Politica - 11 ottobre 2012, 10:16

Sanremo: la soluzione alla crisi per il SEL potrebbe arrivare dai terreni non coltivati

Una proposta dal circolo matuziano di Sinistra Ecologia e Libertà

Sanremo: la soluzione alla crisi per il SEL potrebbe arrivare dai terreni non coltivati

Il Laboratorio Sanremese di Sinistra Ecologia Libertà formula una proposta per il rilancio delle politiche agricole e per la gestione del territorio. "A Sanremo, ma soprattutto nei paesi del nostro entroterra, vi sono molti terreni gerbidi. E’ possibile che i proprietari non riescano a coltivarli, o che non abbiano il tempo oppure la capacità o la voglia di farlo. In alcune situazioni non si conoscono nemmeno più i proprietari o gli eredi. - spiegano da SEL - Consideriamo tutto ciò innanzitutto uno spreco e una perdita di opportunità, soprattutto in un periodo di crisi conclamata, in un momento nel quale molte persone vorrebbero avere un pezzo di terra da coltivare: disoccupati, pensionati al minimo o lavoratori con famiglia, dipendenti o precari, che vorrebbero integrare il proprio misero stipendio o diminuire le spese per l’acquisto di generi ortofrutticoli.

In questo periodo la terra può ritornare ad essere fonte di sussistenza e risorsa, per le famiglie e per il territorio. Secondo questa prospettiva si rende necessaria una politica dei terreni incolti, che preveda alcune azioni, in capo all’Amministrazione Pubblica: Censire i terreni gerbidi; Previa notifica a chi risulta proprietario in catasto, e anche nel caso di un mancato riscontro, rilevare o acquisire la proprietà secondo normative ad hoc; Offrire il terreno in comodato gratuito a chi vorrà coltivare senza costo alcuno, se non l’obbligo di recupero e di mantenimento del terreno stesso; dopo un periodo (dai 3 ai 5 anni) il proprietario originario ne può tornare in possesso -se intende coltivare il terreno in questione-, altrimenti dovrà darlo in locazione al tenutario, al costo di una percentuale del prodotto o del ricavato per un ulteriore tempo concordato.

Per la vendita dei frutti dei terreni coltivati in eventuale esubero rispetto al consumo familiare, si potrebbe favorire, con l’aiuto e la guida delle istituzioni, la nascita di cooperative locali garanti della provenienza del prodotto, della qualità dello stesso e della lavorazione in loco (le denominazioni comunali DE.CO). Secondo un processo virtuoso coltivare nell’entroterra potrebbe portare nuove residenzialità. Inoltre, in merito alla valorizzazione del territorio, nei piccoli paesi non serve costruire nuove case di cemento, ma recuperare quelle abbandonate dei centri storici a costi minori e defiscalizzazioni: “dare famiglie ai paesi” significa tenere aperti i carruggi e le case, le attività commerciali e le scuole; recuperare la memoria ed i valori della convivenza , significa nuova qualità della vita e ritorno alla possibilità di valori alti.

La crisi si supera trovando anche nuove e impensate possibilità di sviluppo. Il compito delle istituzioni risiede nell’impegno e nella ricerca delle strade percorribili per migliorare la qualità di vita per le loro comunità. Le sfere più alte della politica, a partire dalle regioni, dovrebbero legiferare per facilitare questi percorsi, ed offrire delle possibilità a tutti, con l’attenzione rivolta a favorire sviluppo e ad evitare sprechi".

C.S.

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