La chiesa di San Pancrazio si trova a 870 metri di altitudine, a metà strada del percorso della mulattiera che unisce il paese di Perinaldo con Monte Bignone. Una delle tante mulattiere che si intersecano tra i boschi del territorio di Perinaldo, Baiardo, San Romolo, Monte Bignone e Monte Caggio patrimonio archeologico frutto delle fatiche e della tenacia di generazioni e generazioni di contadini rese impraticabili, al pari di canali di scolo, dalle continue scorribande dei motociclisti che ne rimuovono il basolato. Un atto inaudito di barbarie che continua a ripetersi, senza che i nostri amministratori abbiano mai deciso di porre fine promulgando il sequestro della moto dei trasgressori come avviene nella vicina Francia.
La cappella, in pieno abbandono, è uno dei tanti esempi di luoghi di culto fondati su aree sacre pagane allo scopo di sovrapporsi fisicamente sull'antica religione. Ne è la prova la presenza nei pressi della chiesa di un menhir e un altare sacrificale che ci riporta indietro nel tempo ad una forma di spiritualità religiosa che affonda le sue radici nel periodo Neolitico. Il menhir intenzionalmente abbattuto in conformità ai dettami della chiesa che nel periodo medioevale imponeva di distruggere gli idoli pagani, si trova ai margini del bosco a breve distanza dalla cappella. Misura cm. 187X44 mentre l'altare sacrificale con 2 coppelle e 2 vaschette impiegate per deporvi le offerte alla divinità si trova, scelta non casuale, su un balcone di roccia che abbraccia un vasto orizzonte che si spegne sul mare.