Così parlò la Lega, ieri.
"Trovare una soluzione che eviti il lastrico". Sarebbe il caso. Anche perchè l’impegno corale era stato preso da diversi esponenti politici - e di diverso colore - nel corso di una recente trasmissione di Telegenova che ha visto la partecipazione di quegli stessi lavoratori che hanno ricevuto poi la lettera con la quale si intimava loro di non presentarsi neppure in fabbrica.
La storia di questa vicenda (o viceversa) non è complessa. Di più. E non basta un’ora di dibattito TV per spiegarla a chi non la conosce, per tentare di ricostruirla e tantomeno per capirla. Perchè è un libro. Ancora non scritto. O un articolo talmente lungo da rendersi illeggibile.
Ma una mezza idea, pasolinianamente e dopo tonnellate di bla bla, ce la siamo fatta e non rinunciamo ad esporla.
I lavoratori lasciati a casa stanno pagando un conto. Un conto di quelli che non hanno leccato il culo - per dirla come in strada dove essi si trovano - che non si sono tirati indietro quando c’era da contestare l’acquisto dell’area da imprenditori in odor di mafia, che hanno restituito al mittente le tessere sindacali, dopo aver constatato che già a metà degli anni 2000 i business legati a quell’area erano tutto fuorchè chiari.
Un esempio su tutti: per quale motivo al mondo un imprenditore voleva acquistare la EX-Stoppani per 12 milioni di Euro quando le sole operazioni di messa in sicurezza propedeutiche alla bonifica (a parte, si intende) rischiano di costare un centinaio di milioni di Euro?
Fateci capire: dove sta l’affaire?
Filantropia ambientale? Difficile.
E com’è che ora che la gestione è commissariale i lavoratori vengono (da tempo) trattati con due pesi e due misure?
Salvi gli otto con tessera, quelli allineati per intenderci, che troveranno un porto sicuro in IREN Spa (ex Iride, coproprietaria di Tirreno Power); in mezzo a una strada gli undici che hanno tenuto la schiena dritta?
O vogliamo davvero dar la stura all’argomentazione demenziale (tra le tante) che questi 11 lavoratori non hanno seguito l’apposito corsino adeguatamente sovvenzionato dove si spiega loro quel che san fare meglio di chiunque altro?
Perchè li conosciamo. E di Lavoratori si tratta, non di croste fancazziste che rubano lo stipendio a fine mese. Di gente che sa quel che fa, che conosce quel che maneggia, che ha ben presente i rischi connessi all’uso di sostanze altamente tossiche.
Forse più di chi è pagato da illo tempore per eliminarle. E forse questo è un altro dei loro principali “difetti”.
Che è un po’ come se la mangiatoia dovesse esser costosissima e se possibile perenne, e aver in casa gente che magari sa parlare con cognizione di causa, anche alla stampa, è un fastidio che va ben ben oltre quello che è il risibile costo della loro competenza.
O no, caro Governatore? Lei che si scomoda per recarsi ad inaugurare il quarto di quattro mulini a vento, che qui l’eolico fa ancora immagine per il momento e finchè il tema non verrà sviscerato come merita, che usa l’”occupazione / sindacati” come virus mediatico per portare avanti progetti devastanti e insalubri sui quali persino una Procura indaganon crede che almeno il rispetto alla dignità di questa gente, sia - semplicemente - dovuto?
A proposito, si ricorda il mitico tunnel del carbone sottomarino di Savona che ha inaugurato in pompa magna quest’inverno? Sa quanto è costato, immaginiamo, si... Ecco. E’ tutto fermo e ci piove dentro.
Accetti un consiglio da una piccola testata on line: vada ad inaugurare 11 contratti degli e a tempo indeterminato ad altrettanti lavoratori da 30 anni immersi nei peggiori veleni.
Non ne aggiunga altri, se non è chiedere troppo.
Cordialmente.