Le prime telefonate sono arrivate ai carabinieri e alla Polizia municipale intorno alle 18: “Qui non si riesce a respirare!”, “C’è una nube tossica a Bragno”; “Fate qualcosa, c’è una puzza tremenda”; “Correte, ci stanno avvelenando di nuovo!”. E obiettivamente, l’odore, acre e pungente, descritto da alcuni come “Puzza di plastica bruciata, ma più acido”, da altri come “Come quando c’è una fuga di gas, con gola e naso che bruciavano” realmente per oltre due ore ha tenuto in ostaggio il centro di Bragno, come una melliflua bolla che galleggiava tra il B-Spider e il dosso prima della cokeria. Sul posto sono intervenuti, oltre ai vigili urbani, i Vigili del fuoco di Cairo, l’Arpal e il 118.
Fortunatamente, però, non ci sarebbero malori tanto gravi da dover ricorrere alle cure mediche, se non quella puzza persistente e pungente che pareva penetrare anche tra i vestiti. Puzza che lentamente si è diradata grazie al poco vento, e verso le 20 l’allarme è rientrato. Ancora ignote, per ora, la fonte e le cause che hanno generato i miasmi.
Ovviamente molti hanno indicato l’Italiana Coke, ma per ora non ci sarebbero elementi tali da confermare un coinvolgimento della cokeria. Anche perché nella zona sono disseminate centraline Arpal e campionatori della qualità dell’aria (quelli disposti per l’indagine epidemiologica disposta dal Comune in collaborazione con l’IST), ma dati per ora non ce ne sono.
Qualcuno avrebbe testimoniato ai vigili di aver visto una nube staccarsi dall’ Italiana Coke verso le 17,30, ma è una versione tutta da verificare, come sottolineano dalla stessa Polizia municipale che, pur ammettendo le testimonianze attendono la verifica dell’Arpal. Certo, additare la cokeria viene naturale, se non altro per la posizione, senza poi dimenticare episodi precedenti, come lo scorso luglio, quando c’era stato un principio di incendio causato da un blocco di coke incandescente impigliato nel nastro trasportatore della linea 3 Emv, causando, appunto, un principio di incendio sul nastro e poi nel silos, che aveva causato odore ed allarme. L’episodio più eclatante nel giugno del 2009, quando una grande nube nera con riflessi giallognoli si era sprigionata poco prima delle 8 dalle ciminiere dell'Italiana Coke, accompagnata da un odore pungente prima di dirigersi verso Dego. Il tutto causato da un guasto tecnico a un trasformatore elettrico che aveva causato il black-out elettrico di tutto lo stabilimento e in particolare la fermata degli estrattori del gas di cokeria e la conseguente accensione delle torce di emergenza; la lieve sovrapressione nelle camere di distillazione ha generato la fumosità alle ciminiere.
Ma, al momento, pur essendo naturalmente – non ce ne vogliano – l’indiziata numero uno, non ci sarebbe alcun elemento che collegherebbe il fenomeno all’ Italiana Coke. Ed essere l’indiziato naturale non deve distrarre dalla possibilità di altre fonti o altre cause, anche se molte dita si sono puntate verso le sue ciminiere.