Ventimiglia Vallecrosia Bordighera - 08 maggio 2016, 07:31

La vera storia di Oscar Rafone: L'odore più bello del mondo (cap.11)

Pubblichiamo ogni domenica il libro di Enzo Iorio, suddiviso per capitoli, per offrire a tutti un momento culturale nella 'giornata on line'.

La vera storia di Oscar Rafone: L'odore più bello del mondo (cap.11)

Mi addormentai subito, mentre fuori continuava a tuonare. Feci dei sogni strani, confusi, che non riuscirei a raccontare in maniera ordinata perché non avevano nessun filo logico. Ogni tanto mi svegliavo di soprassalto, come quando sogni di cadere. E io cadevo in continuazione, dalle scale dove era morta mia madre, dal balcone di casa mia, da una finestra della casa dove abitavo da piccolo. Sognai che avevo la febbre molto alta e deliravo e qualcuno mi teneva un pezzo di stoffa bagnata sulla fronte. Non riuscivo a veder chi fosse, forse era mia madre.

La sogno sempre quando sono in difficoltà, e lei di solito mi sorride o ride apertamente, ma stavolta non riuscivo a vederla, c'era troppo buio anche nel sogno. Però sentivo bene il suo bisbiglio. Molto vicino al mio orecchio. Mi diceva di stare calmo, di dormire, di non agitarmi. Mi diceva domani avremo il sole e andremo al mare, adesso dormi. A un certo punto la sentii cantare sottovoce una canzone che non conoscevo. Ogni tanto nella stanza in cui ero si accendeva una luce molto forte; forse erano i lampi, ma lo stesso non riuscivo a vedere bene in volto mia madre e quelle due o tre volte che la vidi ero talmente stordito dalla febbre che mi sembrò di non riconoscerla.

Quando ero piccolo piccolo spesso mi addormentavo in braccio a mia madre e spesso mi tornano in mente due cose di quei momenti. La prima è la sua gola e il suo mento, che io vedevo dal basso mentre tenevo la testa appoggiata sul suo seno, e che accarezzavo a lungo fino a che non mi coglieva il sonno. La seconda è il suo odore. Non il profumo che pure usava qualche volta quando si faceva bella per uscire, proprio il suo odore, quello della sua pelle, che io sentivo fortissimo e di cui amavo inebriarmi tuffandomi con la faccia contro il suo petto.

Quell'odore bellissimo, il più bello del mondo, lo sentii anche quella notte, tra un sogno e l'altro, mentre precipitavo in quegli incubi assurdi che mi provocava l'alta temperatura che stava bruciando il mio corpo. Non so che cosa dissi, ma quella notte dovetti parlare un bel po' perché ebbi spesso l'impressione che lei mi rispondesse. Una volta mi sembrò perfino di sentirla ridere... 

Enzo Iorio

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