Una riflessione sulle povertà nel territorio è stata affrontata ieri sera nella sala polivalente a Vallecrosia alla presenza di autorità civili, associazioni e cittadini.
Un incontro pubblico che rientra nel percorso della Missione popolare proposto dalle parrocchie della val Verbone in attesa del Giubileo. "Abbiamo voluto dare dei segni: fede, umanità e speranza" - spiega don Rito, parroco della parrocchia di San Rocco a Vallecrosia - "Dovremo sempre riflettere sulla figura del buon samaritano. A San Rocco prepariamo i pasti per i migranti o le persone sole. Facciamo cinquemila pasti a settimana. Abbiamo creato un gruppo che si occupa di cucinare e distribuire che è diventata una famiglia. Si è, infatti, creato un meccanismo spontaneo e contagioso in cui si sta insieme per fare del bene. In questi giorni abbiamo, inoltre, fatto una raccolta alimentare nei supermercati della città che ha avuto un grande successo. Le persone hanno donato tanti prodotti".
Nel corso dell'incontro sono stati condivisi dati, esperienze e testimonianze anche dal mondo del volontariato. "Sei anni fa quando abbiamo iniziato ad occuparci della città la speranza era di arrivare a questa co-responsabilizzazione di vivere insieme la crescita della comunità" - dice il sindaco Armando Biasi presente all'incontro insieme al vicesindaco Marilena Piardi, all'assessore Pino Ierace e al consigliere comunale Enrico Amalberti - "La speranza più grossa come sindaco era quella di poter lavorare insieme, che le parrocchie facessero, e lo stanno facendo, progettualità insieme. Siamo sulla strada giusta anche se c'è ancora molto da fare. La famiglia viene intesa come un luogo che accoglie. Il modello di Vallecrosia sta diventando un esempio amministrativo e dal punto di vista in cui vengono trattate tutte le casistiche territoriali".
"Sono rimasta colpita dalla solidarietà di Vallecrosia" - afferma il vicesindaco Marilena Piardi - "Stiamo riuscendo ad avere delle risposte dalla comunità che è molto generosa e sensibile. Già durante il periodo del Covid eravamo riusciti a raccogliere 600 pacchi da distribuire grazie alle associazioni. Abbiamo fatto diverse cose, abbiamo, per esempio, appena finito la raccolta di materiale scolastico per i bambini che ne hanno bisogno. Una delle povertà che incontriamo di più è la povertà sociale, che porta patologie come la depressione perché le persone sono sole. Abbiamo poi la povertà alimentare. Come Comune già nel 2019 avevamo provato a far diventare l'esubero alimentare una risorsa. Tra i nostri obiettivi vi erano, infatti, la riduzione della Tari, evitare spreco alimentare, smaltire la spazzatura pesante e far arrivare l'esubero alimentare a chi ne aveva bisogno. La Regione Liguria ha rimesso in piedi il progetto su come trasformare lo spreco alimentare in una risorsa che aiuterà i comuni e mi auguro che la prossima amministrazione regionale lo porti avanti. Noi abbiamo fatto un progetto con la Spes che coinvolgeva i bambini in un pranzo solidale da Erio per sensibilizzarli proprio sullo spreco alimentare. Cinque modi efficaci per aiutare i poveri sono: investire nell'istruzione e nella formazione professionale, creare lavoro dignitoso, avere servizi di base che sono indispensabili per una vita dignitosa, offrire un aiuto concreto, fare donazioni di beni attraverso associazioni affidabili che garantiscano che la donazione arrivi a buon fine. Indispensabili sono anche incontri sulla sensibilizzazione alla povertà e fare volontariato con finalizzazione e formazione. Donare e aiutare gli altri genera in noi un senso di soddisfazione personale, perciò quando si aiuta l'altro in realtà si aiuta anche noi stessi perché ci sentiamo utili. L'utilità sociale è importante. Bisogna, inoltre, promuovere il potenziamento delle popolazioni povere. Un altro problema è la dispersione scolastica, che in provincia di Imperia è la più alta d'Italia. I ragazzi se non riescono a studiare e avere una cultura poi non avranno difese in società. E' fondamentale avere degli obiettivi. Partire dalla scuola può essere un volano per migliorare. Bisogna investire sui giovani, che sono il futuro, dobbiamo confrontarci e lavorare in rete. Noi non vogliamo lasciare nessuno indietro".
