Lunedì 21 ottobre Alleanza Verdi Sinistra di Imperia organizza due incontri, uno a Imperia (alle 17.30 nella sala convegni di Via Schiva 48) ed uno a Sanremo (alle 21.00 nella sala conferenze dell’Hotel Nazionale di Viale Matteotti 3) per parlare della sanità che vogliamo: pubblica, gratuita, universale.
A parlare del tema e delle proposte insieme a due dei candidati della circoscrizione di Imperia della lista Alleanza Verdi Sinistra, Marcella Rognoni e Jacopo Colomba saranno presenti diversi specialisti ed esperti del settore sanità. All’incontro di Sanremo ci saranno Giovanna Baldassarre (neurologa), Giulia Berberi (odontoiatra presso ASL1).
Ad entrambi gli incontri sarà presente Donatella Albini, responsabile nazionale per la sanità di Sinistra Italiana, medico specializzata in ginecologia, docente universitaria. Donatella Albini è nota per il suo impegno sociale e politico decennale. Tra l’altro si è recentemente occupata di educazione all’affettività e alla sessualità e da diversi anni è presente nel movimento delle donne e attiva sui temi della difesa dei diritti, in particolare i diritti riproduttivi e sul tema della violenza di genere.
AVS sulla crisi del sistema sanitario in Liguria
In un contesto di emergenza sociale, con il sistema scolastico in difficoltà e un mercato del lavoro fragile, la sanità in Liguria dovrebbe rappresentare un pilastro fondamentale per il benessere collettivo. Tuttavia, i dati mostrano una realtà ben diversa, ed è inaccettabile che la Regione continui a giustificare una situazione che ha ripercussioni dirette e così pesanti sulla vita dei cittadini, e in particolare delle fasce più deboli della popolazione.
A destra si definiscono “quelli del fare”, ma la realtà è che non è stato costruito nessun nuovo ospedale, i pronto soccorso sono intasati e le liste d’attesa interminabili. Il disinteresse per la sanità territoriale è sotto gli occhi di tutti e le conseguenze di questo disinteresse ricadono sempre sugli stessi: i pazienti e gli operatori sanitari. Sono loro, che dovrebbero essere tutelati e supportati, a pagare il prezzo più alto. Invece di concentrarsi su soluzioni reali, il centrodestra continua a ignorare i bisogni della nostra sanità pubblica. Sono pronti a parlare di grandi opere, di progetti edilizi ambiziosi ma quando si tratta della salute delle nostre comunità, c’è solo propaganda
Partiamo da qualche dato. Nonostante la spesa sanitaria rappresenti una porzione significativa del bilancio regionale, pari al 75-80% del totale, le inefficienze strutturali e la carenza di personale sanitario continuano a pesare sui cittadini: in primo luogo le liste d’attesa che nel sistema pubblico ligure sono interminabili. Prenotare una visita cardiologica può richiedere sei mesi di attesa, una colonscopia può richiedere fino a quindici mesi, una risonanza magnetica o una TAC un anno, mentre per una operazione oculistica si va da sei a diciotto mesi. Questa situazione obbliga sempre più cittadini liguri a rivolgersi alla sanità privata o a cercare cure in altre regioni: la Liguria è tra le peggiori in Italia in termini di “fughe sanitarie”, con un saldo negativo di quasi 100 milioni di euro per la mobilità sanitaria. La mobilità sanitaria è un diritto importante, naturalmente: ma non può diventare un obbligo, e una via per la discriminazione.
Uno sguardo al territorio
Guardiamo prima di tutto la nostra provincia: sul nostro territorio la carenza di personale sanitario è significativa, e aggravata dalla mancanza di strutture territoriali ambulatoriali e di una medicina preventiva adeguata, con esami di screening sempre più ridotti; negli ospedali si calcola una mancanza di circa 200 posti letto, che causa il sovraffollamento dei reparti e dei pronto soccorso, spesso unica risorsa disponibile quando non si riesce a reperire un medico di famiglia o una guardia medica. Inoltre, c’è una grave carenza di strutture per la riabilitazione, che rende difficile il trasferimento dei pazienti dimessi dai reparti.
E a proposito di privatizzazioni, in provincia di Imperia il rischio è quello di una deriva davvero selvaggia, come abbiamo visto con lo smantellamento e privatizzazione dell’Ospedale S. Charles di Bordighera; e di una tendenza aziendalistica sempre più marcata, con il progetto approvato e finanziato che prevede la costruzione del nuovo ospedale “unico” a Taggia, (con un costo stimato di quasi 400 milioni di euro), che comporterà la chiusura degli ospedali pubblici di Sanremo e Imperia e ridurrà ulteriormente i posti letto, con una perdita di circa 200 unità, aggravando la già precaria situazione sanitaria nella provincia.
I dati della crisi
A livello regionale, il dato emerso in questi giorni da uno studio dell’Università Bocconi rivela che La Liguria si trova ai primi posti per spesa sanitaria privata pro capite, con una media di 900 euro all’anno in capo ad ogni singolo cittadino ligure: cifra superiore di quasi 200 euro rispetto alla Lombardia e del 10% rispetto alla media nazionale.
Nel 2022, il 51% dei cittadini liguri ha finanziato privatamente le visite specialistiche, un dato superiore alla media nazionale del 48%. Anche gli esami diagnostici vedono una partecipazione privata pari al 36%, contro il 33% nazionale. Questo trend, che riflette una privatizzazione sempre più spinta, non risolve comunque il problema strutturale delle lunghe attese nel pubblico. Anche l’attuale approccio di regione Liguria di acquistare massicciamente prestazioni dalla sanità privata per ridurre le liste di attesa si è rivelato inefficace, mentre per affrontare la carenza di medici si è fatto ricorso a medici delle cooperative, una soluzione costosa (oltre 120 euro all’ora) e poco sostenibile, che non garantisce continuità assistenziale e genera disuguaglianze tra i medici.
