Anche a Badalucco c’è chi sta facendo i conti con la tempesta trumpiana dei dazi. E’ Franco Boeri “ROI”, sessantasei anni. E’ uno dei maggiori produttori di olio extravergine di oliva della Liguria e si trova al vertice di un’azienda che esporta il suo prodotto in più di 40 mercati del mondo e realizza all’estero il 62% del suo fatturato.
“Dal 1887 quando Paie Pepin “U Roi” affitta un frantoio dal Comune di Badalucco, la nostra impresa ha cambiato pelle, ora comprende anche un agriturismo, un luogo di alta ristorazione, attività culturali e didattiche. Questo senza rinnegare le peculiarità di attenzione al prodotto principe, ovvero l’Olio EVO, di radicamento nella nostra zona e di innovazione – dice Franco Boeri, da dietro la scrivania del suo ufficio, vero ponte di comando della ROI con lo staff della moglie Rossella e dei figli Paolo e Daria – E’ dal 1985 che abbiamo deciso di accettare la sfida di un’espansione a livello globale. In quell’anno, all’interno di un vecchio bunker a Francoforte abbiamo fatto nascere la ROI Germania. Poi è stato un crescendo di espansione all’estero. Nel 1990 siamo arrivati negli Emirati Arabi ed in Kuwait, quindi è stata la volta di Svizzera, Norvegia e Regno unito. Praticamente ormai siamo arrivati in quasi tutti i continenti “
Dati i tempi che corrono parliamo degli Stati Uniti.
“Esatto. Nel 1993 a New York viene creata la ROI USA Inc, portando il primo olio extravergine di oliva biologico sulla piazza americana. Per questo siamo stati citati da Wine Spectator. Nel 1999 viene aperto il negozio ROI in Jersey City. Ora il mercato americano rappresenta l’otto per cento del nostro fatturato. Avevamo previsto, già con due anni di lavoro, un’espansione su quel mercato, con mio figlio Paolo, che si era recato più volte negli Stati Uniti. L’idea era quella di creare un grande centro di stoccaggio in loco per la distribuzione negli States, ed ottimizzare così i tempi di consegna che attualmente sono di circa due mesi, dall’ordine all’arrivo effettivo della merce, che viaggia per massima parte per nave. Il progetto è andato molto avanti, ma ora siamo in una posizione di stallo, perché più che il problema dazio incide la situazione di incertezza che si è venuta a creare”
Ma i vostri corrispondenti americani hanno bloccato gli ordini?
“Più che un blocco generalizzato siamo in una fase di attenuazione degli ordinativi, perché le proiezioni delle conseguenze dei dazi presumibilmente faranno lievitare il prezzo di vendita al consumatore finale della bottiglia di olio. Già oggi un acquirente americano per avere un litro di olio deve pagare qualcosa come 54 dollari a fronte dei 16/17/20 euro che la bottiglia costa da noi. Il problema è di vedere se il commerciante americano decide di far gravare il dazio sulla spesa finale dell’acquirente, il che porterebbe la bottiglia ad oltre sessanta dollari”
Franco Roi che si è ben documentato sulla tempesta che si è abbattuta sui mercati ha una sua idea sulle conseguenze catastrofiche che potrebbero venire da dazi sull’intera filiera dell’agro alimentare italiano.
“Secondo uno studio dell’Osservatorio Qualivita il primo settore italiano DOP IGP verso gli Stati Uniti è il vino con 1656 milioni €, seguito da: formaggi 456 milioni €, aceti balsamici 225 milioni €, prodotti a base di carne 106 milioni € e infine l’olio extravergine di oliva 30 milioni €. Con una grande differenza il vino italiano è sempre stato destinato ad un pubblico di intenditori di alta fascia, inoltre è una bevanda di per sé destinata ad un consumo appagante, per cui non c‘è remora a spendere anche duecento dollari per una bottiglia di Barolo d’annata, che poi soddisfa il palato e appaga. L’olio è un condimento quindi il suo prezzo non può lievitare oltre una certa soglia. E comunque tutta la filiera italiana, con i dazi e la lievitazione dei prezzi negli USA corre un serio rischio, ovvero quello della sostituzione con prodotti a più basso prezzo di produzione locale senza IGP, come può essere il caso di certi formaggi, vedi il cosiddetto Parmesan, la Fontina, l’Asiago, l’American Grana, made in USA, vere e proprie imitazioni”
E allora che si può fare in questo momento di dazi imposti e ritirati, di blocco degli ordini e sali scendi dei mercati, che nella tempesta stanno facendo lo slalom?
“Qui c’è da sperare in un intervento fruttuoso del nostro Governo e dell’Europa. Ho fiducia che il Presidente Meloni abbia delle carte da giocare, ma bisogna fare in fretta perché il nostro prodotto è deperibile. Noi abbiamo i depositi pieni di olive e di Olio. Ma non possiamo aspettare più di tanto per la commestibilità e la qualità. A parte questo continuiamo a mantenere un discorso aperto con i nostri interlocutori diretti americani, con i quali nel tempo si è sviluppata in taluni casi anche una vera e propria relazione di amicizia. Alcuni di questi imprenditori sono stati ospiti a Badalucco del nostro agriturismo L’Adagio; hanno visitato il nostro museo dell’olio, hanno visto i nostri impianti ed hanno toccato con mano la qualità della materia prima dei nostri prodotti, ai quali in tempi recenti si è aggiunta una produzione di nicchia di birra e gin a base di foglie di ulivo”
Intanto la Roi stringe i denti e, sui binari di un documento che guarda al futuro, va avanti. I circa 25 dipendenti sono per il momento tutti al loro posto e l’azienda investe nel loro benessere e non rinnega gli obiettivi per il prossimo futuro che prevedono il raddoppio nei prossimi dieci anni del recupero dei terreni abbandonati, packaging ecologico e riciclabile al 100%, l’eliminazione di tutti i motori a scoppio, continuare ad amare e rispettare la “Madre terra” ed accrescere le relazioni umane volte all’armonia ed al miglioramento, attraverso le attività culturali e didattiche di alto livello.