"Mi sono orientata sui dati oggettivi. Il nostro distretto sociale comprende Vallecrosia, San Biagio, Soldano e Perinaldo. Abbiamo solamente diciotto persone su diecimila abitanti senza fissa dimora, senza abitazione o residenza e che, quindi, hanno pochi diritti. Dieci sono uomini e otto sono donne. Il nostro obiettivo è garantire un'abitazione tutti" - dichiara Giuliana Boido, funzionario responsabile dell'area servizi sociali a Vallecrosia - "Sono 96mila le persone in Italia senza fissa dimora secondo i dati Istat del 2023. La maggior parte arrivano dai paesi africani. Quest'anno Vallecrosia ha speso 22mila euro di contributi economici per pagare l'affitto alle famiglie che fino a poco fa potevano pagarlo da sole ma oggi non riescono più visto che è aumentato il costo della vita ma lo stipendio è insufficiente. Verranno messi a disposizione, in parte a Bordighera e in parte a Vallecrosia, degli alloggi per le persone in difficoltà".
Tra i presenti anche rappresentanti di associazioni o persone che abitualmente fanno volontariato. "Chi ha una casa si sente sicuro e quando un ladro entra e ruba viene violato il proprio spazio sicuro. Le persone senza fissa dimora non hanno un posto sicuro e, perciò, dormono di giorno perché la notte non è sicura" - dice Christian Papini della Caritas Intemelia - "Ci sono molte persone che bevono ma riescono a portare avanti la loro vita, sono chiamati alcolisti funzionali. Di solito sono persone che hanno grandi responsabilità, come medici o manager, mentre i migranti, per esempio, bevono per riscaldarsi. Tutto quello che fanno il comune e il distretto è utile per creare la libertà della persona. Una società che funziona è quella che è libera. Le famiglie invece oggi non riescono ad essere liberi perché mancano i soldi".
"Nella vita siamo stati fortunati, abbiamo ricevuto molto e così, ora che siamo in pensione e abbiamo più tempo, abbiamo deciso con piccoli gesti di aiutare e fare del bene agli altri una volta a settimana. Aiutiamo, infatti, i migranti. Con l'esperienza del banco alimentare ci siamo resi conto che c'è una grande generosità" - racconta una coppia, Melania e Giuseppe Bestagno, che fa volontariato settimanalmente - "Siamo matricole e ringraziamo don Rito per averci lanciato in questa realtà. Ogni settimana portiamo i pasti ai migranti o puliamo pentole e oggetti vari utilizzati per cucinare. Stiamo a contatto con persone che vivono esperienze di vita toccanti".
"Ci saranno diversi service per abbracciare il santo Natale, come la raccolta di giocattoli per i bambini" - svela Patrizia Bottiglieri, dama ai meriti dei Savoia e volontaria della Croce Verde Intemelia molto inserita nel volontariato e ideatrice di varie iniziative per aiutare chi ha bisogno.
"Una delle povertà che emerge è anche quella della speranza" - sottolinea, in conclusione, don Karim, parroco della parrocchia di Maria Ausiliatrice a Vallecrosia - "Un tema che il Papa ha scelto come argomento mondiale perciò sente che in questo momento, il mondo ha bisogno di speranza, soprattutto i giovani. La speranza si appoggia sulla fede, se non ho nessuna fede, una cultura di base e un obiettivo non ho manco la speranza".