“In merito al dibattito sorto sul tema dell’aborto, dei metodi anticoncezionali, dei costumi sessuali e della libertà delle donne di cui si parla in questi giorni, sento la responsabilità di intervenire al fine di promuovere un confronto rispettoso, equilibrato e radicato nei principi della Costituzione, delle leggi italiane e delle istituzioni”. È Vittorio Toesca, consigliere comunale di Sanremo, che interviene in merito alle recenti affermazione del vescovo Monsignor Antonio Suetta.
“Innanzitutto – spiega Toesca - vorrei fare una precisazione sulla legge 22 Maggio n. 194 del 1978 (di cui invito alla lettura), spesso oggetto di discussione, poichè essa non incentiva l’aborto, ma ne regola l’accesso per garantire la tutela della salute fisica e mentale delle donne. In qualità di psicologo, infatti, desidero sottolineare l’importanza di questa normativa che fornisce un quadro di sicurezza ed è un fattore protettivo per le donne non solo a livello fisico, ma anche psichico ed emotivo. Ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza non è mai una scelta semplice o priva di implicazioni psicologiche: molte donne affrontano un profondo dolore interiore, sensi di colpa o dubbi che possono influenzare il loro benessere mentale anche a lungo termine quindi mi preme sottolineare che non sia mai una decisione presa con leggerezza, ma che sia un’opzione molto complessa presa in un momento di estrema fragilità.
In questo contesto, l’assistenza fornita dal Sistema Sanitario Nazionale e riveste un ruolo cruciale. Esprimo solidarietà e stima nei confronti dei professionisti sanitari delle ASL che, con competenza e sensibilità, offrono alle donne non solo le cure necessarie, ma anche il supporto umano per affrontare un momento così delicato.
Le affermazioni che descrivono l’aborto come una ‘mattanza’, motivate da una sensibilità morale e religiosa, rischiano di aggiungere un ulteriore carico emotivo alle donne e alle coppie già provate da questa esperienza traumatica. Inoltre, considerare ‘sbagliate’ alcune condotte sessuali è un giudizio di valore privo di fondamento giuridico, dal momento che sono deprecabili solo quelle condotte che violano il codice penale. All’interno di un dibattito su temi così delicati, occorre un approccio che tenga conto delle molteplici sfaccettature umane e sociali coinvolte, senza stigmatizzare le scelte individuali, ma offrendo invece sostegno e ascolto alle persone che sono chiamate a prenderle.
Numerosi articoli della Costituzione, garantiscono per estensione e generalizzazione non solo la libertà delle donne di scegliere in merito alla propria gravidanza, ma anche la libertà per i professionisti sanitari di esercitare la loro professione con coscienza, sempre nel rispetto della legislazione, così come evidenziato anche all’interno del testo della legge oggetto di dibattito. La convergenza tra rispetto dei diritti, professionalità e umanità consente di costruire una società più giusta e solidale per la quale siamo chiamati e chiamate a adoperarci.
Per quanto riguarda i metodi anticoncezionali, sono opportune alcune riflessioni in merito. Innanzitutto, essendo per definizione ‘anticoncezionali’ non prevedono il concepimento, pertanto se esso non avviene si previene quel processo biologico che porterebbe alla futura gestazione. Per quanto riguarda la cosiddetta ‘pillola del giorno dopo’ è anch’essa un metodo preventivo perchè interrompe il processo biologico sul nascere, ammesso e non concesso che esso sia effettivamente avvenuto dal momento che le possibilità di rimanere incinta per una donna dopo un rapporto sessuale sono in media il 25% all’interno del ciclo di ovulazione che comprende un quinto dei giorni del ciclo completo (quindi il 25% del 20% ovvero il 5%, quindi una possibilità su venti). Anche in questo caso i dispositivi di legge garantiscono la piena autonomia della donna di disporre del proprio corpo e della propria presunta o potenziale gestazione attestando la libertà della stessa di scegliere e credo sia questa la strada maestra da seguire, frutto di passati dibattiti e lotte per i diritti civili ormai ultracinquantennali. In ogni caso, da uomo, non mi arrogo il diritto di dire a una donna come penso dovrebbe agire in un ambito di sua pertinenza.
Rivolgo pertanto un appello a tutte le parti coinvolte nel dibattito affinché si promuova un confronto costruttivo dai toni pacati e non sensazionalistici, volto a tutelare i diritti e la dignità di ogni persona, riconoscendo la complessità delle situazioni e la necessità di sostenere e ascoltare chiunque affronti scelte difficili tenendo conto delle normative vigenti e delle leggi che regolano i rapporti della società civile.
Colgo l'occasione per fare a tutti e tutte i miei più sinceri auguri di felice anno nuovo, confidando che porti a una comunione di valori che possano rendere la nostra società più coesa, unita e realmente fraterna”.