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Cronaca | 04 novembre 2024, 07:07

Sanremo: detenuto picchia un agente in carcere solo perchè il telefono non funziona, i sindacati "Situazione al culmine"

La UilPa, con il segretario Pagani evidenzia come ormai servano misure e strumenti straordinari

Sanremo: detenuto picchia un agente in carcere solo perchè il telefono non funziona, i sindacati "Situazione al culmine"

Un detenuto del carcere di Valle Armea a Sanremo, un 21enne italiano in carcere per rapina, ha picchiato violentemente al petto un agente della Polizia penitenziaria addetto alla quarta sezione del penitenziario, solo perché non riusciva a telefonare per un blocco alla linea telefonica

La notizia è stata confermata da Faboi Pagani, segretario  del sindacato UilPa. L’agente, soccorso nell’immediatezza dei fatti, ha riportato una prognosi di 6 giorni ed è stato portato in ospedale. “Siamo costretti a registrare ancora tensioni e disordini ne carcere – evidenzia Pagani – e, quanto sta avvenendo nei penitenziari certifica la crisi del sistema e il fallimento complessivo della sua organizzazione e gestione. La Polizia penitenziaria è stretta fra l’incudine della violenza dei detenuti e il martello delle inchieste della magistratura, considerato che pressoché a ogni intervento necessario per ristabilire un minimo di ordine e sicurezza partono le denunce degli stessi autori dei disordini, molto spesso, nel solo tentativo di precostituirsi un alibi. Non è raro, ormai, che le donne e gli uomini del corpo, solo per fare il proprio dovere, si sentano dire da ristretti che faranno la fine dei colleghi di Santa Maria Capua Vetere o di Reggio Emilia”.

Pagani sottolinea come sia evidente la situazione emergenziale dei penitenziari, anche per il sovraffollamento detentivo: “Sono 14mila i detenuti in più, e l’insufficienza di operatori (mancano 18mila unità), non può essere efficacemente affrontata con misure e strumenti ordinari. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il Governo Meloni e il Parlamento tutto ne prendano atto e varino un decreto carceri per affrontare le questioni preminenti e, parallelamente, si avvii un percorso di riforme complessive per l’intero apparato d’esecuzione penale e, particolarmente, per quello intramurario. Presto, nostro malgrado, si toccherà un punto di non ritorno”.

Carlo Alessi

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