Chiamereste in casa vostra un trafficante di esseri umani? Fareste accomodare sul divano una persona che ha stipulato un contratto per comprare un bambino? Sareste disposti a pagare per farvi un caffè con un uomo che ha commesso un reato e non solo non è pentito, ma si prepara a rifarlo? Se la risposta è no, attenzione, perché questo è proprio quello che vedremo al Festival di Sanremo.”
Le 'Sentinelle in Piedi' hanno organizzato il 'sit-in' in occasione della veglia per la famiglia e contro l’ideologia del gender che si terrà sabato a Sanremo, giorno finale del Festival. La veglia si terrà, anche in caso di mal tempo, in Corso Imperatrice, dalle 15 alle 16. Alla veglia parteciperanno gruppi di persone provenienti da tutta la Liguria e dalle regioni limitrofe.
“Il solco della propaganda dei festival condotti da Carlo Conti è tracciato – spiega il comunicato -. Nel 2015, ospite della seconda serata è stato Conchita Wurst, all’anagrafe Thomas Neuwirth, uomo vestito da donna che si definisce trans e che soprattutto per questo – senza alcun grande merito artistico – è stato chiamato. Sempre lo stesso anno, Conti ha dato spazio a due uomini che, in diretta sul primo canale del servizio pubblico, hanno raccontato “il loro amore”, e al duo comico Luca e Paolo che hanno “celebrato” un matrimonio al grido di “Essere gay è ok”.
“L’anno successivo, sul palco dell’Ariston, abbiamo visto gran parte dei cantanti cantare con un nastrino arcobaleno, simbolo dei cosiddetti diritti gay (termine che non ha riscontri nella realtà e che ci rifiutiamo di usare poiché svilisce le persone), gesto che ci hanno presentato come spontaneo, mentre chiunque sa che, in una delle produzioni televisive italiane più costose dell’anno, anche il più piccolo dettaglio viene sapientemente studiato. Non solo. Sempre nel 2016 tra i big c’erano Elton John e Nicole Kidman, entrambi scritturati a suon di migliaia di euro dei contribuenti noti anche perché hanno deciso di commissionare, produrre e comprare dei bambini tramite l’abominevole pratica dell’utero in affitto, che schiavizza le donne e rende i bambini merce.”
“Quest’anno, sta per accadere la stessa cosa. Carlo Conti ha invitato Ricky Martin, cantante portoricano che otto anni fa si è procurato due bambini con la medesima pratica e ha annunciato che presto lo rifarà perché “vuole altri bambini” con l’uomo che ha intenzione di “sposare” nel 2017. Ma c’è un altro big che vedremo al festival di Sanremo e che ha annunciato che ricorrerà alla stessa pratica illegale: Tiziano Ferro. Il cantante ha dichiarato di volere un figlio, anche da solo, e di aver già avuto diversi incontri in California per capire gli aspetti burocratici del contratto”.
“Rai Uno – proseguono le 'Sentinelle' - pagherà profumatamente con i nostri soldi almeno due uomini che hanno annunciato che presto schiavizzeranno una donna per farle produrre un bambino, compreranno il prodotto finito strappandolo a colei che l’ha portato in grembo 9 mesi e se lo porteranno a casa chiamandolo figlio. È accettabile tutto questo? Al direttore artistico del Festival, a Carlo Conti e a Maria De Filippi, al direttore di Rai Uno e alle autorità italiane noi vogliamo ribadire che la pratica dell’utero in affitto nel nostro paese è illegale e quindi va punita, non celebrata e tanto meno pagata con i soldi dei contribuenti. Le donne non sono dei grembi da schiavizzare e i bambini non sono merce. Per questo scendiamo in piazza a pochi metri dal Teatro Ariston, e col nostro silenzio diremo che le Sentinelle in Piedi non sono disposte ad accettare che un reato venga nuovamente celebrato come un progresso, in diretta televisiva. Un giorno questi bambini ci chiederanno dove eravamo mentre loro, piccini, venivano strappati alla mamma e trattati come un oggetto. Quindi chiediamo agli italiani: sarete pronti a rispondere a questa domanda? Se non volete essere complici, scendete in piazza con noi”.
La veglia delle Sentinelle ricorderà ancora una volta che l’utero in affitto è una delle conseguenze dell’ideologia del gender, che propugna l’idifferentismo sessuale tra maschi e femmine, e che, pretendendo di ridefinire a tavolino il concetto di famiglia, apre la strada a qualsiasi arbitrio, in particolare ai danni dei più deboli. Proprio in questi giorni, in Liguria, è in corso una campagna con ampio risalto sui media contro lo sportello per le famiglie, che è stato approvato dalla Regione Liguria. Le famiglie si trovano in sempre maggiore difficoltà di fronte ad insegnamenti non corretti, riguardo ai temi della sessualità, dell'affettività e dell'identità personale, che rischiano di creare confusione e ferite, specie nei giovani. La scuola non può sostituirsi alla famiglia nell’educazione. Per questo, servono strumenti - lo Sportello della Regione Liguria può esserne uno - che aiutino la famiglia nel compito educativo e favoriscano la collaborazione della scuola con i genitori.