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Attualità | 19 marzo 2025, 12:25

Operaio morto cadendo da una scala a Ventimiglia: ascoltati testimoni e imputati, il figlio: "Dovevamo fare solo un sopralluogo"

In aula ad Imperia anche il consulente della difesa, l'ingegnere Marco Sartini: "Nessun nesso causale con le omissioni presentate dall’ASL"

Operaio morto cadendo da una scala a Ventimiglia: ascoltati testimoni e imputati, il figlio: "Dovevamo fare solo un sopralluogo"

Sono stati ascoltati questa mattina, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Imperia Eleonora Billeri, i nuovi testimoni,  il consulente Marco Sartini, in merito al processo per la morte di un operaio 51enne avvenuta nel 2022 a Ventimiglia in seguito a un tragico incidente sul lavoro e i tre imputati, Samuele Spanò, figlio della vittima, difeso dall'avvocato Marco Bosio, titolare dell'impresa per cui l’uomo lavorava, Marco Garlet, proprietario dell’immobile in cui è avvenuta la tragedia, e Stefano Raimondo, titolare della ditta “Dea Costruzioni”.

La parola del consulente. Il primo a parlare per la difesa è stato l'ingegnere Marco Sartini, consulente della difesa: "La relazione redatta? Ho visionato gli atti e ascoltato le precedenti testimonianze, poi ho effettuato un sopralluogo. Sicuramente le omissioni evidenziate dall'ispettore ASL non hanno alcun nesso causale con l'evento. La scala si trovava ancora nella sua posizione e anche la questione dell'altezza veniva meno, in quanto non era possibile salire sopra il muro. Inoltre, c'era una rete alta un metro, quindi sarebbe stata necessaria una scala ancora più alta. Come si rapporta la mia conclusione con il fatto che Spanò si sia aggrappato al palo? Il punto è che sul muro una persona non poteva salire, pertanto lo escludo. L'intenzione di Spanò era quella di guardare oltre il muro. Si è appoggiato a questa barra che conteneva la rete per darsi maggiore sicurezza, ma entriamo nel campo delle ipotesi: forse per salire un gradino in più e avere una visuale migliore? Non posso escluderlo, in quanto ha trovato questo paletto. Se la scala avesse oscillato in quel momento, non avrebbe avuto il tempo di compiere un'azione successiva. Io ritengo che si sia aggrappato a quel paletto per una sua precisa volontà".

La parola dei testimoni. Il primo testimone ad essere sentito è stato Federica Cutrona, figlia della compagna di Carmelo Spanò all'epoca dei fatti. "Io conoscevo Carmelo perché mia madre era la sua compagna. So che aveva avuto problemi con l'Agenzia delle Entrate e quindi non poteva avere nulla intestato a suo nome, pertanto la ditta è stata registrata a nome di suo figlio, Samuele. Dell'organizzazione interna del lavoro si occupava Carmelo ed era sempre lui a trattare con i committenti e gli ingegneri. Queste informazioni le avevo apprese da mio marito e dal fatto che frequentavo Carmelo. Come mi spiego il fatto che sia stato lui a salire sulla scala? Era una persona molto attiva, passava facilmente dalla parte organizzativa a quella operativa".

Successivamente, è stata ascoltata Antonella Costanza, convivente di Garlet, il committente dei lavori nell’abitazione in cui è avvenuto l’incidente. "Il mio compagno aveva contattato Carmelo Spanò per eseguire i lavori. Quando ci siamo trasferiti nell'appartamento, l'impianto per l'aria condizionata era già stato predisposto per una futura installazione: a deciderlo siamo stati io e il mio compagno".

Il terzo testimone è stato Danylo Lapko, che ha dichiarato: "Conosco il signor Garlet perché lavoro come cameriere nel suo ristorante da tre anni. Lui si è trasferito nella casa in cui ha fatto i lavori a metà novembre 2022 e io lo avevo aiutato a fare il trasloco. Quando abbiamo effettuato il trasferimento, i lavori erano già stati completati. Il pacco contenente il climatizzatore era arrivato molto tempo prima del trasloco ed è tuttora chiuso e conservato nel ristorante di Garlet. Il ristorante e la casa distano circa un chilometro e mezzo".

Infine, è stata ascoltata Irene Andreutti, collega di Garlet, che ha confermato la dichiarazione di Lapko: "Anche io lavoro con lui. Le scatole con il condizionatore sono arrivate nel ristorante nel mese di agosto del 2022 e attualmente si trovano ancora lì, chiuse".

