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Attualità | 08 ottobre 2024, 11:25

Il comune di Bajardo ha conferito la cittadinanza onoraria alla memoria ad Antonio Rubino

Dopo l'intitolazione di una piazza nel 2014 e della sala polivalente nel 2022

Il comune di Bajardo, piccolo centro dell’entroterra di Sanremo, ha conferito la cittadinanza onoraria, alla memoria, ad Antonio Rubino. Si tratta del più alto riconoscimento onorifico del Comune di Bajardo per chi, non essendo iscritto nell’anagrafe dello stesso, si sia distinto particolarmente nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dei diritti umani, dell’industria e del commercio, del lavoro, della scuola, dello sport, della ricerca, della salvaguardia dell’ambiente e della tutela del paesaggio, del volontariato, della cultura, dell’artigianato con iniziative di carattere sociale, assistenziale e filantropico o in opere, imprese, realizzazioni, azioni di alto valore a vantaggio della comunità locale o nazionale o internazionale.

Un riconoscimento che, come in questo caso, può essere altresì conferito ‘alla memoria’, per ricordare importanti figure che si siano distinte e che abbiano dato pregio alla comunità territoriale di Bajardo. Il Sindaco si è fatto interprete della proposta di alcuni Consiglieri per conferire la cittadinanza onoraria in Memoria al celebre disegnatore e letterato Antonio Rubino per aver contribuito attraverso la sua produzione artistica alla fama del paese e per lo straordinario attaccamento a Bajardo, dimostrato per tutto il corso della sua vita. Bajardo gli ha già intitolato la piazza a suo nome nel 2014 e la sala polivalente nel luglio 2022.

Antonio Rubino, d'antica famiglia ligure-ponentina, è nato a Sanremo il 15 maggio 1880 da Giovanni Battista Rubino e Maria Sarlandiere. Ancora bambino, in seguito alla morte della madre, venne mandato durante l'estate ad Apricale e Bajardo, borghi di origine dei suoi avi paterni, dove apprende la vita libera dei boschi e intreccia le amicizie che resteranno tali per sempre e che gli ispirano racconti legati alle leggende e le tradizioni dei due paesi e che lo porteranno a trascorrere molte delle sue estati nel nostro borgo fino al giorno del suo decesso avvenuto il 1° luglio 1964.

Già dall'adolescenza Rubino ha dimostrato la sua creatività e la sua propensione artistica verso la poesia, la narrazione, l’arte figurativa, decorativa e umoristica. Dopo la laurea in Legge a Torino, ha collaborato con La Stampa e Il Corriere per il quale divenne favolista ed illustratore del Corriere dei Piccoli. Viene, in seguito, nominato Direttore di Topolino e Paperino dalla casa editrice Mondadori. Sul finire degli anni venti ha fonda e dirige Mondo Bambino e poi Mondo fanciullo. Nel 1949 a Sanremo, ormai finita la guerra, contribuisce alla fondazione de Il Gazzettino della Riviera dei Fiori, poi diventato Il Gazzettone e La Gazzetta di Sanremo. Si occupa di pubblicità, famose quelle per la Pasta Agnesi e la Milano Sanremo, fino a produrre, per il settore animazione della Incom , da lui diretto, un cartone animato, Il paese dei ranocchi, che viene premiato al Festival del Cinema di Venezia nel 1942.

Il suo rapporto con Bajardo, nonostante i suoi importanti impegni, non subisce interruzioni: torna sempre vivendo appieno la socialità bajocca e coltivando l’antica amicizia con gli abitanti del paese. Pubblica sulla Domenica del Corriere articoli e poesie sulla Festa Ra Barca e la poesia Pallarea (la pineta di Bajardo) oltre a numerosi racconti legati alle leggende e le tradizioni bajocche. In uno dei suoi numerosi ritorni al paese tanto amato, decora le pareti della tavernetta dell’Albergo Miramonti immortalando il suo celebre motto: Non c’è nulla che allarghi il cuore come la voce del paiolo, a dimostrare il suo rapporto affettivo con Bajardo, legato anche alle consuetudini familiari apprese dai nonni.

In vecchiaia Antonio Rubino si era rifugiato sempre più nella sua Bajardo per ritrovare parenti e amici con cui parlare in dialetto e ricordare la gioventù passata. Durante una delle sue consuete passeggiate nel bosco per prendere appunti per una nuova opera era morto il 1° luglio del 1964, durante il cammino del ritorno, a due chilometri dal paese.

Carlo Alessi

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