Le disuguaglianze sanitarie sono ancora più evidenti nelle aree a basso reddito, dove l’accesso alle cure è spesso compromesso. Mentre alcune fasce della popolazione riescono ad accedere a cure private, molte altre rimangono intrappolate nel sistema pubblico inefficiente – arrivando addirittura a rinunciare a curarsi.
Prevenzione, consultori e diritti fondamentali
Ma tutelare la salute significa anche potenziare la prevenzione, rilanciare il ruolo centrale dei consultori e difendere quei diritti fondamentali che oggi vengono messi in discussione dalla destra.
La Legge 29 e la Legge 405 del 1975 sono fondamentali per la promozione della salute delle donne e dell’età evolutiva attraverso i consultori familiari, accessibili e gratuiti. Tuttavia, la Regione Liguria presenta carenze nelle informazioni e nella gestione di queste strutture, già segnalate dall’Istituto Superiore di Sanità. A causa dei tagli e della riorganizzazione sanitaria, molte attività consultoriali sono state ridotte a servizi tradizionali e a pagamento, perdendo il loro ruolo centrale. È necessario rilanciare i consultori e potenziare l’offerta territoriale, ripristinando un servizio integrato e multidisciplinare che supporti la salute sessuale, riproduttiva e psicologica di donne, minori e famiglie.
In parallelo, la Legge 194 del 1978, che depenalizza l’aborto, è oggetto di attacco. Recenti emendamenti del PNRR hanno sollevato preoccupazioni per la possibile interferenza di associazioni anti-abortiste nei consultori, minando il diritto delle donne a scegliere liberamente. Dobbiamo invece ribadire con forza l’importanza di mantenere la piena applicazione della legge 194, inclusa la limitazione della presenza di ginecologi obiettori di coscienza negli ospedali pubblici, garantendo un accesso sicuro e legale all’aborto.
Che fare ? Il programma di AVS sulla sanità
È evidente che il sistema sanitario regionale necessita di una riforma radicale. Il programma proposto da Alleanza Verdi Sinistra pone l’accento su equità, efficienza e prevenzione, con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze e garantire un accesso più equo alle cure.
Oltre ad un piano di assunzioni a tutti i livelli del sistema sanitario , contrastando o limitando il ricorso a cooperative (medici – infermieri – OSS – personale amministrativo e tecnico), le proposte AVS includono una serie di misure dettagliate volte a ripensare completamente il sistema sanitario regionale, con un focus su equità, efficienza, prevenzione e maggiore accessibilità:
- Riunificare degli assessorati di sanità e sociale, con la soppressione di enti come Alisa e la ridistribuzione del personale nelle aziende sanitarie e ospedaliere.
- Riformare i protocolli di accesso ai servizi sanitari, riscrivendo le regole per facilitare l’accesso, in particolare per i pazienti cronici.
- Creare un osservatorio epidemiologico per monitorare e prevenire i rischi ambientali, a tutela della salute pubblica.
- Migliorare l’attività preventiva, coinvolgendo i medici di base e gli specialisti in un lavoro coordinato.
- Realizzare una riorganizzazione territoriale delle ASL per ottimizzare la gestione dei servizi.
- Superare il ricorso ad aziende partecipate, assorbendole nel sistema ASL.
- Offrire una risposta più vicina ai pazienti oncologici, decentralizzando parte dell’ex Istituto Tumori (IST).
- Rafforzare la medicina territoriale, riaprendo o potenziando ambulatori, consultori e servizi di primo intervento.
- Potenziare i consultori come presidi fondamentali per la prevenzione e la salute delle donne e delle famiglie, garantendo l’accesso gratuito anche alle cure psicologiche.
- Garantire la tutela dei diritti delle donne nell’interruzione di gravidanza, opponendosi alla presenza di associazioni anti-abortiste nei consultori e assicurando la piena applicazione della legge 194.
- Potenziare le cure domiciliari e la telemedicina.
- Prevedere tavoli di confronto e collaborazione con enti del terzo settore per rafforzare l’assistenza sanitaria.
- Potenziare i servizi di emergenza su tutto il territorio, compreso l’elisoccorso.
- Migliorare la gestione degli acquisti sanitari per ottimizzare i costi e garantire la qualità delle forniture.
- Promuovere la digitalizzazione e l’integrazione dei dati sanitari su tutta la rete regionale.
In merito al Ponente ligure ci opponiamo a ogni forma di privatizzazione e sottolineiamo l’esigenza di salvaguardare presidi ospedalieri importanti sul territorio a fronte del progetto dell’ospedale unico, che andrà attentamente rivisto in modo da non lasciare scoperte dall’assistenza ospedaliera zone importanti quali l’entroterra ma anche le zone costiere afflitte tra l’altro da problemi di traffico e ridotta mobilità stradale.
È urgente intervenire con determinazione e assicurare che la salute torni ad essere una priorità assoluta per il benessere collettivo: solo attraverso un piano di riforme ampio e articolato, che metta al centro la persona e il diritto alla salute, sarà possibile attuare politiche capaci di garantire un accesso equo e di qualità alle cure.
Oggi, il problema della sanità si affronta soprattutto andando a votare; è davvero il momento di cambiare. Perché non possiamo permettere che la nostra sanità venga svenduta ai privati. Non possiamo permettere che i cittadini, i medici, gli infermieri, i tecnici, gli OSS, e tutti coloro che ogni giorno lavorano con dedizione per garantire il diritto alla salute, continuino a pagare il prezzo più alto.