Trionfale successo con applausi a scena aperta per “Il trovatore”, l'ultima opera verdiana sulla quale ieri sera è calato il sipario al Teatro Comunale di Ventimiglia. Opera magistralmente eseguita dall'Orchestra Filarmonica Italiana, diretta dal M° Alessandro Arigoni per la regia di Sergio Beano, con la collaborazione del Maestro Gianfranco Messina; scenografie e disegno luci di Cristian Piovano; costumi della Sartoria Teatrale La Palla – Pinerolo.
“Rigoletto”, “Don Carlo”, “I vespri siciliani”, “La forza del destino”, “Otello”, “Un ballo in maschera” e “Il trovatore”, sette le opere programmate dall'ottobre scorso che hanno celebrato Giuseppe Verdi nel bicentenario della nascita (Roncole di Busseto 10 ottobre 1813 – Milano 27 gennaio 1901) nell'ambito della Stagione d'Opera “Tutto Verdi” 2012/2013.
“Il trovatore”, Opera in quattro atti con musica di Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, rappresentata in prima assoluta il 19 gennaio 1853 al Teatro Apollo di Roma. Libretto, in quattro parti e otto quadri, di Salvatore Cammarano, a sua volta tratto dal dramma “El trovador” di Antonio García Gutiérrez. Il poeta napoletano morì improvvisamente nel 1852 appena terminato il libretto, e Verdi, che desiderava alcune aggiunte e piccole modifiche, si trovò costretto a chiedere l'intervento di un collaboratore del compianto Cammarano, Leone Emanuele Bardare. Questi mutò il metro della canzone di Azucena (da settenari a doppi quinari) e aggiunse il cantabile di Luna (il balen del suo sorriso – II.3) e quello di Leonora (D'amor sull'ali rosee – IV.1). Lo stesso Verdi, inoltre, intervenne personalmente sui versi finali dell'Opera, abbreviandoli. Così scrive Julian Budden: “Con nessun'altra delle sue opere, neppure con il Nabucco, Verdi toccò così rapidamente il cuore del suo pubblico”. Ancora ieri sera un clamoroso bis di successo per“Il trovatore” che, assieme a “Rigoletto” e “La traviata”, fa parte della cosiddetta trilogia popolare. La trama, oltremodo intricata e romanzesca, si sviluppa parte in Biscaglia, parte in Aragona all'inizio del XV secolo.
Arie principali dell'Opera: Azucena (“Stride la vampa”), Leonora (“Timor sull'ali rosee””, “Tocca la notte placida”), Manrico (“Di quella pira”, “Ah sì, ben mio”), duetto Conte di Luna – Leonora (“Udiste...”), duetto Azucena – Manrico ( “Soli or siamo”).
Questi i quattro interpreti: Leon Viola (baritono) nel ruolo del Conte di Luna, giovane gentiluomo aragonese; Gianna Queni (soprano) nelle vesti di Leonora, donna di compagnia della principessa d'Aragona; Candida Spinelli (mezzosoprano), Azucena, zingara della Biscaglia; Giovanni Ribichesu (tenore) nel ruolo di Manrico, ufficiale del principe Urgel e presunto figlio di Azucena.
E gli orchestrali: Enrico Sartori (flauto), Ronaldo Garza (oboe), Gianfranco Messina (I violino), Giulia Libertini (violoncello), Paolo Brunello (contrabbasso), Darko Jovanovic (clarinetto), Arianna Reali (II violino), Eugenio Bogdanovich (fagotto).
Servizio fotografico di Pietro Raneri.