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Eventi | 31 gennaio 2025, 07:11

"E poi vennero a prendere…", Ventimiglia ricorda le vittime dei campi di sterminio nazisti (Foto e video)

Approfondimento sulle deportazioni in provincia di Imperia

Ebrei, omosessuali, donne, anziani, bambini, politici, rom, disabili, testimoni di Geova e civili. Le vittime dei campi di sterminio nazisti sono state ricordate, ieri pomeriggio, in un incontro pubblico dal titolo “E poi vennero a prendere…” andato in scena nel Centro Polivalente di Sant’Agostino a Ventimiglia. L’incontro, coordinato da Giuseppe Famà, è stato proposto da Coop Liguria in occasione del Giorno della Memoria. 

"A 80 anni dalla sua costituzione, avvenuta il 21 marzo del 1945, ancora in clandestinità prima della liberazione dal nazifascismo, Coop Liguria continua a riconoscersi nei valori di libertà, democrazia e solidarietà, si impegna attivamente nella salvaguardia della memoria, supportando le iniziative promosse dalle associazioni del territorio e offrendo momenti di approfondimento come conferenze, incontri e visite guidate nell'ambito dei suoi programmi di attività sociali" - dice Oliva Faccio di Coop Liguria - "La cooperativa offre anche strumenti e spunti di riflessione alle scuole, grazie al programma di attività didattiche gratuite Saperecoop, nell'ambito del percorso 'Per non dimenticare', che quest'anno si è arricchito del filmato 'Storia di un viaggio a Mauthausen', una produzione del centro documentazione audiovisiva Coop in collaborazione con Aned". 

A condurre l'evento, in forma di dialogo, sono stati Diego Marangon e il relatore Paolo Veziano, storico e scrittore, che ha fatto un approfondimento sulle deportazioni in provincia di Imperia di cui furono vittime, insieme agli ebrei, anche politici, omosessuali, rom, disabili e testimoni di Geova. "Per decenni si è cercato di raccontare la Shoah con i numeri delle persone uccise o sterminate, ora, invece, si cerca di ricostruire le storie delle persone. E' un impegno che io intendo portare avanti visto che ancora oggi non sappiamo chi siano alcune vittime" - afferma lo storico e scrittore Paolo Veziano - "Questi giorni di riflessione servono a imparare a conoscere le persone e così anche chi racconta diventa, al contempo, vittima di questa storia. Quando si parla di Shoah si pensa a una distruzione fisica ma era solo una parte della distruzione perché il piano perpetrato dai nazisti prevedeva innanzitutto la cancellazione dell'identità distruggendo documenti e foto. Le persone così non sono più nulla. Annientavano bambini perché potevano testimoniare. E' stato un processo sistematico, soprattutto in Polonia. La più giovane vittima della persecuzione della nostra provincia è stata Anna Luciana Norzi, una bambina di undici anni che fu arrestata a Sanremo il 26 novembre 1944 e portata insieme al padre nel carcere di Santa Tecla. Il direttore, però, non voleva bambini nel carcere e così fu affidata alla portinaia dello stabile. Quando fu il momento del trasferimento alle carceri di Marassi i tedeschi si sono accorti della mancanza della bambina, si fanno dire dove si trovasse e la portinaia la consegna ai soldati. La bambina fu uccisa immediatamente all'arrivo ad Auschwitz. Sono stati uccisi 6 milioni di ebrei e significa che così si sono perse sei milioni di storie che si sarebbero potute evolvere in un modo o in un altro laddove la coscienza avesse avuto un sussulto".

L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla collaborazione di numerose associazioni del territorio impegnate nel mantenere viva la memoria della nostra storia e nella difesa dei valori democratici, di libertà, giustizia e solidarietà come ANED Savona-Imperia, la sezione ANPI Ventimiglia, l’Associazione Culturale XXV Aprile, Liber Theatrum, il gruppo P.E.N.E.L.O.P.E., Spes Onlus, M.I.A. Movimento Imperiese Arcobaleno Arci Gay, Scuola di Pace e la sezione Soci Coop Liguria di Ventimiglia, che hanno arricchito il dibattito conclusivo con interessanti interventi e spunti di riflessione.

