Annunziata di Ventimiglia Alta, nella Sala Azaretti, è in programma la conferenza dal titolo “De-mente? No! Sente-mente”. A tenerla sarà Letizia Espanoli che, nel corso dei suoi oltre 25 anni spesi nel lavoro in campo assistenziale, con particolare riferimento alle case di cura e di riposo e partendo dai problemi legati al morbo di Alzheimer e alle sue ripercussioni su tutti coloro che attorniano e vivono con il malato, ha elaborato un progetto che, in altre parti d'Italia, sta già avendo un seguito assai esteso e conseguendo un successo di grandissimo valore.

Nel corso dell'evento, che ha il patrocinio del Comune di Ventimiglia, è curato dall'Associazione Creatorri e sarà condotto dal giornalista Graziano Consiglieri, la relatrice presenterà la linee guida del proprio progetto e come questo abbia portato a cambiamenti radicali, sia nell'approccio alla malattia, sia nella qualità della vita.

Il “Sente-mente project” è infatti un progetto nazionale che nasce dal desiderio di portare una luce nuova nel mondo socio sanitario educativo. Mai come negli ultimi anni chi lavora nei servizi socio sanitari vive la fatica del lavoro, della relazione con la persona malata e con i colleghi.

«La formazione che i professionisti ricevono – afferma la stessa Letizia Espanoli – è spesso basata fortemente sulla "tecnica" e sul "saper fare". Le best practices, molto più che i protocolli, ci hanno aiutato nel tempo a uniformare il nostro agire. Tuttavia, il lavoro socio sanitario è diventato sempre di più una "serie di compiti" per rispondere ai bisogni delle persone fragili. Inoltre, durante i percorsi di studi, la formazione ricevuta ci ha insegnato come prendersi cura degli altri, dimenticando di fornire al professionista un "Kit di strumenti” per la cura di se stesso».

La spersonalizzazione degli interventi, il lavoro di cura focalizzato su corpi sempre più compromessi dalla malattia, le prestazioni assistenziali basate solo sui bisogni del corpo hanno portato sempre di più a un "allontanamento" emotivo verso il lavoro.

«Questa – prosegue Letizia Espanoli – è la causa anche dei crescenti episodi di maltrattamento.. Le recenti conoscenze delle neuroscienze e gli studi della Psico Neuro Endocrino Immunologia evidenziano una forte correlazione tra mente e corpo, ma anche come diventa sempre pericoloso consentire al malato una identificazione con la propria malattia .Per chi ama, familiari e caregivers, la situazione non è diversa. Lasciati spesso soli ad affrontare una malattia che non comprendono. Le errate convinzione che la demenza “porti via tutto”, che la malattia sia solo tempo di angoscia e fatica, impediscono all’amore la possibilità di vivere istanti di tenerezza e di possibilità. Un modo per “continuare ad amare” deve essere donato alle famiglie lungo questo viaggio».

L’umanizzazione delle cure non significa solo prestare più attenzione alle esigenze ed ai bisogni di chi viene assistito, ma anche coltivare la straordinaria bellezza dell’essere umano, a partire da chi le cure intende offrirle.

«Il viaggio  - conclude la Espanoli – inizia da dove sei! Ciascuno ha un bagaglio unico e irripetibile. Si parte per esplorare nuove Possibilità e Bellezze dentro e fuori da noi».

(in basso, la locandina dell'evento)

C.S.

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