Attualità - 01 ottobre 2024, 14:21

Permuta di Villa Sultana, Boeri presenta una interpellanza e 13 domande per il sindaco Cimiotti

Boeri: "Effettuare la permuta sarebbe come acquistare l’immobile in oggetto senza alcuna certezza di poter coprire i costi di ristrutturazione e recupero"

Il gruppo consiliare "Ospedaletti Rinasce", guidato da Giorgio Boeri, ha presentato un’interpellanza in merito alla situazione dell'immobile "Villa La Sultana", ex Casinò, chiedendo all'amministrazione comunale maggiore chiarezza sulle intenzioni e le modalità di gestione del patrimonio storico. A seguito delle recenti dichiarazioni del sindaco Cimiotti (qui l'articolo), il gruppo di minoranza ha espresso perplessità e sollevato una serie di interrogativi (ben 13) sulle prospettive future di uno dei beni più significativi della città.

"Nell’articolo, il Sindaco cita una seria opera di recupero e risanamento della suddetta Villa La Sultana, iniziata dal suo insediamento nel 2019, asserendo che le precedenti amministrazioni non hanno intrapreso iniziative volte alla salvaguardia e tutela del prestigioso immobile. È vero che nel progetto descritto nel S.U.A. approvato dall’amministrazione Crespi si proponeva una soluzione di recupero e si prevedeva un intervento che includeva circa 30.000 m³, ovvero circa 8-10.000 m² di superficie da realizzare ex novo alle spalle e a fianco della struttura originale, ma tale azione non ha prodotto alcuna manifestazione di interesse. Invece, si riconosce che il rapporto con la proprietà è cambiato ed ha acquisito una certa connotazione proprio dall’avvento dell’attuale amministrazione, in continuità con la precedente", scrive il capogruppo Giorgio Boeri.

Il capogruppo prosegue: "Si sono avviate trattative che mirano a creare le motivazioni per tenere aperto un accordo che sembra già prefigurare la futura permuta con l’immobile Piccadilly, di proprietà della comunità Ospedalettese. All’apparenza, sembra che alcune concessioni da parte della proprietà, come la pulizia del parco e delle strade di accesso, l’interno della Villa e la disponibilità a realizzare una copertura (poi effettivamente avviata) che protegga in qualche modo la struttura dell’immobile, siano propedeutiche alla suddetta permuta. È innegabile che la Villa sia di proprietà privata, ma altrettanto innegabile è il valore storico dell’immobile, sia come bene culturale sia come testimonianza dell’espressione architettonica dei primi del secolo scorso. Per contro, l’immobile del Piccadilly (di nostra proprietà) merita considerazioni e opportunità che permetterebbero, con un recupero strutturale e architettonico, di ottenere importanti spazi di utilità sociale in molti ambiti, non ultimo quello sanitario. Veniamo quindi a quali vantaggi potremmo ottenere dalla gestione di un’eventuale permuta con un immobile, tra l’altro, non soggetto a vincoli restrittivi, come invece lo è il Casinò".

Ancora Boeri: "Effettuare la permuta sarebbe come acquistare l’immobile in oggetto senza alcuna certezza di poter coprire i costi di ristrutturazione e recupero, che si stimano ingenti. Il vantaggio andrebbe unicamente alla proprietà di Villa La Sultana, che si libererebbe di un bene difficile da cedere in altri modi. Permutandolo, anche con conguaglio (tra l’altro non definito nei modi e nei tempi), la stessa proprietà ne avrebbe un vantaggio immediato, potendo cedere l’immobile a terzi (anche al rogito) e ricavandone un ipotetico margine. Inoltre, mi chiedo come potrebbe una società già in difficoltà versare il conguaglio, che pare sia di 2 milioni di euro? Credo fermamente che noi, come amministrazione, non dobbiamo fornire alcuna agevolazione alla proprietà, che ha custodito così malamente in tutti questi anni un bene di tale valore culturale per la cittadinanza ospedalettese, che abbiamo, anzi, l’obbligo di rappresentare nel modo più fermo in difesa del suo interesse. Ipotizzare una permuta di tale genere non è, a mio parere, nel nostro interesse e credo che in un futuro nemmeno troppo lontano si dimostrerà la correttezza del mio pensiero. Il Sindaco, nell’intervista citata, dichiara inoltre di aver “costretto” la proprietà, tramite diffide, ordinanze e con il coinvolgimento della Soprintendenza, a intervenire, con i risultati che tutti vediamo e che lo stesso Sindaco ammette di aver constatato come gravemente insufficienti, ovvero impegni per lavori non eseguiti o non terminati al fine di tutelare e salvare il salvabile".

