Futuro. Sì, parafrasando uno dei suoi brani più celebri (Il futuro, 1998), possiamo dire che la performance di Mimmo Locasciulli sul palco dell'Ariston, durante la seconda serata del Premio Tenco, ha saputo disegnare traiettorie in grado di dare luce, calore e speranza, lungo una tratta, quella dei migranti, sempre più buia e fredda. Il cantautore abruzzese, accompagnato dal figlio al contrabbasso e dal quartetto Pessoa, ha portato in scena un'esibizione ricca di significato e umanità. Gli strumenti utilizzati dal quartetto Pessoa sono stati costruiti dai detenuti del carcere di Opera, realizzati con il legno recuperato dalle barche dei migranti naufragate, simbolo di speranza e tragedia.
Prima della sua performance, Locasciulli ha raccontato un momento che lo ha profondamente segnato: "Un giorno mi invitarono a Lampedusa per la Porta dei Migranti. Sono stato lì, e anche se c’è stato un momento di spettacolo la sera con Lucio Dalla e Carboni, tornando a Roma sono stato travolto. Mi sono chiesto: quanto c’è di buono nell'uomo e quanto c’è di male? E di riflesso ho pensato: e io? Quanto ho di buono?".
Da questa riflessione è nato il suo disco Idra, un album del 2009 ispirato ai sette peccati capitali. "Questo viaggio interiore mi ha portato fino a qui, esibendomi su questo palco con mio figlio e il quartetto Pessoa, che utilizza questi strumenti speciali. Questa occasione mi ha dato la possibilità di confrontarmi con un'umanità scartata", ha concluso Locasciulli.
La sua esibizione al Premio Tenco non è stata solo un momento musicale, ma anche un profondo atto di riflessione sulle fragilità e le contraddizioni dell'essere umano, attraverso il potere trasformativo della musica e degli strumenti costruiti con un passato drammatico e carico di significato.
(Foto Erika Bonazinga)