/ Attualità

Attualità | 13 dicembre 2024, 19:00

Cold case svedese, omicidio Dankha, la difesa di Aldobrandi: "Processo un unicum in Italia e in Europa. Mancano prove certe" (Foto)

L'avvocato Cravero ha inoltre chiesto alla Corte di rivalutare la decisione di non ascoltare alcuni testimoni

Nell’ultima udienza del processo contro Salvatore Aldobrandi, accusato dell’omicidio volontario aggravato di Sargonia Dankha, è stata la volta dell’avvocato Fabrizio Cravero, difensore dell’imputato, di prendere la parola. Il suo intervento, dalla durata di oltre 4 ore, si è concentrato sulle peculiarità di un procedimento che, secondo il legale, presenta criticità legate al tempo trascorso e alla natura delle prove.

L’avvocato Cravero ha definito il procedimento come "un unicum nel panorama nazionale e forse europeo", sottolineando la difficoltà di giudicare eventi risalenti a 29 anni fa. "Le lancette dell’orologio della Corte d’Assise devono tornare al 1995, basandosi sui dati e sulle testimonianze dell’epoca, molte delle quali oggi risultano lacunose."

Il legale ha messo in evidenza come il sistema giudiziario italiano e quello svedese divergano su punti fondamentali: tra tutti, in Svezia, senza il ritrovamento del corpo non si può procedere con un processo per omicidio, mentre in Italia è possibile. "Questa differenza di approccio rende il procedimento in Italia monco, basato su elementi che non sempre possono essere considerati certi."

Fabrizio Cravero ha chiesto alla Corte di rivalutare la decisione di non ascoltare alcuni testimoni, ritenuti cruciali per esplorare ipotesi alternative. "Non possiamo ignorare le regole del giusto processo," ha dichiarato Cravero. "Ci sono piste che non sono state approfondite, eppure il compito della giustizia è verificare ogni possibilità prima di emettere un giudizio."

Cravero ha evidenziato come molte testimonianze siano state raccolte in un contesto di sospetti immediati nei confronti di Aldobrandi: "Le indagini si sono concentrate subito su di lui, a partire dalla perquisizione del 20 novembre 1995. Tuttavia, i luoghi indicati come rilevanti non hanno portato a nulla di conclusivo. Si parlò di ossa, ma si trattava solo di resti animali". L’avvocato ha posto l’accento anche sulle accuse di maltrattamento rivolte ad Aldobrandi: "Non basta dire che ci sono state condotte violente. Quando e dove? Quante volte? E soprattutto, quale testimonianza credibile colloca questi episodi in una dinamica di escalation?" Ha inoltre sostenuto che il contesto culturale e sociale della Svezia degli anni ’90 non sia stato adeguatamente valutato: "Abbiamo compreso davvero come si viveva in quella società e in quella famiglia all’epoca? Ci vogliamo calare in quella realtà?".

Cravero ha poi invitato la Corte a concentrarsi esclusivamente sui dati certi: "Il processo penale deve accertare se il fatto descritto nell’imputazione sia stato commesso dall’imputato. Nient’altro. Qui non stiamo giudicando il carattere di Salvatore Aldobrandi, né le sue scelte di vita. Dobbiamo chiederci se ci sono prove certe che lo colleghino a un omicidio. Se queste prove non ci sono, la giustizia non può che prenderne atto. Ci sono innumerevoli elementi che sono distonici rispetto alla ricostruzione. Davvero non possiamo valutare ipotesi alternative? Aldobrandi ha sempre negato le accuse e si è dichiarato innocente. Ha sempre confermato di non avere un alibi, perché è sincero!".

L'avvocato ha concluso il suo intervento: "Si richiede l'ergastolo per un uomo che non è, volente o nolente, quello del '95. E' evidente che sia un altro uomo. E' evidente che ha vissuto in maniera diversa per altri 30 anni e lo ha confermato la moglie. Non ci sono prove certe".

Alle parole di Cravero, sono arrivate le repliche dei Pubblici Ministeri di Imperia, Paola Marrali e Matteo Gobbi. "Non ci vogliamo soffermare su tutto - spiega Marrali - Mi spiace quando venga sollevato del fumo. Spiace sentire dire certe cose, come ad esempio: 'Se io non voglio stare con una persona, allora non ci sto'. Questi reati vanno trattati in maniera diversa. E poi: le botte erano botte nel 1995, come oggi. Gli sputi erano sputi, sia nel 1995 che oggi". "Non possiamo dire con esattezza quali sono gli eventi che hanno portato all'omicidio - aggiunge Gobbi - Qua non si sta discutendo del come sia accaduto esattamente. La ricostruzione fatta è l'unica possibile". 

Andrea Musacchio

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A DICEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium