Politica - 02 agosto 2024, 18:49

“Non ho intascato un euro, sono molto più povero di nove anni fa”, Giovanni Toti parla ai giornalisti per la prima volta da uomo libero

A Genova la prima conferenza stampa dell’ex presidente dopo la revoca degli arresti domiciliari

Ieri solo un post sui social e qualche parola fuori dalla villa di Ameglia. Oggi, invece, la macchina della comunicazione totiana si è rimessa in moto in maniera definitiva.
La prima uscita ufficiale dell’ex presidente Giovanni Toti è andata in scena al porto antico di Genova e ha visto l’incontro all’Nh Hotel con i suoi fedelissimi arancioni, capitanati dalla deputata Ilaria Cavo (parlamentare con Noi Moderati e coordinatrice regionale della Lista Toti) e dall’assessore Giacomo Giampedrone. Con loro anche gli assessori Marco Scajola e Angelo Gratarola oltre ai consiglieri della Lista Toti Alessandro Bozzano e Chiara Cerri e a tutto lo schieramento di collaboratori e addetti alla comunicazione.

La prima conferenza stampa post arresto, le sue prime dichiarazioni da quando la Gip Paola Faggioni ha dato l’ok alla revoca degli arresti domiciliari pur ribadendo sempre i “gravi indizi di consapevolezza” a suo carico.

LA DIRETTA

Sono stati mesi convulsi - così ha esordito Giovanni Toti nella sala stampa dell’hotel genovese - non voglio parlare molto dell’inchiesta, ne parleremo nelle aule di tribunale quando ci discolperemo e analizzeremo quello che abbiamo fatto, tutto quello che è stato depositato e che depositeremo perché riteniamo di avere delle buone ragioni. Quello che voglio sottolineare è che le accuse di corruzione non comportano il fatto che Giovanni Toti o chi per lui abbia intascato un euro per sé stesso o una utilità per la sua persona o per la sua famiglia, sono assai più povero di nove anni fa quando dirigevo testate a Mediaset”.

Stiamo parlando di un collegamento tra attività politica, di finanziamento di un comitato politico che ha finanziato non solo le corse delle liste Toti ma anche di molti sindaci del territorio e manifestazioni di coalizione - ha aggiunto l’ex presidente - è stato motore di sostegno economico per la maggioranza politica di questa regione che ha registrato con scrupolo la tenuta dei conti e non fatta da tutti, leggendo scampoli di stampa e vedendo la situazione intorno a noi. Tanto è vero che il comitato ogni anno restituisce fondi che non sono stati versati. Dall’altra parte si giudica e si qualifica come reato l’attività di azione di sprone politico che io ritengo che siano il core business del meccanismo e dell’azione della mia maggioranza in questa regione. L’attenzione che le imprese hanno avuto deriva dall’attenzione dichiarata che l’attività di impresa è di interessa pubblico, l’imprenditore investe ma porta ricchezza e benessere. Non è un caso che questa nostra attenzione e solerzia nel seguire tutto questo abbia portato la regione a numeri straordinari che le opposizioni possono contestare, ma sono scolpiti nei bollettini che scorrono. Chi finanziava la mia attività in regione ha avuto un trattamento identico a chi non la finanziava, come l’ha avuto anche chi non mi votava. Sono stati ricevuti imprenditori con familiarità politiche rispetto alle nostre, anche che non si sono avvicinati a noi o che non lo faranno mai. Così come ogni atto che è stato prodotto è legittimo: la proroga dei 30 anni e tutto quello che avete visto”.

Ho scelto di dimettermi, questo processo corre lungo un crinale tra politica e giustizia che mette insieme molte cose - ha proseguito l’ex presidente - la politica non può non interrogarsi sul finanziamento dei partiti e i limiti all’azione di indirizzo politico di un esponente amministrativo del territorio rispetto ai sui finanziatori. Abbiamo ritenuto, passato il bilancio e gestita la Regione in amministrazione straordinaria, di chiedere ai liguri un giudizio politico su questi anni e non un giudizio giuridico. Di fronte a un’opposizione che ha colpito il momento, io avrei avuto un atteggiamento diverso. Queste opposizioni hanno cercato una ordalia elettorale e ora saranno i liguri a dire la loro. Credo che davvero sia una scelta di campo, sono d’accordo con Orlando. Il Pd di una volta aveva la cultura del lavoro, il ‘campo largo’ ha il sospetto di chi lavora. Abbiamo in mente due Ligurie diverse. Il nostro modello di sviluppo è un altro, ho chiesto agli amici della coalizione di andare a una verifica delle urne della qualità di questa amministrazione. Abbiamo due visione diverse. Toti non ci sarà, nemmeno come candidato consigliere. Ho dato tutto quello che potevo dare, darò il mio sostegno, alla Liguria tengo più che a me stesso. I protagonisti saranno altri. Sarà uno schieramento fatto dal centrodestra e quella gamba civica che ha sposato questo progetto che ci dovrà essere, ci sarà e dirà la sua sul candidato presidente. L’anima civica dovrà essere, almeno per coloro che sono figli di questa esperienza politica, garanzia verso gli elettori che questa espressione politica non cambierà”.

Andando al muro contro muro con la Procura mi sarei martirizzato - ha detto Toti nel rispondere alle domande dei giornalisti in sala - avremmo dato via a una battaglia che non avrebbe fatto il bene della Liguria. Dopo aver governato per dieci anni la Liguria non credo di poter aspirare ad altro. Meglio incontrarci un un’aula di giustizia. Faccio politica da quando sono bambino, faccio politica anche lavorando o da privato cittadino, non ho pensato al futuro. Da ieri ho incontrato tutti, sia i nostri amministratori sia quelli politici. La campagna elettorale si svolgerà in concomitanza forse alla prima udienza del processo, ma sono due sport diversi. I partiti si confronteranno per la ricetta per la Liguria mentre io e l’avvocato Savi ci confronteremo con i magistrati per dire che quello che abbiamo fatto è qualcosa di onesto. Certamente daremo una mano al nostro movimento. Non avrò ruolo nella prossima amministrazione. Sul rigassificatore? È un tema su cui la politica ligure si aggroviglia molto, ma è un piano nazionale dell’energia. Per leale collaborazione istituzionale, visto che siamo la regione più portuale d’Italia, ho dato disponibilità a fare il commissario di Governo e penso che il rigassificatore sia utile a questo Paese e che la Liguria debba assumersene la responsabilità. Se poi il Governo cambierà idea…La lista che sosterrò io sosterrà che i rigassificatori vanno fatti e sosterrà che se Savona è destinata ad avere quella infrastruttura sarà Savona. Se poi il Ministro dell’Ambiente decide diversamente non pretendo di scegliere per conto del Governo”.

E poi, in merito alla campagna elettorale: “Tengo al mio nome e se si ritiene utile spenderlo in memoria a metterlo. Ma metterò solo quello, io non ci sono in quella lista. Mi ritengo qualcuno che la gente ascolta in questa regione, come molti altri sindaci