Continua dinanzi la Corte d'Assise di Imperia, presieduta dal giudice Carlo Indellicati con a latere Francesca Di Naro, il processo che mira a fare luce sulla morte di Osakpolor Omoregie, giovane nigeriano, che è annegato nelle acque del Roya, a Ventimiglia, il 29 maggio del 2019. Accusato di omicidio preterintenzionale, lesioni aggravate e minacce, vi è un connazionale ossia Fortune Nworji, 30enne assistito dall'avvocato Elena Pezzetta.
Stando alla ricostruzione operata dal pm Paola Marrali, titolare del caso, l'imputato - in concorso con altri due soggetti al momento irreperibili - avrebbe prima colpito ripetutamente la vittima con un bastone e poi lo avrebbero linciato con pietre e cocci di vetro. Il gruppo poi, avrebbe inseguito il ragazzo che - per sfuggire ai presunti aggressori "non avendo altra via di fuga" - si gettò nel Roya e morì annegato. Durante l'inseguimento, come riferito da alcuni testimoni, i tre gridarono alla vittima "fuck you, come here" nel tentativo di riacciuffarlo.
Oltre all'omicidio preterintenzionale l'imputato deve rispondere anche dei reati di lesioni aggravate e minacce. All'esito dell'autopsia infatti furono rinvenuti sul corpo martoriato della vittima contusioni varie e anche "una tumefazione sovraorbitaria sinistra". Traumi questi che indicarono un violentissimo pestaggio. Pestaggio da cui il giovane nigeriano ha cercato in tutti i modi di sfuggire, ma che fu il prologo della tragedia, l'ennesima che vede quale protagonista sfortunato un ragazzo extracomunitario giunto a Ventimiglia e inghiottito dal ghetto del Roja.
Stamani in udienza hanno testimoniato per la seconda volta, come disposto dalla Corte d'Assise e come richiesto dalle parti, alcuni giovani nigeriani che erano presenti alla violenta lite avvenuta nei pressi di un locale situato lungo la passeggiata Oberdan dove un nutrito gruppo di migranti stava trascorrendo la serata consumando non solo cibi, ma anche alcolici.
I ricordi dei ragazzi oggi in aula sono stati 'costellati' da molti "non ricordo" considerato sia che sono passati sei anni dai fatti, ma soprattutto che quella sera avevano assunto sostanze alcoliche. Entrambi i testi hanno, però confermato che l'imputato era uno dei tanti che aveva partecipato alla lite e che la vittima, per sfuggire agli aggressori, si è lanciata nel fiume nella speranza di oltrepassarlo, ma poi è stato inghiottito dalle acque. Nessuno dei due ha, però saputo riferire con previsione se l'imputato ha materialmente inseguito il connazionale, portandolo di fatto a gettarsi nel Roja per sfuggire al linciaggio.
All'esito delle testimonianze oggi registrate in aula la Corte ha chiuso l'istruttoria dibattimentale e ha poi aggiornato il processo al 19 febbraio quando è prevista la requisitoria del Pm Marrali nonchè le discussioni del legale dell'imputato, Pezzetta, e della parte civile ossia i fratelli e i nipoti della vittima, rappresentati dall'avvocato Marco Bosio.