Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione (DDA) è una condizione che può influenzare profondamente la vita accademica di chi ne è affetto, rendendo più difficile la gestione dello studio, degli esami e delle attività quotidiane. Sebbene sia spesso associato all’infanzia, il DDA continua a manifestarsi anche nell’età adulta, con un impatto significativo sulle performance universitarie e sul benessere psicologico degli studenti.
Nelle università italiane, il DDA rimane un tema complesso e spesso frainteso. Alcuni atenei hanno introdotto misure di supporto per gli studenti diagnosticati, come strumenti compensativi o percorsi personalizzati, ma in molte realtà accademiche il disturbo è ancora sottovalutato. La mancanza di consapevolezza e di politiche adeguate porta molti studenti a dover affrontare il proprio percorso di studi senza un supporto adeguato, con il rischio di accumulare frustrazione, ansia e difficoltà nel raggiungere i propri obiettivi.
Esplorare come il DDA viene interpretato e gestito nelle università italiane è essenziale per comprendere le sfide che gli studenti devono affrontare e individuare strategie efficaci per rendere il sistema accademico più inclusivo e accessibile.
DDA e iperattività: una correlazione spesso sottovalutata
Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione (DDA) è frequentemente associato a difficoltà nel mantenere la concentrazione, ma un aspetto spesso trascurato è la sua forte correlazione con l’iperattività e l’impulsività. Questa combinazione può influenzare profondamente la vita accademica, rendendo più complessa la gestione del tempo, dell’organizzazione e delle interazioni sociali.
Alcune delle principali difficoltà che gli studenti con DDA possono affrontare includono:
- Problemi di concentrazione prolungata: seguire lezioni lunghe o studiare per ore senza distrarsi può risultare estremamente impegnativo, con la conseguenza di accumulare ritardi nel programma di studio.
- Impulsività nelle risposte: la tendenza a intervenire senza riflettere può generare difficoltà durante esami orali o discussioni accademiche, portando a risposte affrettate o fuori contesto.
- Difficoltà nella gestione del tempo: scadenze, esami e impegni universitari possono risultare complicati da organizzare, portando a procrastinazione o a una preparazione frammentata.
- Iperattività mentale: la mente è spesso in continua attività, con pensieri che si susseguono rapidamente, rendendo difficile focalizzarsi su un’unica attività per un periodo prolungato.
Non tutti gli studenti con DDA manifestano iperattività evidente, ma la maggior parte sperimenta un senso di irrequietezza mentale e fisica che può interferire con la capacità di studiare in modo efficace. Questa condizione non riguarda solo il rendimento accademico, ma anche la gestione dello stress e il benessere emotivo, aumentando il rischio di frustrazione e demotivazione.
Comprendere la correlazione tra DDA e iperattività è fondamentale per adottare strategie di supporto mirate, capaci di aiutare gli studenti a esprimere il proprio potenziale senza essere penalizzati da difficoltà che potrebbero essere gestite con strumenti adeguati.
Sfide e mancanza di inclusività nelle università italiane
Gli studenti universitari con DDA affrontano numerose barriere accademiche e istituzionali, che possono rendere il loro percorso di studi più complesso rispetto a quello degli altri studenti. Sebbene alcuni atenei abbiano iniziato ad adottare misure di supporto, molte università italiane non dispongono ancora di politiche chiare e inclusive, lasciando gli studenti con DDA a gestire autonomamente le proprie difficoltà.
Tra gli ostacoli più comuni vi sono:
- Scarsa consapevolezza da parte dei docenti: molti professori non hanno una formazione adeguata per riconoscere le difficoltà legate al DDA, portando a una mancanza di strategie di insegnamento adattate.
- Assenza di programmi di supporto personalizzati: a differenza di altri disturbi dell’apprendimento, come la dislessia, il DDA non sempre rientra nei protocolli di sostegno accademico, lasciando gli studenti senza strumenti compensativi adeguati.
- Difficoltà nell’accesso a esami con modalità adattate: in alcune università, ottenere misure come tempo extra, prove scritte alternative o ambienti con meno distrazioni può essere un processo lungo e complicato.
- Pregiudizi e stereotipi: alcuni studenti evitano di dichiarare la propria condizione per timore di essere etichettati come poco motivati o disorganizzati. Questa percezione errata può portare a una mancanza di comprensione da parte di docenti e colleghi.
Le difficoltà non si limitano agli esami e allo studio: anche la gestione della burocrazia universitaria, la partecipazione a tirocini e le attività di gruppo possono rappresentare una sfida per chi ha difficoltà di concentrazione e organizzazione.
Nonostante alcuni passi avanti, l’inclusività del sistema universitario italiano per gli studenti con DDA è ancora limitata. L’adozione di strategie educative più flessibili, la formazione dei docenti e la creazione di servizi di supporto adeguati potrebbero migliorare significativamente la qualità dell’esperienza accademica di questi studenti, permettendo loro di esprimere il proprio potenziale senza svantaggi.
Percorso diagnostico e certificazione: il primo passo verso un supporto adeguato
Affrontare il DDA in ambito accademico e professionale richiede un percorso diagnostico accurato, che consenta di ottenere una certificazione ufficiale e di accedere alle misure di supporto necessarie. Per chi sospetta di avere questa condizione, seguire una valutazione strutturata può fare la differenza nel migliorare la propria qualità della vita e le performance accademiche.
I principali passi consigliati per ottenere una diagnosi sono:
- Test di screening – Un primo strumento utile per individuare la presenza di sintomi compatibili con il DDA è un test di autovalutazione. Sebbene non abbia valore diagnostico, può fornire un’indicazione preliminare e aiutare a capire se sia opportuno approfondire con uno specialista.
- Colloquio con uno psicologo specializzato in DDA – Una valutazione professionale è essenziale per ottenere una diagnosi precisa. Attraverso test specifici e un’analisi della storia personale e accademica del paziente, lo specialista può identificare la presenza del disturbo. Tra le strutture specializzate, la Clinica ADHD Italiana GAM-Medical offre consulenze su tutto il territorio italiano, con professionisti esperti nel trattamento del DDA.
- Certificazione diagnostica – Ottenere una diagnosi ufficiale permette di accedere a misure di supporto in ambito accademico e lavorativo. In università, questa certificazione può consentire l’uso di strumenti compensativi, come tempo extra negli esami, materiali di studio strutturati e ambienti di prova più adatti alle esigenze dello studente.
Il riconoscimento del DDA non è solo un vantaggio per il percorso di studi, ma può risultare determinante anche nel mondo del lavoro. Una certificazione ufficiale può infatti consentire di accedere a strategie di supporto e adattamenti professionali, garantendo un ambiente lavorativo più inclusivo e favorevole alle esigenze di chi convive con questa condizione.