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Cronaca | 16 ottobre 2024, 07:11

Andrea Pastor, 38enne di Pigna perse la vita nel 2021 a Viola St. Gree: prosegue il processo in tribunale a Cuneo

La Procura di Cuneo sta cercando di dimostrare che quel tragico incidente si sarebbe potuto evitare

Il Tribunale di Cuneo

Il Tribunale di Cuneo

È proseguito ieri, con l’ascolto di un medico legale e di un istruttore di mountain bike, il procedimento a carico del gestore dell’impianto di downhill di Viola St. Grèè, sulle montagne cuneesi, per il tragico incidente al ‘Bike Park’, avvenuto il 3 ottobre 2021 e che ha visto la morte del 38enne Andrea Pastor, residente a Buggio frazione di Pigna in Val Nervia.

L’uomo è morto a seguito dei gravi traumi riportati nella caduta avvenuta mentre faceva un salto su una rampa della pista di downhill con la mountain bike. L’imprenditore è accusato, di fronte al tribunale di Cuneo, di omicidio colposo. Pastor perse la vita sulla pista ‘saltimbanco’, cadendo con la bicicletta. L’impatto fu fatale. “Non è una pista difficile - ha spiegato aula l’istruttore - c’è comunque una via di fuga sulla sinistra, la 'chicken line', che permette all’atleta di non saltare”.

La Procura di Cuneo sta cercando di dimostrare che quel tragico incidente si sarebbe potuto evitare. L’impianto accusatorio si è infatti costruito attorno alla regolarità o meno delle due rampe: in particolare il pubblico ministero sostiene che le due avrebbero dovuto essere collegate da una rampa intermedia, in modo tale che, se il biker avesse avuto un’indecisione se percorrere o meno quel salto, non sarebbe caduto nel ‘vuoto’ centrale; di contro, la difesa sostiene che l’assenza di un collegamento fra le due fosse regolare, anche alla luce dal fatto che non esiste una normativa che stabilisca come debbano essere le piste di downhill.

Nel corso dell’ultima udienza il medico legale, nominato come consulente della difesa del gestore, ha riferito che non è possibile delineare le cause del decesso della vittima. “La cosa certa - ha spiegato - è che Pastor non ha subito lesioni da precipitazione, in quanto quelle individuate sono di tipo contusivo o contusivo-distorsivo”.

Una tesi, questa, che va a scontrarsi con quella addotta dai consulenti della Procura, che come causa di morte del biker hanno indicato un trauma toracico: la vittima avrebbe infatti impattato il torace contro lo spigolo della pista di atterraggio. “Se fosse così - ha concluso il consulente - le ecchimosi sul corpo della vittima avrebbero caratteristiche diverse rispetto a quelle che si possono osservare in foto”. La parte lesa è sostenuta dall'avvocato Bianca Gasco di Ventimiglia. Il processo riprenderà il 31 ottobre.

CharB.

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