Politica - 21 ottobre 2024, 12:21

Il tema mafia irrompe nella corsa al voto in Liguria, intervista a Sandro Ruotolo: “Mettere capolista un indagato per voto di scambio è un’enorme responsabilità di Bucci”

Il giornalista antimafia ed europarlamentare in visita a Genova: “Toti sullo yacht di Spinelli è stata un’immagine devastante. Tornerà? È tornato Cuffaro…”

In Liguria c’è una presenza storica e consolidata della ‘ndrangheta, basti pensare allo scioglimento dei Comuni di Lavagna, Bordighera e Ventimiglia. Recentemente c’è stato un salto di qualità, negare fa male”.
A dirlo è Sandro Ruotolo, giornalista, europarlamentare del Partito Democratico, una vita in prima linea contro le mafie, ha fatto tappa al fianco di Andrea Orlando in una regione storicamente terra di criminalità organizzata, basti pensare che qualche tempo fa la provincia di Imperia si guadagnò la definizione di ‘sesta provincia della Calabria’.

Prima la tappa al ‘Libeccio’ di Pegli (locale sequestrato alla mafia e in attesa di una nuova vita), poi in piazza Don Gallo e nel centro storico per visitare gli altri locali rinati dopo il sequestro alla criminalità organizzata.
C’è un aumento delle interdittive antimafia che stanno paurosamente crescendo in tutta Italia” prosegue Ruotolo ai nostri microfoni andando poi sul tema cardine degli ultimi mesi in Liguria: “L’indagine Toti e il sistema Toti ci devono preoccupare. È vero che lui ha riconosciuto la colpevolezza nell’aspetto corruttivo, ma c’è un’indagine aperta per il voto di scambio”. Poi l’affondo diretto: “Mettere come capolista in una delle liste civiche Stefano Anzalone, indagato per voto di scambio, è una responsabilità enorme da parte di Bucci che nega e non prende le distanze dal sistema di Toti, con il ruolo dei gemelli Testa di Riesi. Toti ridimensiona, dice che sono solo quattrocento voti, che per un candidato alla presidenza possono essere pochi, ma per un candidato sono molti. La mafia ti vota, ma in cambio deve avere sempre qualcosa. Non lo fa mai gratis. C’è una bellissima commedia di Eduardo De Filippo che si chiama ‘è cos'e nient’, ma qui non è una cosa da niente: la qualità del consenso, il rapporto con le cosche. È impressionante, mi pare che siano novantasei i beni confiscati alle cosche nel centro storico. Questo è sì un segno positivo che la magistratura procede, ma vuol dire anche che ce ne sono tanti”.

Ma perché la questione dei riesini è finita nelle retrovie, coperta da mille parole sull’affaire corruzione? “La mafia è facile da spiegare quando hai l’omicidio, è meno difficile quando è così - risponde Ruotolo - è una questione democratica di rispetto della costituzione. Quando subentra il potere violento della camorra, come con le imprese, viene meno il diritto costituzionale della libera impresa. Fare finta di niente non è una cosa da niente”.

E poi c’è l’intreccio con la politica. “Da senatore mi sono impegnato per lo scioglimento del consiglio comunale di Torre Annunziata a guida Pd, anche se senza il simbolo. Non è una questione di destra o sinistra. Sarebbe un gesto coraggioso da parte della destra ligure prendere le distanze e dire che certi voti non servono. Mi appello agli elettori della destra: andate a votare la destra, scegliete i candidati buoni, non votate i candidati che sono indagati per voto di scambio. Ci sono dei candidati che non vanno votati”.

E oggi qual è la situazione della Liguria? “La mafia cerca i soldi, lo scopo è fare soldi in maniera illecita - spiega Ruotolo - la mafia è quella che sta nei paradisi fiscali, il lavaggio del denaro sporco nelle imprese. Nei primi due ani della pandemia c’è stato un cambio di proprietà per cinquantasettemila aziende, la classica manovra speculativa in tempi di crisi. È una spia di riciclaggio, di lavaggio di denari. Non dobbiamo mai essere tranquilli. La Liguria è piena di inchieste, anche se sembrano minime. Il caso di Pegli è emblematico, un territorio in cui c’è ancora paura tra la gente. Un po’ di responsabilità ce l’hanno anche i giornali perché bisogna parlarne, ma significa che la presenza c’è. Ci sono famiglie di cui fa paura nominare i cognomi. Noi lanciamo l’allarme, sono venuto a sostenere Andrea Orlando e loro fanno finta di niente”.

L’immagine devastante è quella del presidente di un organo elettivo che sale sullo yacht di Spinelli, che vergogna! - conclude Ruotolo, tornando all’inchiesta per corruzione - e invece prova a parlare del patteggiamento. Ha dato uno schiaffo alle istituzioni, un presidente di Regione riceve in ufficio, non va sugli yacht”.
E, infine, alla domanda secca su un eventuale ritorno di Toti, non fa giri di parole: “È tornato Cuffaro…”.

Pietro Zampedroni