“Le continue ‘pretese aziendali’ degli ultimi decenni sono state pagate dai lavoratori e dalla collettività. Tutto ciò solo a causa di manager incompetenti e una politica collusa che ha privatizzato prima e permesso l'acquisto a debito dopo, di un asset strategico del paese (che adesso si affannano a far tornare sotto uno pseudo controllo statale)”.
Questo il senso della manifestazione di quest’oggi, come lo scorso anno, dei dipendenti Tim a Sanremo, in occasione dell’ultima serata del Festival. “Poi il suo impoverimento – proseguono i sindacati - con la svendita dei propri gioielli (quasi tutte le partecipazioni internazionali e gran parte del patrimonio immobiliare), quindi con la concessione di strumenti di integrazione salariale al solo scopo di garantire l'arricchimento di imprenditori senza scrupoli che, contemporaneamente a questi aiuti di stato, si liberavano dei lavoratori (i dipendenti si sono quasi dimezzati in 15 anni!) e toglievano diritti a quelli che restavano”.
“Adesso l'azienda chiede ancor di più, forte di sindacati compiacenti e di leggi come il ‘jobsact’, che hanno indebolito sempre più le tutele dei lavoratori e in breve tempo li renderà tutti precri. Tim, governo e sindacati complici hanno pesato sulle spalle della collettività con migliaia e migliaia di prepensionamenti, solidarietà difensive fasulle che per anni hanno pesato su oltre 30 mila lavoratori (perso fino a un mese di lavoro l'anno per 5 anni)”.
“Adesso si sono messi d'accordo con le altre aziende del settore (e non solo) per l'aumento delle tariffe di oltre l'8% (ai lavoratori del settore hanno concesso un misero aumento - per tre anni - a posteriori, dell’1,7%!), mentre ai lavoratori Tim hanno tolto per anni il premio di risultato (puntualmente riscosso dai capi), 2 giorni di ferie (su 23!), 12 ore di permessi (su 44!), indennità di pranzo per i tecnici (5 euro!), istituito la timbratura alla postazione per migliaia di lavoratori, preteso turnistiche sempre più flessibili in barba alla vita personale dei lavoratori... e adesso vogliono introdurre la solidarietà espansiva, in pratica un part time obbligatorio (un giorno in meno al mese); il tutto per farsi pagare dai lavoratori in servizio un po' di nuove assunzioni (che sono investimenti per fare business, no solidarietà sociale!) e molti altri accompagnamenti alla pensione, per liberarsi di altro personale (è previsto il quadruplo di uscite rispetto alle assunzioni!). Ovviamente in un contesto dove le tutele rimaste sono ridotte al lumicino grazie alla Fornero ed al jobsact... ma in uno dei settori trainanti dell'economia!”