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Politica | 02 settembre 2024, 23:41

Inchiesta corruzione in Liguria, Toti si confessa in TV dall’amico Porro: “Scriverò su Il Giornale, uno dei pochi fari di libertà”

Per l’ex presidente di Regione Liguria prima uscita televisiva dopo l’arresto: “A tante imprese ho detto di venire in Liguria dove c’era un’amministrazione che avrebbe trattato i loro soldi come fossero i nostri”

Inchiesta corruzione in Liguria, Toti si confessa in TV dall’amico Porro: “Scriverò su Il Giornale, uno dei pochi fari di libertà”

Il dito puntato contro politica e magistratura, la sponda sull’amico e collega Nicola Porro, l’annuncio di un futuro sulle pagine de Il Giornale e un libro in uscita.
A ‘Quarta Repubblica’ su Rete4 è andato in scena ieri sera il one man show di Giovanni Toti, un’intervista a tutto tondo in un luogo sicuro all’interno di una trasmissione che più volte si era già schierata a suo favore all’insegna del garantismo.

La mattina dell’arresto ho provato incredulità, chi fa politica si aspetta sempre di incappare in qualcosa, non certamente in un ordine di custodia cautelare”. Con queste parole Toti ha iniziato la sua narrazione personale sotto le morbide domande del collega e amico Porro, per poi andare al centro della questione: “Leggendo la prima ordinanza mi sono reso conto che tutto quello di cui venivo accusato mai avrei pensato potesse essere reato. L’atto giuridico da cui parte l’inchiesta, quello del Terminal Rinfuse, è un atto legittimo, i finanziamenti sono tutti legittimi. Due atti legittimi diventano illegittimi per una situazione di alcune contiguità. Sono in pace con la mia coscienza, sono molto sereno”.

Io non ce l’ho fino in fondo nemmeno con i magistrati, anche se secondo me sbagliano - ha proseguito Toti - ce l’ho con la politica, con tutti coloro che dal ’94 hanno firmato leggi che hanno tolto alla politica ogni potere di azione in questo Paese lasciando il potere alla magistratura. La colpa è della mia categoria. Sul Terminal Rinfuse continuo a sentir parlare di corruzione, in quattro anni non è stato trovato un euro sul mio conto. Io non ho un computato, quella pratica è legale. Mentre facevamo la pratica per Esselunga ne stavamo facendo anche una per Basko che non ci ha mai finanziati”.

All’inizio abbiamo aspettato di capire se fosse possibile un dialogo civile - ha aggiunto l’ex presidente spiegando le motivazioni delle sue dimissioni - per un fatto tecnico ho aspettato che la Regione approvasse il bilancio. Poi non potevo più far pagare alla Liguria uno scontro tra poteri. Io sono convinto che l’azione politica fosse quella di parlare con Spinelli per cui lavorano 2 mila liguri, quando un signore di 80 anni ti invita sul suo yacht non esiste un ‘reato di natante’. Se mi devo accusare di questo, posso dire che sono andato a casa o nelle sedi di tante imprese per dire che la Liguria è un luogo ospitale, ho detto di venire e che c’è l’amministrazione che tratterà tutti i vostri soldi come fossero nostri soldi, nella legalità avrete tutto il supporto umano e politico possibile. Per me un’azienda è un interessa pubblico, non privato”.

Poi Toti ha svelato i suoi piani per il futuro: “Tornerò a fare il giornalista, mi occuperò di politica e qualche pensiero come questo cercherò di scriverlo su Il Giornale che, insieme a voi, è uno dei pochi fari di libertà. Poi tornerò per presentare un libro

Pietro Zampedroni

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