Attualità - 18 marzo 2015, 19:15

Da Imperia a Kobane: "Qui le donne sono Colonnello e i maschi stanno sull'attenti". Il report di Giovanni Vassallo e Mauro Servalli dal Kurdistan

"Noi ci lamentiamo che in Medio Oriente non c'è libertà e loro tirano fuori il confederalismo democratico, che è un esperimento avanzatissimo di democrazia diretta e autogoverno"

Da Imperia a Kobane: "Qui le donne sono Colonnello e i maschi stanno sull'attenti". Il report di Giovanni Vassallo e Mauro Servalli dal Kurdistan

Giovanni Vassallo e Mauro Servalli, i due imperiesi in Kurdistan a sostegno della resistenza curda, partiti ieri, come promesso prima della partenza hanno inviato il primo straordinario report di viaggio.

"Primo giorno in Kurdistan e primo contatto con i profughi di Kobane. - scrive Giovanni su Facebook - Nei campi di Suruc, cittadina turca abitata (e amministrata) da curdi. Son tutti uguali i campi profughi, bambini che giocano nel fango, donne affacendate a costruire una parvenza di quotidiano tra tende, fontane e distribuzione delle vivande e uomini che alla fine della loro storia raccontata con dignità non riescono a trattenere le lacrime.

La notizia buona è che i campi sono parzialmente in via di smantellamento, molti vogliono tornare subito nella città appena riconquistata, portandosi dietro la tenda, a sostituire una casa distrutta.

La notizia cattiva è che il governo turco non autorizza ancora l'apertura di un corridoio umanitario per far passare le merci e i materiali necessari alla ricostruzione. Faremo del nostro meglio per aiutarli e conto su di voi. Se lo merita, questa gente.

A vista non li distingui da tutti gli altri mediorientali e neppure dai maghrebini. Donne, qualcuna con il velo, tante senza, ma piene di bambini, uomini baffuti e vecchi con la kefia in testa e la faccia rugosa da contadino e soprattutto con quell'aria impacciata e timorosa propria dei fellain, gli agricoltori poveri, di tutto il mondo arabo. Ma a fargli le domande hai tutte le risposte che vorremmo sentire da un musulmano, sembrano lì apposta per sfatare i nostri pregiudizi.

Noi ci lamentiamo che in Medio Oriente non c'è libertà e loro tirano fuori il confederalismo democratico, che è un esperimento avanzatissimo di democrazia diretta e autogoverno.

La sorte delle minoranze cristiane ci preoccupa e loro hanno protetto e integrato nelle loro unità militari i cristiani assiri. E la donna? La condizione della donna? Qui a qualcuna han dato i gradi da colonnello e i soldati maschi stanno sull'attenti e dicono signorsi e sissignora. I fascisti del Califfato nero bruciano i libri, loro costruiscono biblioteche in terra cruda, piene di libri e foto di ragazzi caduti nella lotta".

Francesco Li Noce

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