“La scomposta, assurda ed irrazionale protesta di alcuni detenuti – ha detto il segretario regionale del Sappe Vincenzo Tristaino - si è concretizzata in un incendio. Per fortuna, è stato tempestivo è stato l’intervento degli agenti di Polizia Penitenziaria che, nel ripristinare l’ordine e la sicurezza e spegnere l’incendio, coadiuvati anche dai Vigili del fuoco, hanno dovuto evacuare i tre Reparti detentivi (I, II e III Sezione, pari a circa 140 detenuti). Nonostante tali difficoltà si è riuscito con il prezioso intervento degli agenti a ripristinare la situazione: per fortuna, pochissimi sono stati gli intossicati. Poteva essere una tragedia per la follia e l’irresponsabilità dei detenuti che hanno provocato l’incendio, ma per fortuna gli eroici poliziotti penitenziari hanno evitato peggiori conseguenze”.
“Ditemi voi se si può continuare così - si domanda provocatoriamente – Tristaino - con poliziotti sistematicamente presi di mira dalla frangia violenta dei detenuti. E queste sono anche le gravi conseguenze della chiusura del Provveditorato regionale di Genova, per una decisione politica tanto assurda quando dannosa. Ora la Liguria dipende dal Piemonte, come abbiamo denunciato in più occasioni, l’ufficio regionale di Torino si sbarazza dei detenuti più pericolosi e problematici mandandoli nella nostra regionale. Non a caso, buona parte dei gravi eventi critici violenti che accadono vedono protagonisti proprio detenuti assegnati da Torino. Insomma, la Liguria e le sue carceri sono diventate la discarica sociale del Piemonte. E questo è inaccettabile!”
“Aiutate concretamente la Polizia Penitenziaria a uscire da questo buio tunnel. Come recita il motto del SAPPE ‘res non verba’, ovvero ‘fatti, non parole’ - rivendica Donato Capece - è amara ed impietosa la denuncia del leader del SAPPE, per il quale è necessario intervenire sulla carenza di organico, sulle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria, sull’adeguamento delle risorse contrattuali e la dotazione del Taser e della tecnologia a supporto della sicurezza. Per questo evidenzia che “da tempo, come SAPPE, denunciamo le inaccettabili violenze che si verificano nelle carceri della Nazione: dal 2023 si sono registrati 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza”.
Capece evidenzia i problemi connessi alla gestione dei detenuti stranieri (‘da espellere per scontare la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza’), di quelli tossicodipendenti e degli psichiatrici, che non dovrebbero stare in carcere ma in Comunità adeguate: “La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all'interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento”. Infine, il leader del SAPPE ha ribadito la necessità “Di potenziare gli uffici per l’esecuzione penale esterna attraverso le articolazioni territoriali della Polizia Penitenziaria, con personale opportunamente formato e specializzato. Di fatti, secondo il Sappe, è proprio questa la mission futura dell’esecuzione penale, che dovrà concentrare tutti i propri sforzi sulle misure alternative alla detenzione che si prevede potranno interessare decine e decine di migliaia di affidati”.