Attualità - 23 novembre 2012, 14:36

Da Tokyo a Badalucco in nome della Buona Cucina, la visita di una quarantina di giovani giapponesi

I ragazzi erano accompagnati da tre insegnanti provenienti dal College 'Hattori' nel quartiere di Yoyogi, nella città di Shibuya, compresa nella prefettura Tokyo

Da Tokyo a Badalucco in nome della Buona Cucina, la visita di una quarantina di giovani giapponesi

Gli allievi della più nota scuola di cucina del Giappone sono arrivati a Badalucco. Obiettivo: conoscere i segreti dell’olio d’oliva ed apprezzare le specialità di un noto ristoratore locale. E’ accaduto martedì scorso, ma la notizia è filtrata solo oggi.

“Non è la prima volta che vengono - spiega Cinzia Cristiano, figlia di” Christian” lo storico chef che 36 anni fa inventò il ristorante Ca Mea, alle porte del paese della Valle Argentina -, ma hanno sempre voluto mantenere la massima riservatezza”.

Erano una quarantina di giovani allievi, maschi e femmine, tra i sedici e i diciotto anni accompagnati da tre insegnanti provenienti dal College “Hattori” nel quartiere di Yoyogi, nella città di Shibuya, compresa nella prefettura Tokyo. La “Hattori”, annoverata tra le migliori dieci al mondo,  è una scuola di alta formazione culinaria. Da lì escono, dopo una durissima selezione,  i  cuochi più blasonati del Sol Levante. I ragazzi sono spesso in viaggio per visitare le eccellenze della cucina europea. Prima di arrivare a Badalucco, avevano soggiornato in Francia e nel vicino principato di Monaco dove c’è il celebre ristorante  “Le Louis XV” di Alain Ducasse.

“Hanno visitato le cucine del nostro “Cà mea” chiedendo qualche chiarimento soprattutto sugli ingredienti tipici del nostro menù: i funghi. Loro li chiamano Chinokò e li apprezzano molto – dice Cinzia Cristiano -  Poi si sono seduti a tavola con molta compostezza. Ognuno aveva un posto assegnato dal capo comitiva” Il pranzo di mezzogiorno è avvenuto in un quasi silenzio religioso; richieste di informazioni in francese, e apprezzamenti non sono mancati, seppure espressi in maniera educata e contenuta. 

“Hanno gustato in modo particolare i funghi con le tagliatelle, fatte a mano da mia madre Maddalena Vento e le patate con i funghi, quindi la bagna cauda – continua Cinzia – Qui abbiamo avuto modo di vedere le diversità culturali. Le verdure sono state consumate prima di tutto dalla loro parte verde. Per i Giapponesi il verde ha un valore salutare.” 

Risolini, peraltro molto contenuti sono arrivati solo a fine pasto. “Sì quando abbiamo portato il nostro tipico tiramisù servito nei pitali – dice Cinzia – gli studenti si sono lasciati andare a qualche ammiccamento. Il riso invece lo avevano gustato più che altro per fare un confronto con quello delle loro aree asiatiche”.

A fine pasto la comitiva si è spostata nell’Oleificio Roi. “I nostri prodotti per i giapponesi non sono una novità – specifica Franco Boeri titolare del frantoio – Infatti abbiamo un negozio a Tokio che vende i nostri prodotti. Con grande interesse si sono informati sulla filiera di produzione, dalla taggiasca all’olio extra vergine,  ed hanno voluto degustare il nostro prodotto appena fatto. Sono ragazzi preparati. Dei veri intenditori. Ho visto come hanno esaminato con gli occhi, l’olfatto ed il palato la nostra spremitura di olive.” Fine della visita nel negozio della ditta. “Hanno potuto acquistare solo pochi prodotti di ridotte dimensioni .- conclude Roi – li aspetta un lungo viaggio in aereo, da Roma. Hanno promesso di ritornare l’anno prossimo”  Quindi non “sayonara” ma arrivederci! “A xe viemu” Naturalmente in bauchegno.

Carlo Michero

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
SU