In Europa si sta assistendo a una notevole crescita per quanto riguarda l'adozione delle criptovalute, crescita dovuta a diversi fattori, non ultimo quello di un maggiore riconoscimento istituzionale.
In effetti, l'introduzione del regolamento MiCAR (Markets in Crypto-assets) ha dato un notevole impulso all'adozione delle criptovalute, aprendo la strada all'integrazione di questo asset nel panorama finanziario tradizionale.
Si ricorda a questo proposito che il regolamento MiCAR è una normativa dell’UE che punta a creare un quadro normativo europeo armonizzato per tutto ciò che riguarda le cripto-attività.
Si deve però sottolineare il fatto che a oggi esiste una notevole discrepanza tra l'interesse degli investitori – sempre più marcato - e la preparazione delle istituzioni finanziarie consolidate.
Adozione delle criptovalute in Europa: le banche faticano a tenere il passo
Uno studio recente condotto da Bitpanda Technology Solutions e Zeb Consulting ha offerto uno sguardo approfondito sul modo in cui investitori e istituzioni stanno contribuendo alla diffusione delle criptovalute in Europa. Il sondaggio, che ha coinvolto 10.000 investitori in 13 Paesi europei, ha fornito una panoramica completa delle tendenze e delle percezioni del mercato, mettendo in luce un paradosso interessante.
Se da un lato l'Europa si presenta come un'enorme opportunità per l'adozione degli asset digitali, con 411 milioni di investitori privati e istituzionali e 25.000 miliardi di euro in asset liquidi, dall'altro emerge una certa cautela da parte del sistema bancario tradizionale.
La domanda supera l'offerta: le banche europee ancora indietro
Secondo il report, il numero di investitori retail che detengono criptovalute è in costante crescita e circa il 12% di coloro che attualmente non possiedono asset digitali manifesta l'intenzione di investire nel prossimo futuro.
Questo crescente interesse è alimentato dalla percezione delle criptovalute come strumento di diversificazione del portafoglio (35%) e opportunità di crescita a lungo termine.
L'attenzione non si limita più al solo Bitcoin, con un terzo degli investitori retail che considera le criptovalute come una vera e propria classe di asset distinta.
Tuttavia, a fronte della notevole domanda, lo studio evidenzia come solo una minoranza delle banche europee (appena il 19%) offra una gamma elevata di prodotti crittografici. Questa discrepanza, tra la realtà del mercato e la percezione delle banche, apre la porta a ottime opportunità per istituzioni più agili e specializzate, ma non va sottovalutato il rischio di esclusione per quella fetta di investitori che preferirebbe affidarsi ai canali bancari tradizionali per i propri investimenti in asset digitali.
Le prospettive future tra interesse crescente e sfide strutturali
Nonostante le sfide rappresentate dalla conoscenza ancora limitata delle criptovalute (47%) e dalla percezione di un rischio elevato (42%), dovuta anche alla variabilità dei prezzi, le prospettive per l'adozione di questi asset finanziari in Europa rimangono nel complesso positive.
L'aumento dell'interesse da parte degli investitori, una regolamentazione in evoluzione, che mira a fornire maggiore chiarezza e sicurezza, e la continua innovazione tecnologica sono tutti fattori che spingono verso una maggiore integrazione di questi asset digitali nel sistema finanziario. Tuttavia, la lentezza con cui il settore bancario tradizionale sta rispondendo a questa crescente domanda potrebbe rappresentare un freno alla piena realizzazione del potenziale del mercato crypto europeo.
Il futuro del mercato europeo delle criptovalute dipenderà quindi anche dalla velocità con cui le istituzioni tradizionali sapranno adattarsi a questa nuova realtà, colmando il divario tra il notevole interesse degli investitori e la disponibilità di prodotti e servizi adeguati.
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