Infine: "È vero che la situazione è complicata e di difficile gestione, ma io dico: perché non sono chiari gli obiettivi? Non parliamo poi dell’esame economico di tutta questa situazione; ne parleremo quando prossimamente si arriverà al punto. Si ribadisce, sempre nell’intervista, il costante contatto con la società di gestione, la proprietà e la Soprintendenza (che spero sia documentato) a dimostrazione dell’impegno dell’amministrazione per garantire la messa in sicurezza della Villa. Il Sindaco dichiara inoltre che la permuta può avvenire solo a determinate condizioni che, a quanto pare, la proprietà non è in grado di soddisfare per motivi economici e che, qualora le condizioni stabilite, ovvero i lavori pattuiti, non fossero completati, “sarà necessario versare una somma a conguaglio per portare a termine le opere”. Nelle dichiarazioni del Sindaco si asserisce che l’amministrazione non intende recuperare l’immobile del Piccadilly e che sarebbe intenzionata ad alienare tale immobile perché ritenuto non sanabile dal punto di vista strutturale, ma che, invece, sarebbe appetibile e vendibile (?) in una eventuale asta, il cui ricavato servirebbe ad acquisire la Villa Sultana. Cioè, a noi non interessa, mentre ad altri soggetti privati sì…?".

Di seguito, le tredici domande sollevate dal gruppo “Ospedaletti Rinasce”:

La prima domanda è: l’approccio al problema di recupero e risanamento della Villa La Sultana nei confronti della proprietà è stato il più conveniente possibile per la Comunità Ospedalettese?

La seconda domanda è: Non sarebbe stato meglio affrontare la proprietà ponendola di fronte alle sue responsabilità per la totale ed evidente mancanza di tutela del bene storico e culturale, quindi patrimonio della comunità?

La terza domanda è: Non sarebbe meglio arrivare nel più breve tempo possibile a un esproprio cautelativo del bene in oggetto, come prevede il D.lgs n°42/2004 all’art. 95, per una migliore fruizione del bene stesso?

L’espropriazione è prevista all’art. 95 del D.lgs. n°42/2004 per un bene già dichiarato “Culturale”, ovvero vi rientrano anche i beni immobili appartenenti a soggetti diversi, immobili che presentano interesse culturale, artistico, storico, archeologico, ecc. Lo stesso articolo recita che la competenza a una siffatta procedura espropriativa non può che essere statale: “alla luce del disposto di cui all’articolo suddetto, quando la tutela del bene culturale è la ragione unica dell’espropriazione, i poteri espropriativi sono devoluti unicamente alla potestà statale, che può autorizzare, a richiesta, le Regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente o istituto pubblico a effettuare l’espropriazione”.

La quarta domanda è: L’amministrazione, dal 2019 a oggi, si è preoccupata di chiedere di avviare tale procedura di esproprio? E se non è stata avviata alcuna procedura, chiedo perché?

La quinta domanda è: Chi rappresenterebbe tale fondo di investimento, con quale ruolo e con quali implicazioni in una eventuale malaugurata e scellerata permuta? Forse il Sindaco può illuminarci?

La sesta domanda è: Sotto quale profilo l’amministrazione garantisce la sicurezza della Villa?

La settima domanda è: Esiste una relazione sottoscritta redatta a seguito del sopralluogo effettuato in data 24/06/2024 e composta dalla Soprintendenza nella persona dell’Architetto Canziani, dell’Avvocato F. Ragazzi per la Società di Coordinazione e dell’Architetto Salsi con il Sindaco per l’amministrazione?

L’ottava domanda è: Il 10 settembre è stato nuovamente effettuato un altro sopralluogo per verificare lo stato della Villa dopo le recenti forti piogge, che ha documentato un peggioramento dello stato strutturale nonché la non esecuzione dei lavori concordati nonostante il sopralluogo del 24 giugno scorso. Che tipo di provvedimenti intende adottare l’amministrazione? Sanzionatori, ordinanza sindacale o altro?

La nona domanda è: In base a quale criterio o analisi strutturale ed economica (effettuata da quale tecnico strutturista) si ritiene che il Piccadilly non meriti un recupero che ne valorizzi l’utilizzo? Ad esempio, per attività sociali, sportive o un ambulatorio attrezzato per la comunità e la sanità?

La decima domanda è: È possibile, e lo chiedo fermamente e formalmente, che dall’eventuale asta di vendita del Piccadilly siano escluse le società che possano essere correlate o risalenti ai soggetti coinvolti nella gestione e/o proprietà della Villa La Sultana e attualmente interessati a una eventuale permuta?

L’undicesima domanda è: Se la visione dichiarata dal Sindaco è che tale Villa La Sultana, una volta ristrutturata, potrà sicuramente autofinanziarsi destinando i suoi ampi spazi ad attività economiche, turistiche, espositive e all’organizzazione di importanti eventi a beneficio dell’intera comunità e per l’arricchimento patrimoniale della città, perché allora non esercitare l’esproprio su tale bene coinvolgendo, ad esempio, soggetti privati in un partenariato pubblico-privato per il recupero e la valorizzazione, dato che sarà una struttura sicuramente in grado di autofinanziarsi? Perché sembra che stiamo favorendo con ostinazione la proprietà e/o il fantomatico fondo di gestione?

La dodicesima domanda è: Davvero ha una logica vendere il Piccadilly per poi investire e/o acquistare la Villa La Sultana? Sappiamo qual è la valutazione della struttura della Villa La Sultana nello stato in cui si trova?

La tredicesima domanda è: Da parte di chi ci sarà un versamento a conguaglio se il soggetto coinvolto non ha i soldi per consegnare le suddette opere finite? Non è molto comprensibile e quindi chiedo di chiarire e distinguere i ruoli dei soggetti coinvolti.