Al Direttore - 18 marzo 2013, 09:11

Prosegue la discussione sull'Oliva Taggiasca: intervento della nostra lettrice Laura Garberoglio

Prosegue la discussione sull'Oliva Taggiasca: intervento della nostra lettrice Laura Garberoglio

Una nostra lettrice, Laura Garberoglio, ci ha scritto in proposito alla simpatica ‘querelle’ fra Taggia e Seborga sull’origine dell’oliva taggiasca:

“Mi complimento con Stefano Roggeri, apportando il contributo di una prof. di famiglia armasca. Può darsi che siano stati i monaci delle isole Lerins a portare a Seborga l’ulivo, come afferma Flavio Gorni, vicesindaco di Seborga, il quale fa riferimento a documenti che risalgono al 1256, ma a quel tempo a Taggia gli ulivi, di qualità taggiasca, c’erano già da circa cinquecento anni! Infatti i Benedettini che si insediarono nella Valle Argentina e che edificarono il primo convento a Taggia, provenivano dall’Abbazia di Pedona, fondata dai monaci di Montecassino al principio del VII secolo, e detta di San Dalmazzo in onore di quel martire. Non a caso il primo convento dei Benedettini di Taggia sorgeva sul Colletto, all’inizio di quella via che fu chiamata via San Dalmazzo, a ponente della chiesa Madonna di Canneto. La regina dei Longobardi, Teodolinda di Baviera (molto devota del Papa benedettino San Gregorio Magno) aveva facilitato la conversione dei suoi sudditi Ariani al Cattolicesimo. In seguito, donando ai Benedettini il possesso di tutte le terre comprese tra la Valle Stura, la Val Vermenagna e le Alpi Marittime, aveva chiesto al Pontefice la fondazione di un’ Abbazia benedettina a Pedona (VII Secolo). Quindi i monaci, spostandosi all’interno delle loro terre, dal passo di Colle Ardente, raggiunsero la Valle Argentina. Essi si stabilirono nel nostro territorio tra la fine del VII e gli inizi dell’VIII secolo. In quel tempo furono proprio i Benedettini a edificare i terrazzamenti delle colline, a diffondere la coltivazione dell’ulivo, a portare nella nostra regione le ‘marze di Cassino’ per creare gli innesti da cui nacque la qualità taggiasca, dalle fronde spioventi e dalle olive dal sapore gentile.Questa varietà, detta taggiasca dal suo luogo d’origine, vanta 1300 anni di storia! Le incursioni saracene del IX secolo che spopolarono le coste, colpirono anche il convento di Taggia. Nell’891, i Saraceni profanarono il convento, lo demolirono, uccisero tutti i monaci e incendiarono la preziosa biblioteca. Quindi i monaci in quel tempo possedevano a Taggia un convento, una chiesa e una casa degli abati, di cui ancora oggi sono visibili i monumenti o le vestigia (i documenti non sono solo cartacei!). Sul finire del X secolo altri monaci benedettini, provenienti dal convento di Santo Stefano di Genova, ripresero l’opera di civilizzazione forzatamente interrotta dalle incursioni. Si insediarono nel territorio, continuarono a coltivare e a diffondere in tutta la provincia e anche oltre, verso Genova e verso Nizza, questa varietà, che, nel corso degli anni, grazie al clima mite, si era adattata così bene da assumere caratteristiche proprie, di tale pregio, da produrre olive e quindi olio, di qualità eccellente. Oggi l’olio extra vergine ottenuto dall’oliva taggiasca è riconosciuto come il migliore al mondo. Fare precisazioni storiche non significa alimentare polemiche, né campanilismi, ma cercare di approfondire le conoscenze per comprendere meglio la realtà. Quindi ogni dibattito è sempre interessante, bravo Stefano! Ciascuno dovrebbe avere passione per conoscere bene almeno la storia del proprio paese. I documenti esistono ed è facile consultarli (vedi D. Fornara, N. Calvini, G.B. Tirocco, Atti della Società Ligure di Storia Patria, ecc.)”.

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