“Mamma, quando è successo la prima volta? Il giorno del matrimonio e sai perché? Perché ero felice". Ha chiuso così il suo intervento Tiberio Faraci, all'evento dedicato alla giornata mondiale contro la violenza sulle donne, organizzato ieri sera dall'associazione Palo libera tutti al Victory Morgana Bay.
Condividendo il racconto molto personale, di quella volta in cui chiese a sua madre se si ricordava quando era successo, per la prima volta, che il padre le mettesse le mani addosso. Un racconto che ha gelato il pubblico e che ha seguito gli interventi degli altri due relatori: Domenico Chindemi, Magistrato Consigliere della Suprema Corte di Cassazione; e Marco Morandi, Psichiatra del Dipartimento Salute Mentale e delle Dipendenze di Sanremo. A moderare l'evento – spettacolo la Presidente dell'associazione Palo libera tutti Jackie Assunta De Luca.
Quello della madre è stato solo uno degli episodi che Tiberio Faraci, scrittore e autore del best – seller “Innamorati di te”, ha offerto al numeroso pubblico presente ieri sera al Victory, sicuramente il più personale. Episodi di violenza fisica, ma il più delle volte psicologica, in cui i maltrattatori sono quasi sempre caratterizzati da una sensazione di superiorità nei confronti della vittima, anche se si tratta della persona con cui si condivide lo stesso tetto coniugale.
“Quando accadono episodi di violenza – ha detto il Magistrato Chindemi – la donna soffre due volte: non solo per quello che le sta accadendo, per ciò che è costretta subire, ma soprattutto perché non ha un riconoscimento dal punto di vista sociale. E' vittima, ma ancor di più, nessuno capisce che è tale”. Quel senso di solitudine che deve essere combattuto con giornate come quella di ieri, con occasioni in cui si porta alla luce il problema, si parla, se ne discute, ci si confronta, senza nascondere la testa sotto la sabbia, facendo finta che non esista. Sanremo come seconda tappa di un viaggio che l'associazione Palo libera tutti ha iniziato in Calabria e che ha proseguito ieri sera, proprio nella nostra città.
Un percorso che si propone di discutere della violenza contro le donne, dei disturbi psicologici che si celano dietro i maltrattamenti, nonché della violenza coniugale, quella attuata soprattutto tra le mura domestiche.
“Gli aggressori si comportano sempre allo stesso modo – ha continuato Chindemi – tendono ad umiliare la donna, guardandole ad esempio lo scontrino della spesa, sottolineando così la sua dipendenza; inoltre la prevaricazione degli spazi: proibirle, ad esempio, l'accesso ad alcune stanze o zone della casa. Queste persone sono le prime a non rendersi conto della loro malattia, sono le prime a dire alla donna la pazza sei tu, portando quest'ultima a convincersi che sia così".
La donna è purtroppo la prima a vedere una realtà che non esiste - che è tale perché qualcuno vuole farle credere che sia così - e che fa fatica a vedere le cose per come sono, scegliendo di proteggersi facendo finta che la situazione di maltrattamento non esista, annullando sé stessa, molto più di quanto lo abbia già fatto il proprio maltrattatore.