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Attualità | 17 gennaio 2025, 14:21

Sanremo, il grido d'aiuto di Anna: "21 denunce non bastano a fermare il mio stalker. Lo trovo ovunque"

La donna, residente in un comune della Riviera, ammette: "Ho paura, voglio solo ricominciare a vivere, mi piacerebbe trovare un lavoro e trasferirmi nella mia città d'origine"

Sanremo, il grido d'aiuto di Anna: "21 denunce non bastano a fermare il mio stalker. Lo trovo ovunque"

È bastato un semplice sguardo nei suoi occhi per capire il dramma che Anna (nome di fantasia), una donna residente in un comune della Riviera di Ponente, vive da più di un anno. Intrappolata in un incubo che sembra non avere fine, la sua è una storia di dolore, paura e solitudine, ma anche di una forza straordinaria che merita di essere ascoltata. Anna è vittima di stalking, una persecuzione psicologica che definisce “la forma più diabolica che possiate immaginare”. Dopo aver denunciato il suo persecutore per ben 21 volte, con oltre 600 chiamate anonime bloccate e un numero incalcolabile di episodi di terrore, tra cui anche violenza fisica e psicologica, si ritrova oggi a convivere con la minaccia costante di una presenza che non le dà tregua.

“Cerco ascolto, cerco aiuto - esordisce Anna - affinché qualcuno comprenda cosa significa avere a che fare con un soggetto privo di lucidità e libero di agire. Prima che anch'io finisca nella lunga lista delle donne che riposano per sempre presso i cimiteri da nord a sud dell'Italia". Anna non usa mezzi termini per denunciare l'indifferenza di un sistema che, a suo dire, l'ha lasciata sola di fronte al suo aguzzino. Racconta di un uomo che un tempo si presentava come un innamorato romantico, ma che si è rivelato un manipolatore ossessivo, capace di trasformare ogni mezzo in un'arma: il telefono, le parole, i gesti. 

“Mi sento punita per aver scelto l'uomo sbagliato" dice Anna, descrivendo un vissuto che purtroppo accomuna molte donne. "Come tutte le storie all’inizio, anche io godevo di tutti quegli aspetti che ogni donna vive investendo emozioni, con inni alla vita e momenti di spensieratezza. Tutte queste magie, però, hanno presto mostrato le prime crepe. In breve tempo mi sono trasformata da essere umano a oggetto, manipolato da un padrone. Poi è subentrata una gelosia patologica, che aveva il solo obiettivo di allontanarmi dagli amici, dalla vita sociale... dalla mia vita".

La sua vicenda è segnata non solo dall'angoscia quotidiana, ma anche dalla frustrazione per un sistema giudiziario che non sembra offrirle la protezione necessaria: “Perché nessuno chiede i tabulati telefonici come prove? Perché un cellulare nelle mani di uno stalker non viene visto come un'arma?” si domanda con amarezza. Non sono solo le 600 chiamate ricevute in questi mesi, di cui solo 50 nella giornata di Natale, a spaventarla. L’idea di ritrovarsi alla fine di una strada, o fuori dalla vetrina di un bar, faccia a faccia con il suo ex fidanzato la tormenta. Eppure, a luglio 2024, dopo 10 denunce, l'uomo era stato condannato: sei mesi di arresto domiciliare con tanto di braccialetto elettronico. "Con o senza mezzi restrittivi, non ha mai smesso di torturarmi psicologicamente. Ancora oggi lo vedo fare avanti e indietro negli stessi posti dove vado. Pochi giorni fa l'ho trovato a spiarmi nella stradina dove abito. Sono in attesa di scoprire quando avverrà il processo, anche se in questo momento non sto bene. Ho chiesto aiuto anche ad un centro antiviolenza, che mi ha dato forza e soprattutto la sensazione di essere capita". 

Anna non chiede compassione, ma un'azione concreta: che le sue denunce vengano ascoltate, che chi di dovere agisca prima che accada l'irreparabile. Il suo appello è rivolto a tutte le donne, affinché trovino il coraggio di non tacere, e alla società, perché non volti lo sguardo altrove. “L'indifferenza è un cancro sociale”, dice, sottolineando come la lotta contro lo stalking non sia solo una battaglia individuale, ma una questione di responsabilità collettiva. "Voglio ricominciare a vivere, mi piacerebbe trovare un lavoro e trasferirmi nella mia città. Sono stanca di soffrire". 

Anna vuole raccontare la sua storia, sperando che la sua voce possa spezzare il silenzio e spingere a riflettere sulla necessità di proteggere le donne vittime di violenza e persecuzione. È una richiesta di aiuto, ma anche un atto di coraggio. “Voglio raccontare la mia storia maledetta, prima che uno strano epilogo mi tolga la parola... per sempre.” Il suo appello non è solo un grido di dolore, ma un monito a non ignorare ciò che accade vicino a noi".

Andrea Musacchio

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