Sono due, anche se strettamente collegate tra loro, le inchieste che ruotano attorno al sequestro - chiesto dalla Procura e autorizzato dal Gip Aschero - di svariate decine di tonnellate di detriti nel cantiere della ex Metalmetron e a margine del quale sono state indagate sette persone. L’inchiesta madre - che vede indagati i vertici della Emi Bagnasco di Cengio più altri soggetti - è partita dall’area della Paleta a Carcare, una ex discarica acquisita dall’imprenditore Giampaolo Bagnasco. La Procura sta «seguendo» a ritroso i percorsi dei materiali individuati nell’area e, in questo lavoro d’indagine, sarebbe approdata al cantiere dell’ex Metalmetron. A Palazzo di Giustizia le bocche sono cucite, ma il decreto di sequestro esibito dagli uomini della polizia giudiziaria della procura in cantiere recava, inequivocabilmente, il numero di registro generale del fascicolo «Bagnasco e altri», e faceva riferimento «alle modalità di gestione, trasporto e smaltimento» dei materiali di risulta dell’attività edilizia. Da questa inchiesta ne sarebbe nata una seconda, specifica sul cantiere ex Metalmetron, per presunte irregolarità nella gestione e nella separazione dei detriti. Qui gli indagati sarebbero sette, tra i quali Donato Fotia, legale rappresentante della Scavo-Ter (e non Pietro, che è il portavoce dell’impresa familiare) e i responsabili di cantiere per le altre realtà attive nell’area (tra cui Newco e Unieco).