Il “Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione” ha scritto al Presidente della Caritas Italiana Mons. Carlo Roberto Maria Redaelli in merito alla sempre più crescente povertà in Italia.
“Dagli ultimi sondaggi ISTAT appare come il disagio sociale sia aumentato, in particolar modo da quando è stato abolito il reddito di cittadinanza – spiega la Presidentessa dell’Associazione Aleksandra Matikj – gli aiuti che il presente governo di Giorgia Meloni dovrebbe garantire alle famiglie in difficoltà non offre il sostegno necessario. Sono di conseguenza drasticamente aumentate le richieste di aiuto di prima necessità per il pagamento delle bollette sempre più salate, degli affitti sempre più cari e delle cure mediche sempre meno accessibili e/o disponibili tramite il Servizio sanitario nazionale”.
“In merito proprio a questa situazione, abbiamo accennato a tali difficoltà e proposto un primo incontro con il vescovo di Imperia ed Albenga Mons. Guglielmo Borghetti che mi riceverà oggi, mercoledì 19 marzo. Si parlerà delle piccole Caritas che abbiamo proposto di aprire in ogni paese, anche di provincia, lì dove il sindaco e il parroco si trovano d’accordo, lì dove l’assistenza sociale dello Stato italiano è già fallita e non aiuta affatto, lì dove, come anche nei grandi centri delle città, ci sono milioni di bisognosi da sostenere. Ad Imperia e provincia non esiste un centro di ascolto che aiuti concretamente economicamente, mandano la gente a chiedere aiuto allo Stato cioè agli assistenti sociali che però hanno sempre meno risorse che il governo ha tagliato e che continua a tagliare e che non aiutano praticamente né per le bollette, né per gli affitti lasciando così le famiglie in mezzo alla strada. Questo fenomeno purtroppo è sempre più presente in tutta l’Italia, con gli affitti che tra l’altro sono in costante aumento di prezzo”.
“Per questo motivo abbiamo pensato di fare questa proposta a livello nazionale onde evitare che sempre più persone in difficoltà siano abbandonate a sé stesse e che, non avendo il diritto ad un’assistenza sociale perché non invalide, minori o anziani invalidi, si trovano costretti di rivolgersi alla Caritas che però serve principalmente le zone delle città lasciando abbandonate le famiglie provinciali e così istigando al compimento di gesti estremi”.