La parola degli imputati. Durante l’udienza, sono stati ascoltati i tre imputati coinvolti nel processo per la morte dell’operaio 51enne, avvenuta nel 2022 a Ventimiglia. Le loro testimonianze hanno cercato di chiarire i rispettivi ruoli nella vicenda e le responsabilità nell’organizzazione dei lavori.

Il primo è stato Stefano Raimondo, titolare della ditta: "I lavori eseguiti nella casa di Garlet riguardavano opere di muratura. Ho terminato a metà settembre 2022. Il mio collegamento con la ditta Spanò, e in particolare con Carmelo? Eravamo colleghi: lui era specializzato nel montaggio di ponteggi, mentre io sono un artigiano. Non ero presente il giorno dell'incidente, ero nel mio magazzino a Ventimiglia, distante circa un chilometro. Sono arrivato sul posto solo dopo la chiamata del signor Garlet. Non conoscevo il figlio di Spanò, Samuele, e non ho mai avuto contatti con lui. Il mio ruolo nella ristrutturazione era limitato alle opere di muratura. Dopo aver fatto il preventivo, Garlet mi ha chiesto se conoscevo altre aziende per gli impianti idraulici ed elettrici. A me è stato chiesto solo di suggerire una ditta per un sopralluogo per valutare la possibilità di installare un ponteggio. Non ho mai lavorato direttamente con la ditta Spanò, ma conoscevo Carmelo e ho suggerito il suo nome perché noto nell’ambiente".

Poi è toccato a Marco Garlet, proprietario dell’immobile: "Ho trovato la ditta Spanò grazie al suggerimento di Raimondo, perché avevo bisogno di diverse opzioni. Mi ha consigliato Carmelo Spanò e così abbiamo preso un appuntamento per il giorno in cui è avvenuto l’incidente. Ci dovevamo incontrare a casa mia intorno alle 8, ma Spanò non ha citofonato. Io non lo avevo mai visto di persona, lo avevo solo sentito al telefono. Quella mattina sono stato svegliato dalle urla e ho chiamato immediatamente l’ambulanza. Aprendo la finestra, ho visto Samuele urlare: ‘Aiuto, sta morendo’. Ricordo solo di aver visto una persona che mi guardava dal basso verso l’alto. Ho sempre parlato solo con Carmelo Spanò e mai con Samuele. L’appuntamento era stato fissato per un sopralluogo, per valutare se fosse possibile installare un ponteggio per la rimozione del nostro climatizzatore, che era stato consegnato nel mio ristorante ad agosto 2022. Io e la mia compagna ci siamo trasferiti nell’appartamento a metà novembre".

L'ultimo a parlare è stato Samuele Spanò, figlio della vittima e titolare dell’impresa: "La ditta è stata intestata a me perché mio padre aveva avuto problemi con l'Agenzia delle Entrate. Io già lavoravo per lui come impiegato, ma era mio padre a prendere tutte le decisioni e a occuparsi dell’organizzazione. Io ero un semplice operaio, non prendevo iniziative e mi limitavo a eseguire le istruzioni di mio padre. Ci occupavamo di montare e smontare ponteggi. Quel giorno dovevamo fare solo un sopralluogo, ma non so chi abbia contattato mio padre. Il sopralluogo serviva per valutare come installare il ponteggio, non penso che lo avremmo montato subito, anche perché eravamo impegnati su un altro cantiere a Ventimiglia. Quel giorno avevamo il camion dietro di noi. Io mi trovavo lì quando è avvenuto l’incidente. Il camion era parcheggiato nel piazzale, mentre mio padre era nel vicolo con la scala. È stato lui a prenderla dal camion per salire a controllare. Io sono rimasto vicino al mezzo per tutto il tempo. Quando ho sentito le urla, sono corso a soccorrerlo e ho cercato di chiamare i soccorsi. I problemi di mio padre con l'Agenzia delle Entrate? Aveva debiti e per questo motivo non poteva intestarsi nulla, così abbiamo deciso di registrare l’azienda a mio nome. Il primo ad aver gridato è stato un nostro collaboratore. Quando sono arrivato, ho trovato mio padre a terra, mentre la scala era ancora in piedi. Come sapevamo di aver bisogno della scala se non c’eravamo mai stati prima? Non lo so, sicuramente qualcuno gli aveva spiegato la situazione prima dell’arrivo. In ogni caso, era sempre mio padre a occuparsi dei sopralluoghi".

La ricostruzione dell'incidente. Secondo la ricostruzione, il 51enne stava effettuando un sopralluogo preliminare per il montaggio di ponteggi, necessari all’installazione di un climatizzatore. Nel tentativo di guardare oltre un muro, si sarebbe aggrappato a una rete metallica, ma avrebbe perso l’equilibrio, precipitando nel vuoto. 

Andrea Musacchio

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