Al Direttore - 25 settembre 2014, 15:11

Il fronte invisibile del Ponente: ecco un nuovo racconto del nostro lettore Pierluigi Casalino

Il fronte invisibile del Ponente: ecco un nuovo racconto del nostro lettore Pierluigi Casalino

Straordinarie visioni che si aprono nella ricerca di latitudini interiori, prima ancora che geografiche. Questo è un pò il tema che accompagna chi inizia a percorrere la costa ligure tra la Fiumara di Taggia e la Mortola, luogo d'incanto unico e irripetibile con le sue suggestioni floreali e le sue memorie d'altri tempi. Coscienza di sé e coscienza dell'altro da sé si intrecciano, dunque, muovendosi nell'estremo Ponente e oltre, attraverso un fronte invisibile che si sposta di volta in volta e dal confine (e qui si parla di mini-confini) con la Francia e rientra in Italia, con il suo carico di storia non solo di uomini, ma anche di natura e di ambienti.

La costa, oltre la Fiumara di Taggia, dirige verso sud-ovest, seguendo l'andamento di un promontorio dalla sommità quasi spianata, il capo Verde o punta dell'Arma, come si dice comunemente, che divide ad oriente l'ampia falce che al centro è occupata dall'abitato moderno di Sanremo e le cui ultime propaggini urbane si spingono fino al promontorio di capo Nero, limite occidentale del golfo matuziano. Si giunge poi alla piccola rada di Ospedaletti, che si conclude nella modesta sporgenza dove sorge la cappella della Madonna della Ruota, oltre la quale il litorale raggiunge, nelle prossimità di capo Ampelio (il punto più a sud della Liguria nel suo complesso), proseguendo di lì in direzione ovest-sud-ovest, toccando Bordighera, i piani di Vallecrosia, Camporosso Mare e infine Ventimiglia, confine politico con la Francia, ma non storico con il resto dell'ex territorio ligure piemontese nizzardo, attraversando appunto l'abitato di Latte (e più sopra quello di Grimaldi), dal clima assai mite, fiorendovi anche le banane e un vitigno che un tempo produceva un eccellente rosato detto proprio di Latte. E dopo Latte il successivo tratto di litorale assume, infatti, un diverso andamento, dal momento che costituisce la terminazione nel Mar Ligure del costolone di calcare che prende il suo avvio dal monte Grammondo.

Se si eccettua quest'ultimo segmento di territorio e l'area di capo Nero nei pressi di Sanremo, dove la costa si presenta alta e dirupata in diversi punti, l'aspetto della costa, almeno dove non ci sono stati interventi da parte dell'uomo, il resto del litorale è roccioso, ma di non elevata altitudine, ed è sfruttato fino a pochi metri dalla riva del mare dall'esistenza di strade, orti, colture floreali ed altro ancora. Della zona del Nervia si è già parlato in altre occasioni e basterà ricordare che tale corso d'acqua è più corto dell'Armea, anche se possiede un bacino imbrifero oltre quattro volte più esteso, di poco inferiore a quello del più importante torrente Argentina. Il Nervia sorge a sud-est del Carmo Ciaberta a metri 1762, raccogliendo via via il contributo di altri torrenti minori, sfociando immediatamente ad est del sito archeologico di Albintimilium con ampio letto ciottoloso, sposando i fasti del passato ligure e romano con un'area che conserva, nonostante tutto, il suo fascino paesaggistico. Poco più ad Occidente, dove sorge la Ventimiglia medievale, sfocia al mare il Roia, con il Magra il vero fiume della Liguria storico-geografica. Il Roia nasce sotto il Tenda, percorre un lungo tratto di territorio francese, diventando ligure (la Liguria di oggi) intorno all'abitato di Fanghetto. Il Roia attraversa Tenda, non toccando Briga (che si trova in una piccola valle laterale, quella del Lavenza) e per la frazione di San Dalmazzo (del resto l'alta valle Roia, con Briga e Tenda, fino alla seconda guerra mondiale erano amministrativamente appartenenti alla provincia di Cuneo) , dove confluisce il torrente Beònia che raccoglie le acque che scendono dalla Valle delle Meraviglie, lambisce l'abitato di Fontan (già Fontano), passando a valle del suggestivo Saorge (già Saorgio, a monte del quale confluisce da destra nel Roia il vallone di Cairos, mentre poco giù a valle, a sinistra, termina la Béndola che scende in regione di Marta e quindi verso Breglio oggi Breil, fino a Bévera, dove accoglie le acque di un torrentello che in passato sboccava direttamente in mare a Latte e che ora fa parte integrante dello stesso Roia (in questo caso avvenne il fenomeno della "cattura" di un corso d'acqua minore da parte di un altro  corso d'acqua più vigoroso ed inclinato).

Anche la val Nervia, come quella del Verbone e dell'Argentina ospita oliveti e vigneti, anche se non mancano le piante da frutto e piccole coltivazioni, mentre salendo l'ambiente si fa più selvaggio man mano che ci si avvicina alla Colla di Langan, dove alla macchia arborescente seguono pianori fino ai 1127 metri del valico che separa la val Nervia da quella dell'Argentina. Da ultimo, la val Roia, non diversa nel tratto inferiore della val Nervia, è ricoperta di estensioni boschive e poi da oliveti in avvicinamento a Breglio (Breil), sempre più rigogliosi fino all'abitato di Saorgio (Saorge). Per quanto concerne gli insediamenti non costieri va detto che, a diversità di quelli dell'entroterra di Imperia e dintorni collinari, nell'area collinare ad ovest di Arma di Taggia non si nota una presenza insediativa altrettanto cospicua. Tuttavia, appena le condizioni lo consentono ci si imbatte in piccoli villaggi o borghi sia abbarbicati sulle pendici montani che posizionati sul fondo valle. Già nella Valle Argentina a fronte di centri come Badalucco, Montalto Ligure e Carpasio si contrappongono in alta valle Triora e  Molini di Triora, comuni ricchi, peraltro, di di borgate e frazioni disperse. La valle Arméa presenta solo l'importante insediamento di Ceriana, mentre in val Nervia si trovano grossi centri rurali separata da campagne coltivate, ma disabitate. Più numerosi sono, al contrario, i piccoli centri alle spalle di Sanremo, dal Poggio a San Pietro, a San Giacomo, San Bartolomeo, Coldirodi, trovandosi a quota più alta Borello e San Romolo; nelle due vallette del Sasso, del Borghetto e del Verbone (Sasso di Bordighera e, più in su, Seborga, Borghetto San Nicolò e Vallebona, Vallecrosia Alta, San Biagio della Cima e infine Soldano. Un aprirsi di piani e di alture, un dispiegarsi di topografie diverse e di epifanie del territorio talora antitetiche, ma non sempre disomogenee: insomma un correre tra luoghi e percorsi ammirevoli.

E' interessante notare come l'opera che la natura ha compiuto e la storia ha scolpito conduca l'osservatore attraverso un viaggio alla scoperta delle emozioni che l'ambiente trasmette con le sue immagini. Un viaggio che è rimasto ( e rimane) nella memoria di chi ha visitato e visita questo angolo della Liguria. Un patrimonio di sensazioni e di voci che rientra nella vicenda ancestrale di questa terra.  

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