Politica - 14 gennaio 2016, 18:06

Paventata chiusura del reparto di Ostetricia: interviene la sezione di Imperia di Rifondazione Comunista

Paventata chiusura del reparto di Ostetricia: interviene la sezione di Imperia di Rifondazione Comunista

“Alla ridotta ripartizione di fondi per l’ASL 1 (meno 14 milioni di euro rispetto al 2014), mancheranno altri 50 milioni di euro derivanti dai tagli alle Regioni. Intanto si deve incrementare l’organico dei dirigenti, specie nei servizi H24, per rispettare i vincoli comunitari sull’obbligatorietà del riposo dopo un turno lavorativo. La legge di stabilità non avrebbe previsto fondi ad hoc per tali assunzioni. Inoltre ci sono i nuovi LEA, cioè le prestazioni erogate dal Sistema Sanitario Nazionale, che per essere concretamente fruite da parte dei pazienti richiedono un serio e tempestivo investimento di risorse e personale sanitario perché non restino solo sulla carta e dunque virtuali”.

Interviene in questo modo la sezione imperiese di Rifondazione Comunista, sulla paventata chiusura del reparto di Ostetricia. “Già per molte visite ed esami specialistici le lunghe attese rendono tali prestazioni ben poco utilizzabili dal cittadino, che deve ricorrere sempre più spesso al privato o all’attività intramoenia. Per non parlare delle solite decine di milioni di euro che la nostra ASL deve pagare ogni anno per le fughe di pazienti in altre ASL regionali o fuori dalla regione, e questo perché spesso si operano tagli e ridimensionamenti di servizi. Ma facciamo chiarezza una buona volta sul significato di ‘doppione’. Avere tre reparti di Medicina che cercano di dare una risposta a quelle patologie di media intensità di cura (che sono di gran lunga le più numerose) non è uno spreco!!!

Infatti le lunghe code ai Pronto Soccorso (quello di Bordighera già declassato) oppure il “tutto esaurito” nei tre presidi ospedalieri (Sanremo, Imperia e Bordighera) dipende proprio dalla carenza di posti letto nei reparti internistici. La carenza poi dei letti di riabilitazione impedisce ai reparti le dimissioni di quei pazienti che, a causa della malattia acuta intercorrente, non possono più rientrare nelle abitazioni. In questo scenario alquanto fosco viene ora riproposta l’idea di accorpare i 2 punti nascita a Sanremo, perché farebbero meno di 1000 parti l’anno ciascuno! Tutto questo in nome delle solite parole chiave: razionalizzazione, no ai doppioni, maggiore sicurezza. Dove sta la maggiore sicurezza se alla riduzione di posti letto in un solo presidio non si associano nuove specialità capaci di tutelare un parto in presenza di complicanze acute per la mamma o per il bambino? Non pare si parli di una Rianimazione Pediatrica, ed inoltre a Sanremo non c’è il Centro Trasfusionale né la Nefrologia, che potrebbero gestire molte delle complicanze più temibili. Dunque, come si faceva fino ad ora, si dovrà ricorrere al trasporto urgente al Gaslini di Genova ma con l’aggravante di costringere le gravide, durante le visite di controllo o per urgenze, a più lunghi spostamenti nella nostra provincia che non brilla certo per viabilità e tempi di percorrenza. Dopo i costosi investimenti fatti per la ristrutturazione del reparto di ostetricia–ginecologia (quest’ultima già persa da un pezzo), ora si spenderà quasi un milione di euro per il nuovo reparto a Sanremo. Dove sta il risparmio?”

“L’amministrazione regionale è cambiata, ma intanto l’assessore leghista Viale, che molto aveva investito in campagna elettorale sulla difesa e sul potenziamento della sanità nel ponente, si è subito allineata sulle posizioni della vecchia amministrazione Burlando–Montaldo, altro che cambiamento! Per questo motivo il Partito della Rifondazione Comunista sostiene convintamente la crescente mobilitazione contro l’accorpamento dei 2 punti nascita nel presidio di Sanremo: l’ennesimo taglio alla sanità imperiese dopo la chiusura della Ginecologia e Ortopedia-Traumatologia a Imperia, il declassamento del Pronto Soccorso di Bordighera, la riduzione di posti letto al di sotto dei coefficienti nazionali per pazienti acuti e post–acuti”.

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