Politica - 16 agosto 2011, 12:28

Abolizione degli enti locali: lungo intervento dell'addetto alla comunicazione di FLI

Carlo Michero

Carlo Michero

"Come Dirigente scolastico ho avuto modo di constatare più volte l’importanza dell’Ente provincia nel settore della Pubblica Istruzione. Ho apprezzato l’impegno di Presidenti ed Assessori. La professionalità e la serietà di taluni dirigenti dell’apparato amministrativo di Viale Matteotti, con cui mi sono rapportato, sono assolutamente esemplari e ben lontani dal quello stereotipo di inefficienza che questa classe di governo, questa sì incapace, mette addosso a tutti gli impiegati pubblici indistintamente. Così come d’altra parte nel loro pressapochismo sono abituati a fare. Riescono solo a fare tagli indistinti detti tagli orizzontali, perché ormai hanno una sola strategia politica: la loro sopravvivenza, ma nessun disegno a medio e lungo termine che interessi la nazione, il suo futuro, lo sviluppo, le speranze degli italiani. Così la misura taglia province, taglia tutto ciò che non  risponde ai due parametri dei trecentomila abitanti e dei tremila chilometri quadrati di superficie. E’ un modo di fare, ahimè di governare, che denota l’incapacità di cogliere le singole situazioni, di cogliere lo spreco laddove realmente si annida. Non c’è dubbio che le province debbano essere abolite. Ma tutte. Non solo quelle che hanno meno di trecentomila abitanti".

Lo scrive Carlo Michero, addetto alla Comunicazione di Futuro e Libertò per l’Italia (Direttivo Provinciale di Imperia) che prosegue: "Ormai dell’abolizione delle province si parla dal 1970, quando vennero create le regioni che erano previste dalla Costituzione fin dal 1947. Ora l’abolizione di sole 29 province su 110 denota solamente frettolosità e crea una situazione di ingiustizia non tollerabile per la uguaglianza dei cittadini di fronte allo Stato in relazione alla delicatezza delle funzioni gestite dalle province. Intanto un poco di chiarezza: si vogliono abolire gli apparati politici delle province non quelli amministrativi che dovrebbero restare sul territorio per gestire il rapporto tra i cittadini e l’Ente Regione. Ma il discorso pur valido non può lasciare due Italie. Una con le province ed un’Italia senza, la Liguria per assurdo avrebbe una sola provincia quella di Genova, si verrebbe a ricreare una sorta di Repubblica di Genova di epoca remota, priva di significato.L’Abruzzo verrebbe ad essere una Regione senza province. Poi c’è la questione delle province delle Regioni a Statuto autonomo. Lì le province possono restare anche sotto i 300 mila abitanti perché la loro organizzazione dipende dalla Regione. Un caos intollerabile. Le province esistevano ancor prima della creazione dello Stato unitario e sono un architrave dello Stato stesso, non va infatti dimenticato che alla dimensione provinciale sono riferiti apparati molto importanti come le Prefetture, le Questure, i Comandi dei Carabinieri, l’organizzazione periferica della Giustizia sul territorio, le Scuole superiori dal punto di vista edilizio, gli uffici periferici della Pubblica Istruzione. Tutti questi Enti non possono essere aboliti, senza nessuna preventiva politica di programmazione, a macchia di leopardo in una zona del Paese e lasciati sussistere in altre aree. Per questo motivo le province debbono essere abolite tutte e per farlo occorre però una gestazione di tipo costituzionale. In quanto si deve disegnare un nuovo sistema Paese che sia condiviso e soprattutto che sia organico. Quali competenze delle province devono essere delegate ai Comuni? Quali alle Regioni? Devono essere create delle super prefetture a livello regionale? Quale gestione per la sicurezza pubblica resta sul territorio periferico? Come vengono aggregati i livelli di giustizia in tutto il territorio regionale? La scuola che sta sperimentando dal duemila la gestione regionale è per certi aspetti in sofferenza per l’abolizione del livello intermedio rappresentato dai Provveditorati agli studi. Chi si occuperà dell’Istruzione superiore?"

