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Politica | 14 aprile 2025, 10:47

Presidio davanti al consiglio regionale del Comitato Civico di Base di Imperia e Taggia contro la chiusura dell’ospedale di Imperia

“Chiudere un ospedale in un capoluogo di provincia vuol dire togliere servizi ai cittadini. Pensare di costruire un nuovo ospedale a Taggia così dislocato e con la carenza di medici serve solo ad avere l’ennesima cattedrale nel deserto"

Presidio davanti al consiglio regionale del Comitato Civico di Base di Imperia e Taggia contro la chiusura dell’ospedale di Imperia

“La salute non è una merce. La salute si difende e non si svende”. È con questo slogan che il Comitato Civico di Base di Imperia e Taggia effettuerà domani, martedì 15 aprile, un presidio davanti al consiglio regionale dove verranno consegnate 20.000 firme raccolte regolarmente, contro la chiusura dell’ospedale di Imperia.

“Chiudere un ospedale in un capoluogo di provincia – si spiega nel comunicato - che copre un bacino di utenza importante fino ad Andora - nonostante sia l’ultimo comune in provincia di Savona si serve molto dell’ospedale di Imperia sia per diagnostica e soprattutto per le nascite dopo la chiusura del reparto nascite di Santa Corona - vuol dire togliere servizi ai cittadini, inoltre la Liguria è la regione con più anziani in Italia.
Pensare di costruire un nuovo ospedale a Taggia così dislocato e con la carenza di medici serve solo ad avere l’ennesima cattedrale nel deserto. Oltretutto un ospedale che non potrà mai essere un DEA di II livello visto che tutta la popolazione della provincia di Imperia non supera i 220.000 abitanti e per avere un DEA di II livello devono essere superiori a 400.000.
Inoltre le strade portano alla cronaca continui disservizi per raggiungere i vari comuni, incontrando continui cantieri e come ribadito più volte la Liguria per struttura morfologico geografica ha due strade, la A10 e l’Aurelia dove se si blocca una per incidenti o code da cantieri in automatico si intasa l’altra. inoltre la Liguria ha una popolazione fluttuante che in estate si triplica con i turisti che intasano ancora di più i pronto soccorsi stremati. È solo di pochi giorni fa l’ennesimo parto in autostrada in ambulanza, di una mamma che non è riuscita a raggiungere l’ospedale di Savona per far nascere la sua bambina dopo la chiusura del reparto nascite del Santa Corona di Pietra Ligure. Destino vuole che per questa mamma è già il secondo parto in ambulanza per lo stesso motivo. Non dimentichiamo la mamma di Andora di 27 anni e il suo bambino morti per non essere arrivati in tempo a Savona.

Scandaloso leggere sui giornali da parte dell’assessore regionale alla Sanità che i parti in autostrada siano da considerarsi normali e fisiologici. Quando il reparto nascite di Santa Corona era funzionante, non sono presenti alla cronaca parti in ambulanza nelle piazzole delle autostrade, mettendo a rischio la sicurezza sia della mamma e del bambino e sia penalmente i militi volontari che risponderebbero in prima persona se morisse uno dei due sull’ambulanza.
Noi diciamo basta a politici che non fanno gli interessi dei cittadini ma solo dei privati. Inutile fare nuovo cemento se non si lavora sul personale sanitario, sullo sblocco dei corsi di medicina alle Università. Inutile pagare medici a gettone che creano buchi di bilancio enormi se non si lavora sul rendere i contratti più attrattivi e aumentare gli stipendi dei medici che in Liguria sono tra i più bassi. Non sarà un ospedale a Taggia in estremo ponente a far arrivare più medici se prima non si lavora sulle persone.
Ricordiamo che le firme si sono fermate a 20.000 perché poi è sopraggiunta la pandemia con tutti i divieti di aggregazione ed era impensabile continuare visto che ai nostri gazebo avevamo la coda di gente che veniva a firmare appositamente. Non solo residenti ma anche non residenti con seconde case hanno firmato, visto che quando hanno comprato gli alloggi si erano basati anche sui servizi presenti sul territorio.

Non ci fermeremo e continueremo a difendere i diritti dei cittadini alla cura e alla Sanità pubblica”.

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