"La storia della cessione di Nizza (e Savoia) alla Francia è nota, come sono note le controversie ancora storicamente aperte sui tempi e i modi di quell'atto che fu formalizzato con il Trattato di Torino il 24 marzo 1860. Altrettanto nota fu l'accesa opposizione di patrioti come Giuseppe Garibaldi, nativo appunto di Nizza. Meno nota è la vicenda dei militari piemontesi di origine nizzarda, come il maggiore Varano della Trinitée e di militari tra ufficiali e soldati che come lui proclamarono la loro fedeltà ai Savoia, esprimendo il 15 giugno 1860 forti sentimenti proprio in lingua italiana. Così fu per la provvisoria guardia nizzarda, prima di sciogliersi, che fu incaricata di governare la transizione politica, che nel corso della vigilanza all'imperatrice madre di tutte le Russie -in vacanza a Nizza- sostituì i piemontesi per lasciare il campo ai francesi. La contrarietà alla decisione di vertice tra i due sovrani di Piemonte e di Francia venne manifestata anche da molti comuni cittadini, oltre che da altri spiriti liberi che, persino in francese, si rivolsero a re Vittorio Emanuele II per chiedere di restare italiani, in un'Italia che peraltro ancora non esisteva a pieno. La maggior parte di essi emigrò ed assunse incarichi in territorio italiano. Tra essi il comandante militare di Sanremo Offand di madre nizzarda e padre francese (ufficiale napoleonico) che volle dal canto suo servire un nuovo re italiano non più solo di Casa Savoia.
Un certo altro numero di soggetti nizzardi, che vedevano, invece, la carriera bloccata in Italia scelsero tuttavia la nuova amministrazione francese, mentre non pochi non vollero rinunciare all'amor di patria nizzardo. Se si ha ancora qualche dubbio sulla legittimità dei risultati del plebiscito indetto, a termini del trattato, per ratificare l'accordo tra Francia e Piemonte, va riconosciuto però che Torino, in effetti, negli ultimi tempi era sembrata non riservare più alla contea di Nizza quell'adeguata attenzione che storicamente aveva indirizzata alla zona, unico sbocco al mare efficiente dei Savoia, se si esclude la piccola enclave di Oneglia, che comunque non ebbe mai l'importanza che avrebbe dovuto avere in tal senso. Il caso, ad esempio, della mancata concessione della clausola del paese più favorito nel commercio dei limoni a Mentone era un esempio di disaffezione, anzi uno dei tanti motivi di malumore delle popolazioni locali (e non solo della costa) verso i Savoia. Ciò non dimeno la fedeltà di principio alla corte sabauda non venne meno di punto in bianco. Tuttavia quando pareva che la promessa cessione di Nizza e Savoia (quest'ultima in analoghe condizioni, anche se attratta dalle sirene romande della vicina confederazione elvetica) si arenasse, dopo l'unilaterale ritiro francese dalle ostilità contro l'Austria durante la seconda guerra di indipendenza, i successivi plebisciti in Italia centrale spinsero Parigi ad esigere il rispetto della promessa piemontese di cedere quei territori a Napoleone III.
Pierluigi Casalino".