Il principio di incendio di ieri alla cokeria di Bragno potrebbe sembrare un episodio già dimenticato, ma per chi lì vive e deve fare i conti tutti i giorni con polveri e odori è stato l’ennesimo anello di una purtroppo lunga catena di incidenti e disagi.
La battaglia vera e propria è cominciata quando, ormai alcuni anni fa, l’odore proveniente dallo stabilimento e con cui tutti i giorni convivevano i residenti della zona, di colpo è cambiato.
Spiegano: "Una puzza che andava al di là di qualsiasi altro odore cattivo, una cosa tossica, che si appiccica alla pelle e ai panni stesi, che – sempre secondo le accuse di alcuni residenti, ovviamente rigettate dall’azienda – provocava senso di vertigine e svenimenti, in particolare al mattino presto."
A farsi carico di questa battaglia la signora Nadia Bertetto, fondatrice dell’Associazione Progetto Vita e Ambiente, che afferma: "Tutti i giorni respiriamo veleni che vanno ad intaccare il sistema nervoso. Si tratta di emissioni contenenti elementi che secondo gli studi potrebbero provocare gravi patologie.
Non abbiamo mai chiesto la chiusura dello stabilimento, ma quello per cui ci batteremo fino alla fine è il nostro diritto di sapere cosa esce da quei camini, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Abbiamo più volte, e continueremo a farlo, richiesto l’installazione di centraline ai camini..."
Ma l’esempio più eclatante di una situazione con troppi risvolti ancora da chiarire, e forse qualche lato oscuro, si può riassumere in una coincidenza e in una considerazione: ancora la Bertetto:
"Dopo un periodo di relativa tranquillità, dal 24 aprile sono tornati miasmi e puzze fortissime. Io e altri cittadini abbiamo avvertito Vigili e Comune. L’assessore all’ambiente Ermanno Goso ci ha fatto visionare il calendario dei monitoraggi dell’aria dell’IST e, guarda caso, la prima tranche si era conclusa il 21 (tre giorni prima, ndr).
Ovvia la considerazione della Bertetto:
"A cosa servono controlli a campione se appena si spengono le centraline torna tutto come prima?
Secondo punto, ma se si riesce a lavorare senza troppi miasmi durante i periodi di monitoraggio, perché allora poi non proseguire?
Cosa si brucia o che eventuali lavorazioni diverse si fanno?".
In attesa di un eventuale allargamento dei monitoraggi, al quale sembra stia lavorando il Comune di Cairo, e in attesa del 22 giugno, quando saranno resi noti i dati dell’indagine epidemiologica commissionata dalle stesse associazioni, la Bertetto riassume così i disagi di una situazione davvero pesante: "L’Italiana Coke porta lavoro ma al contempo oltre a danni ambientali e alla salute ci ha scippati del piacere di vivere le piccole cose come aprire una finestra in estate".