"E' una storia che ci insegna tantissimo" - dichiara Matteo Lupi della Spes - "Il nazismo progetta lo sterminio degli ebrei insieme ad altre tante persone, come quelle con disabilità. C'è stata un'alleanza tra il mondo della scienza e psichiatria tedesca con il regime nazista: entrambi riconoscono la necessità di fare presto e di evitare di continuare a sfamare bocche inutili, persone che sono un problema per l'economia dell'impero. I 70mila disabili che vengono annientati attraverso diversi esperimenti vengono sterminati attraverso un progetto chiaro e una programmazione voluta e sostenuta dalla scienza. I disabili sono stati i primi ad essere gasati mentre persone con problemi di disagio mentale vengono denutrite e portate alla morte senza ricevere cibo e acqua. Dopo ottant'anni dobbiamo sempre organizzare eventi come questo. Alla Spes abbiamo creato un piccolo giardino di memoria e una di quelle panchine racconta la storia del 27 gennaio. Ogni anno riempiamo quel momento attraverso letture che coinvolgono le persone che frequentano il nostro centro diurno per ravviare l'importanza della memoria e dell'impegno quotidiano invitando a non essere indifferenti di fronte agli abomini della storia".

"In Italia dal 1889 l'omosessualità non fu mai penalizzata, neanche nel periodo del fascismo. In quegli anni si parlava di atti impuri tra uomini. Nel 1931 con il codice Rocco si pensò di reinserire le leggi anti-omosessuali in Italia ma l'idea venne scartata perché si diceva che gli italiani erano troppo virili per poter essere omossessuali. Per settant'anni gli italiani ripeterono, infatti, che l'omosessualità era un tipico vizio da inglesi e tedeschi" - sottolinea Marco Antei di M.I.A. Arcigay Imperia, associazione che per la prima volta ha partecipato a una manifestazione a Ventimiglia in occasione del Giorno della Memoria - "Non cambiò nulla per l'omosessualità con le leggi razziali del 1938. Si è deciso di intervenire con sanzioni amministrative anziché leggi ad hoc. Gli omosessuali in Italia vennero mandati al confino sulla base del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza che dava alla polizia il potere discrezionale di eliminare dalla convivenza sociale un individuo che avesse un atteggiamento 'scandaloso'. Le repressioni che avevano avvenivano attraverso processi sommari, bastava una denuncia di un vicino, non era necessaria una prova. Le persone venivano punite con pestaggi, olio di ricino e ammonimenti come l'arresto domiciliare mitigato. Il paradosso del dopoguerra è che non c'erano leggi contro l'omosessualità da cancellare ma continua l'omertà. La prima menzione legislativa fu nel 2016. Per quanto riguarda i confinati in Italia si parla di 400 ufficialmente arrestati come confinanti politici. Molte centinaia come confinati comuni. Il totale stimato è di oltre 1000. Non si conosce il numero degli ammoniti ma si sa che non ci furono deportati italiani nei campi di concentramento in quanto omosessuali. Nel resto d'Europa la situazione è differente. Sono state 100mila le vittime, stimate nei campi di concentramento, dell'omocausto. Le lesbiche vennero deportate come asociali o prostitute e, pertanto, ad oggi è difficile distinguerle e contarle".

Un toccante intervento è stato quello di Pia Orsini e Daniela Lorenzi dell'associazione P.E.N.E.L.O.P.E. o.d.v. Donne del Ponente per le Pari Opportunità che hanno letto poesie e brani tratti dal libro 'Destinazione Ravensbrück. L'orrore e la bellezza nel lager delle donne' di Raffaella Ranise, Donatella Alfonso e Laura Amoretti. "Non ho più vestiti addosso, non ho scarpe, non ho borsa, portafoglio, penna, non ho più nome, sono stata etichettata 35282, non ho capelli, non ho più un fazzoletto, non ho più foto di mia mamma e dei miei nipoti, non ho più l'antologia in cui ogni giorno nella mia cella ho imparato la mia poesia, non mi è rimasto niente. Le mie mani, il mio cranio, il mio corpo sono nudi" - legge Pia Orsini.

"Abbiamo ricavato questa testimonianza dal libro 'Destinazione Ravensbrück', scritto da tre donne, che ci ha permesso di avere informazioni sul campo costruito per le donne" - fa sapere Daniela Lorenzi - "Dà anche informazioni sul campo di transito di Vallecrosia, in cui furono incarcerate cinque donne, due delle quali erano ragazzine, figlie di un ebreo e di una donna non ebrea, che riuscirono a ritornare. Vogliamo dedicare un ricordo specifico alle donne vittime della Shoah e alle immane sofferenze che hanno subito senza neanche ottenere un minimo riconoscimento sociale quando ritornarono".

Tra il numeroso pubblico presente vi era anche Vittorio Toesca, consigliere comunale di Sanremo.

Elisa Colli

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