Fino a 24 ore fa sembrava solo una boutade, una scappatoia mediatica per uscire da una impasse di tanti (troppi) giorni. Adesso, invece, è tutto vero. Il candidato alla presidenza della Regione Liguria per la coalizione di centrodestra sarà il sindaco di Genova, Marco Bucci. Un nome mai uscito tra i papabili delle scorse settimane, quando il derby sembrava essere ristretto al dualismo Rixi-Cavo con il ‘terzo incomodo’ Pietro Piciocchi che ogni tanto tornava tra i papabili. Alla fine ha vinto la soluzione alternativa, quella che nessuno si aspettava o poteva minimamente immaginare.
Perché? I motivi sono più di uno. Si parte dalle affermazioni dello stesso Bucci che, chiamato in causa in piena estate, aveva detto di essersi preso un impegno con i genovesi fino al 2027. C’è poi l’aspetto della salute, con il melanoma mai nascosto che lo ha portato prima sotto i ferri e poi a un lungo percorso di radioterapia. E sullo sfondo c’è anche l’inchiesta per corruzione che ha sconvolto il mondo politico ligure: non lo ha sfiorato (il suo nome compare solo all’interno di alcune intercettazioni), ma potrebbe vederlo chiamato in causa come testimone quando inizierà il processo, il 5 novembre prossimo.
C’è, infine, la questione puramente amministrativa. Bucci potrà restare in carica come sindaco durante tutta la campagna elettorale ma, in caso di vittoria, dovrebbe lasciare la poltrona di sindaco portando così Genova a elezioni anticipate al massimo entro la primavera del 2025. In caso di sconfitta, invece, potrebbe tornare a ricoprire il suo ruolo, ma con un’onta non facile da gestire agli occhi di un’opposizione che si presenterebbe in aula forte di un successo elettorale regionale da rivendicare. Un altro scossone che la politica ligure (in particolare quella del capoluogo) non aveva messo in agenda.
Quando nel 2017 il suo nome fece capolino nella contesa elettorale amministrativa genovese, per le strade del capoluogo in molti si chiedevano chi fosse quel Marco Bucci su cui il centrodestra cittadino stava facendo all-in. Un manager venuto da lontano, con esperienze maturate in Italia e negli Stati Uniti, che dopo essere stato alla guida di Liguria Digitale era stato fortemente voluto da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia per provare a strappare al centrosinistra un capoluogo storicamente ‘rosso’ per tradizione. Il 27 giugno di quello stesso anno Marco Bucci diventa il primo sindaco di centrodestra nella storia di Genova.
Da lì parte quella parabola ascendente che nelle ultime ore lo ha visto scendere in campo come candidato presidente di Regione per la coalizione di governo, tappa alla quale è arrivato dopo aver ricoperto anche i ruoli di commissario per la ricostruzione del ponte Morandi e commissario per la costruzione della nuova Diga foranea del porto di Genova. Passando per la rielezione nel 2022 con un clamoroso 55.49%, distaccando di 17 punti percentuale il suo principale concorrente Ariel Dello Strologo.
Un uomo per tutte le stagioni, che non si è mai tirato indietro anche di fronte alle sfide più ardue e che ora, accettando la proposta arrivata direttamente dalla premier Giorgia Meloni, ha generato non poca preoccupazione anche tra chi gli sta vicino. Non è un segreto che nel suo staff alcuni abbiano accolto con una certa sorpresa il suo “sì”, imputandolo a una costante ricerca di sfida e alla voglia di confrontarsi con una nuova contesa che parte in salita. Nonostante tutto, nonostante ciò comporti (in caso di vittoria) chiudere anticipatamente la sua esperienza da primo cittadino di Genova e nonostante una mai celata malattia che negli ultimi mesi lo ha visibilmente provato e che pochi giorni fa lo ha visto concludere un lungo ciclo di 30 sedute di radioterapia. Negli incarichi per il ponte Morandi e per la Diga le parole chiave sono state “ricostruzione” e “costruzione”. Anche adesso Bucci è chiamato al compito di rimettere insieme i pezzi di un centrodestra che nelle ultime settimane ha dato palese prova di non saper trovare una quadra se non grazie all’aiuto (o diktat) arrivato a Roma e a un outsider come il sindaco di Genova, fuori da giochi quando i nomi erano altri (tra i papabili c’era anche il suo vice Piciocchi), cruciale adesso che un nome non si trovava proprio.
Con l’autunno alle porte, Bucci si riconferma l’uomo sulla cui spalla si va a bussare per togliere le castagne dal fuoco, che sia per una tragica emergenza o che sia per salvare la faccia del centrodestra.