Un dj set sul mare andrà in scena questa sera, sabato 15 febbraio, sul palco della nave Costa Toscana, al largo di Sanremo, in collegamento con il Teatro Ariston. Protagonisti saranno i Planet Funk, che hanno festeggiato recentemente i loro venticinque anni di carriera.
“Partecipare al Festival come concorrenti non sarebbe possibile, siamo un gruppo che canta in inglese e sarebbe difficile entrare in gara. Magari potremmo fare dei feat. con artisti italiani, come già successo con Jovanotti, Elisa e Giuliano Sangiorgi: sarebbe una bella esperienza. Servirebbero il momento e la canzone giusta” racconta il gruppo in conferenza stampa.
Il collettivo, uno dei più influenti del panorama elettronico, è tornata dopo un periodo di silenzio a gennaio con un nuovo singolo, Nights In White Satin, la loro personale versione del brano dei The Moody Blues.
“Siamo tornati semplicemente perché secondo noi era giusto farlo - spiegano -. Abbiamo passato un brutto periodo della nostra vita e della nostra carriera perdendo uno dei nostri membri fondatori (il bassista Sergio Della Monica, scomparso nel 2018, n.d.r.). È stato un momento molto difficile dal punto di vista umano: per noi era un amico, un fratello con cui abbiamo condiviso anni di studio insieme e di magnifici successi. Nel momento in cui è mancato stavamo scrivendo un album nuovo, che è rimasto in sospeso. Ci siamo chiesti se fosse ancora il caso di continuare, e dopo un po’ di tempo abbiamo deciso che potevamo andare avanti con quel che avevamo messo in piedi anche per lui, per ricordarlo”.
“Siamo un collettivo, non una band tradizionale - raccontano ancora -. Venticinque anni fa ci siamo messi insieme per creare qualcosa di diverso, soprattutto nel nostro Paese, e pensiamo in qualche modo di esserci riusciti. Non lo dico con ego, parlano i fatti: ci siamo inventati un suono, uno stile nostro, ed è per questo che siamo riusciti a portarlo avanti, nonostante l'assenza del nostro caro fratello. Per questo siamo qui oggi, siamo carichi, abbiamo scritto tantissima musica nuova”.
Il loro singolo è uscito il 1° gennaio: “Eravamo in studio per scrivere qualcosa di nuovo e stavamo anche ragionando per fare dei mash-up su cose nostre. Canu ha avuto l’idea di provare a interpretare questa canzone bellissima, che già altri artisti avevano rifatto. Man mano che ci lavoravamo, ci siamo accorti che stava venendo fuori qualcosa che ci apparteneva anche. È un po’ la testimonianza che, quando una canzone è bella, puoi cambiare l'arrangiamento, cambiare lo stile, ma rimane, e il messaggio arriva comunque. Quindi siamo molto contenti del fatto che ha avuto un buon riscontro e che comunque abbiamo mantenuto anche la nostra personalità nell'interpretarla”.
Per il futuro, i Planet Funk hanno in previsione di far uscire un nuovo singolo prima dell’estate: “Abbiamo già scritto tanta musica, stiamo mettendo un po' tutto assieme. Stiamo cominciando a pianificare anche un tour europeo: da qualche anno siamo un pochino meno presenti, abbiamo sempre fatto concerti sia in Italia che all'estero, questo è il momento di ripartire”.
I Planet Funk sono da sempre un collettivo dall’anima incredibilmente internazionale: oltre a Marco Baroni, Alex Neri e Domenico Canu, nel gruppo ci sono anche Alex Uhlmann, Dan Black e Sally Doherty, unica voce femminile. “Quando ci siamo conosciuti non parlavo nemmeno una parola in italiano - spiega sorridendo Uhlmann -. Ormai sono a mio agio anche con l’italiano. Quello che da subito mi ha colpito è l’aspetto di libertà musicale, il poter fare quello che uno sente dentro. C’è una parte rock, una parte suonata, una parte dance, ognuno porta il suo contributo”.
“Uno dei ricordi più belli di questi venticinque anni è stato suonare all’Heineken Jammin' Festival, nel backstage è venuto da noi un mito ed eravamo paralizzati. Eravamo trentenni davanti a un dio, ci ha messo la mano sul cuore per tranquillizzarci e per noi è stato uno dei momenti più belli e toccanti - continuano a raccontare -. Non abbiamo mai cercato di fare successo spiccando sugli altri, siamo sempre stati onesti nei confronti di noi stessi e della musica, c’è sempre stato tanto rispetto e voglia di fare. Cosa facciamo noi che facciamo musica? Sono vibrazioni dell’aria, il nostro lavoro è far muovere l’aria in un modo che ci fa stare bene e fa sognare chi ascolta. È un linguaggio universale bellissimo, è un’alchimia”.