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Attualità | 30 settembre 2024, 12:28

Taggia, il Prefetto si espone sulla querelle sindaco-architetto: "Obbligo di astensione dalla professione sul territorio comunale"

La minoranza: "Ci aspettiamo i giusti provvedimenti dovuti in rispetto della legge", Conio: "Non ci sono illegittimità, si tratta solo di un aspetto di carattere deontologico"

Taggia, il Prefetto si espone sulla querelle sindaco-architetto: "Obbligo di astensione dalla professione sul territorio comunale"

Una nuova puntata della querelle sindaco-architetto tiene banco nel comune di Taggia. Tutto ebbe inizio quando il gruppo di minoranza, Progettiamo il Futuro, aveva accusato il sindaco di praticare la propria attività professionale, nonostante il divieto della legge. Accuse subito smentite dal diretto interessato e dal suo legale rappresentante. Ad arricchire la trama ci ha pensato nei giorni scorsi il Prefetto di Imperia, il quale, pronunciandosi per la prima volta, ha confermato l'obbligo del sindaco di astenersi dalla professione di architetto sul territorio comunale. Come afferma il rappresentante del Governo, il primo cittadino ha "l'obbligo di astensione dall'esercizio dell'attività professione in materia di edilizia privata e pubblica nell'ambito del territorio amministrato. Pertanto tale violazione può rilevare come precisato dal Ministero sul piano della responsabilità politica e deontologia oltre a poter essere causa di illegittimità degli atti eventualmente adottati (ex art. 78 TUEL)".

A fare luce sulla vicenda, come detto, è il gruppo consiliare di minoranza, Progettiamo il Futuro: "Abbiamo posto la vicenda agli organi competenti, compreso l'Ordine degli architetti, e ci aspettiamo che gli uffici comunali dal Segretario, anche quale responsabile della trasparenza e dell'anticorruzione, a quelli di Edilizia Privata e Pubblica adottino i provvedimenti dovuti in rispetto della legge. Il Sindaco ovviamente, sempre secondo il Prefetto, è libero di svolgere la professione di architetto sul territorio comunale,  per l'attività di edilizia libera, quali, ad esempio, la progettazione di giardini, di interni, ect. E' palese che, il Sindaco, non possa assolutamente, presentare pratiche in Comune".

Non si è fatta attendere la replica di Mario Conio: "Il prefetto, che ringrazio, non ha fatto altro che ribadire ciò che la norma prevede. La mia è una situazione soggettiva. Io non ho mai svolto attività professionale. L'attività era svolta da mio padre quando era in vita. Non ho mai esercitato la professione nel mio comune, se non per due pratiche relative a beni di mia proprietà. Di questo sono consapevole e, a livello deontologico, mi assumo la responsabilità di quanto ho fatto. Essendo beni miei, mi sembrava ridicolo nascondermi dietro una foglia di fico. Quello non è un incarico professionale (non posso pagare me stesso). Che dire, siamo alle solite. Quello che dice il prefetto è chiaramente corretto, ma non si applica al mio caso specifico. È la stessa storia di sempre. Sono anche andato all'Ordine. Non ci sono profili di illegalità, né dal punto di vista civile, né amministrativo o penale. Non c'è alcun procedimento a carico dell'ente. Erano due pratiche riguardanti la mia proprietà e ho ritenuto più trasparente firmarle personalmente. Il prefetto non ha fatto altro che ribadire gli aspetti generali. Non costituisce reato se lo faccio. Deontologicamente potrebbe non essere corretto, ma io mi sono assunto la responsabilità. Ci tengo a ripetere e a sottolineare: non ci sono illegittimità nella gestione della questione, si tratta solo di un aspetto di carattere deontologico". 
 

Andrea Musacchio

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