"Dare una risposta a tutte queste domande - termina Michero - non è fattibile con un decreto ferragostano, che denota solo demagogia. Misure che forse preludono ad una stagione elettorale che è incombente? (lo voglia il cielo!). In tempi come quelli attuali infatti se si vogliono colpire gli sprechi non si dovrebbero usate misure che vanno a colpire l’immaginario collettivo, misure che mettono le mani nelle tasche dei soliti noti. Il Governo del terzo millennio non può agire come ai tempi di Quintino Sella. Il governo del terzo millennio ha a disposizione mille possibilità di rilevamento reale dello spreco e dell’abuso, senza andare a colpire nel mucchio e un colpo qui ed un colpo là. Ad esempio per tornare al tema delle province non si dovevano far lievitare fino alle 110 attuali e si può intervenire in attesa della legge costituzionale che le abolisce tutte, su quella di nuova costituzione senza creare gravi scompensi territoriali e lasciando un certo equilibrio. L’architettura dello Stato, la serietà di Governo dovrebbe dire a chiare lettere che l’abolizione di un gruppo di province costituisce solo un pannicello caldo rispetto alla crisi della Repubblica, che rischia di diventare irreversibile per la febbre che continuerebbe a salire, perché gli analisti non vedono misure strutturali nella manovra finanziaria. L’omogeneità dell’organizzazione del territorio è un tutt’uno con l’unità del paese. Se lo Stato deve essere federale non può diventarlo solo in alcune aree, ma deve diventarlo dappertutto. Ma l’architettura dello Stato non è cosa da poco è una questione di equilibri delicati che deve essere pensata, progettata, riorganizzata, decisa, sempre seguendo l’iter della Costituzione, che non è un ostacolo, ma è la via maestra del corretto cambiamento, una risorsa per evitare scelte non ponderate. In questa ottica nemmeno le soluzioni prospettate di creare una provincia transfrontaliera con Nizza e Cuneo ha un significato ed una proponibilità. Solo personaggi che non sanno cosa sia il valore della nazione hanno il coraggio di lanciare proposte improponibili e impraticabili sul piano reale. La Francia potrebbe avere interesse ad una cosa da genere solo per allargare i propri confini fino a comprendere la provincia di Imperia.Anche sotto la forma di “influenza”, (protettorato?) su un territorio limitrofo, cosa del resto già pensata negli anni dell’immediato dopoguerra dai nostri “cugini” d’oltralpe, che riuscirono a rosicare solo Briga e Tenda. D’altra parte solo la mancanza di senso dello Stato ha potuto permettere di partorire questa ennesima manovra di emergenza ferragostana. Stante così la situazione Futuro e Libertà per l’Italia considera l’abolizione della provincia di Imperia una vera e propria misura ingiusta, non equa, non tollerabile, che danneggerà gli interessi di 220 mila cittadini, fino a quando le province tutte non saranno abolite, ma per un preciso disegno costituzionale. Proprio quel disegno costituzionale che un Governo incapace non è stato in grado di mettere in atto pur avendolo promesso nelle elezioni del 2008, che gli diedero una maggioranza unica nella storia della repubblica. Un governo ora di incapaci che non sanno fare altro che sopravvivere  con un accanimento terapeutico che sta nuocendo gravemente al Paese. Anche questa vicenda delle province dimostra che ci troviamo un una situazione di assoluta inadeguatezza e di lontananza del Governo dai veri problemi del Paese. La situazione dell’Italia si risolve non con le misure di emergenza ma con capacità di immaginare il futuro di una nazione e di pianificare processi che rendano stabile quel futuro, permettendo di recuperare risorse non improvvise ma strutturali ad esempio con una legislazione seria ed organica contro l’evasione fiscale che ci avrebbe messo al riparo da certe brutte figure sul piano internazionale. Dopo questa manovra gli italiani ormai sono pronti a mettendo la parola fine  a questa classe di governo, a questa esperienza berlusconiana che come bilancio finale ha il vero disastro del Paese. E’ ormai in atto un movimento democratico etico e politico, che con una valanga di schede elettorali reciterà il de profundis per il parlamento di Scilipoti. Speriamo al più presto. D’altra parte si sono impiccati da soli".

Carlo Alessi

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