"Caro Direttore,
mi fa piacere che sia stato avviato un dibattito sulla sua rubrica su di un argomento drammatico e di attualità come la strage di ieri alla sede di Parigi del settimanale satirico Charlie Hebdo, che minaccia la libertà di tutti.
Più che menti malate gli attentatori hanno dimostrato di essere efficienti soldati di una armata del terrore che si diffonde attraverso i moderni mezzi di comunicazione. L’uomo diventa assassino dandosi delle motivazioni che lo giustificano, anche chi uccide per gelosia lo fa. Ora siamo focalizzati sugli islamici, ma una strage efferata è stata computa da un cristianissimo norvegese come pure da statunitensi ultranazionalisti. Là poi le stragi nelle scuole e nei centri commerciali sono quasi all’ordine del giorno.
Qui in Italia abbiamo vissuto i terribili anni di piombo degli anni settanta con stragi ed attentati quasi ogni giorno. Ma ritornando all’islam, occorre capire che il miliardo di islamici del mondo sono molto diversi fra loro, ci sono i ricchissimi ed i poverissimi, i fanatici ed i miti. Un esempio lo abbiamo avuto non molti anni fa e non lontano da noi. Un esempio nel quale i musulmani sono stati vittime di terribili stragi. Parlo della Bosnia Herzegovina e della terribile strage di Sebreniza e delle altre meno note.
Io sono curioso e molto prima della tremenda strage delle Twin Tower di New York, ero andato ad un convegno pubblico organizzato da una forza politica per una conferenza sull’islam. I conferenzieri erano tre un senegalese, un egiziano ed un italiano convertito all’islam (con tipico accento bergamasco).
Dopo una illustrazione interessante sui principi abbastanza condivisibili contenuti nel Corano (nessuna religione incita ad uccidere), io domandai se in caso di matrimonio tra un uomo musulmano ed una donna cristiana, quest’ultima rimaneva libera di professare la propria religione.
Il primo sposato con una italiana mi confermò che la lasciava libera, il secondo non aveva questa situazione ma riteneva che l’importante era che educassero i figli di comune accordo, solo il bergamasco fu categorico nel sostenere il divieto per la donna di conservare la sua religione. Ideologie e religioni possono attecchire in modo distorto in chi non le conosce bene. Per questo nella mia vita ho cercato sempre di giudicare le persone per quello che fanno e non per la religione, la nazionalità o l’ideologia.
Uccidere è la cosa più terribile che un uomo possa fare ed è legittimo solo per la propria difesa. La nostra difesa sono le forze dell’ordine, i servizi d’intelligence, la magistratura, uniamoci a loro sostegno noi persone oneste di ogni religione e provenienza.
Roberto Barbaruolo".