È stata inaugurata questo pomeriggio, al Teatro Ariston di Sanremo, la mostra “Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976”, un viaggio fotografico nel passato della celebre kermesse musicale, negli anni in cui veniva ospitata nelle eleganti sale del Casinò. L’esposizione, che resterà aperta fino al 14 ottobre, è realizzata dalle Gallerie d’Italia di Torino e Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Intesa Sanpaolo Private Banking e curata dal critico televisivo Aldo Grasso.
Attraverso 85 fotografie d’epoca dell’Archivio Publifoto, arricchite da contenuti multimediali, video delle Rai Teche, sezioni in realtà aumentata e memorabilia originali dell’epoca (come microfoni, spartiti, vinili), i visitatori potranno immergersi in un’epoca d’oro della musica italiana e nella quotidianità del Festival “di una volta”. Dall’orchestra ai camerini, dalle prove ai momenti di attesa, lo sguardo intimo e spontaneo dei fotoreporter racconta non solo l’evoluzione della musica, ma anche una società in trasformazione.
All’inaugurazione non è mancata l’emozione. Walter Vacchino, proprietario del Teatro Ariston, ha commentato con orgoglio: “Questa mostra è un omaggio alla storia del Festival e al legame indissolubile che ha con Sanremo. L’Ariston è la casa della musica italiana e ospitare questa esposizione significa riportare alla luce un pezzo della nostra identità culturale”.
Parole a cui ha fatto eco il sindaco di Sanremo Alessandro Mager: “Sanremo è il Festival, e il Festival è Sanremo. Quello che stiamo vivendo oggi è un momento simbolico, che lega il passato al presente e rafforza ancora di più il ruolo della nostra città nel panorama culturale italiano”. Entusiasta anche Luca Lombardi, assessore al Turismo della Regione Liguria: “Il Festival non è solo un evento musicale, ma un potente strumento di promozione del territorio. Questa mostra porta alla luce la forza del binomio Sanremo-Festival e lo proietta nel cuore dell’offerta culturale e turistica ligure. Sanremo è e resterà sempre la capitale della canzone italiana”.
La mostra rappresenta dunque una celebrazione della memoria, ma anche un punto fermo su cui costruire nuove stagioni di successo per la città dei fiori, nel segno di un’identità che resiste al tempo e si rinnova.

































































