Si va al Consiglio di Stato, com'era prevedibile, per affrontare il caso-Festival dopo la tranciante sentenza del Tar che ha bocciato l'affidamento del marchio (e quindi dei diritti di sfruttamento) e dell'organizzazione artistica tramite il reiterato sistema della convenzione Comune-Rai. E' una delle due strade subito imboccate dalla giunta Mager: da un lato il ricorso in appello, anche perché i tempi sono ristretti (entro 30 giorni dalla notifica della sentenza), dall'altro la costruzione delle basi della manifestazione d'interesse propedeutica all'appalto dall'edizione 2026 in poi, se questa dovesse risultare davvero la soluzione finale.
Per la contestazione del verdetto pronunciato dai giudici amministrativi liguri, in accoglimento (parziale) del ricorso presentato dal discografico Sergio Cerutti (etichetta Je ed ex presidente Afi), l'esecutivo di Palazzo Bellevue dovrebbe esprimersi formalmente domani (o comunque nei prossimi giorni) con l'adozione di un'apposita delibera, ma fin da oggi si è capito che ormai il dado è tratto (alea iacta est). D'altronde, ci si aspetta che la Rai faccia altrettanto a breve, dopo aver messo in moto la sua corposa macchina legale. La posta in gioco è troppo alta per non mettere in atto immediate contromosse.
Con due avvocati nei posti chiave rispetto a questa vicenda, il sindaco Alessandro Mager e l'assessore al turismo e manifestazioni Alessandro Sindoni, e senza dimenticare gli altri tre in giunta (Massimo Donzella, Lucia Artusi e "Chicca" Dedali), è ancora di più inevitabile l'impugnazione della "storica" sentenza. Che, di fatto, verrà affidata allo studio genovese Bonura, il quale ha già tutte le carte avendo assistito il Comune nella causa al Tar. E proprio perché da legali ben conoscono i tempi lunghi del Consiglio di Stato, ecco l'altra mossa per non farsi trovare impreparati al termine del Festival 2025 in calendario dall'11 al 15 febbraio, "salvato" dalla scure del Tribunale amministrativo regionale: istituire una commissione speciale interna, coordinata dal segretario generale Monica Di Marco (composta da dirigenti e funzionari competenti) sotto la supervisione di Mager e Sindoni, per impostare la manifestazione d'interesse dalla quale dovrebbe poi discendere il bando d'appalto.
Perché il Comune non può permettersi di farsi trovare impreparato nel caso in cui (e chissà quando) il verdetto d'appello dovesse confermare quello di primo grado, tenuto conto del largo anticipo sulle date di svolgimento del Festival che richiede la sua complessa organizzazione. E nell'eventualità di un ribaltamento delle conclusioni tratte dal Tar si troverebbe già con un "termometro" delle reali attenzioni ad ampio raggio verso la kermesse, mai sperimentato prima d'ora, che potrebbe agevolare il ritorno alle trattative dirette con la Rai, con la collaudata formula della convenzione oppure con un'altra.