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Eventi | 01 agosto 2024, 08:33

Sanremo: Rock in the Casbah apre la 25ª edizione con un tributo alla sua famiglia (Foto)

Sul palco la storia del festival che dal 2000 porta la musica live nel cuore della Pigna

Le immagini della serata (foto di Erika Bonazinga)

Le immagini della serata (foto di Erika Bonazinga)

Un turbinio di emozioni continue. La tradizione della prima serata non perde hype nemmeno per questo importante anno. Un venticinquennale scandito come se fosse davvero la Grande onda del Mercoledì da leoni, da surfare con tutta l’energia e la passione possibile. 

Dietro l’angolo iniziano da gran cerimonieri. Uno scandire preciso e diretto, rime che infilzano davvero, mai banali, ed un incedere che prende a piene mani dalla school of USA. Massimo rispetto per la gioventù che si esprime con cognizione e talento.
Poi i primi figli della Pigna: Filodiretto. Tommy è a casa, il suo primo studio era dirimpettaio al palco e qui sembra davvero esplodere con tutta la sua capacità. Un set compresso ma pieno, gustoso, dove non basta ascoltare le belle composizioni ma  serve partecipare, muoversi, sentirsi parte dal suo Bronx. Un piacere risentirlo, davvero.

Come un piacere presentare Oli, Giorgia Oliva, talento vero. Il suo omaggio alla Casbah inizia con un brano del grande Stefano Minutolo, e prosegue con i suoi pezzi soul-pop, ad accompagnarla ciò che a poco diventa la Rock in the Casbah Family, un lungo entrare ed uscire dal palco, tutti i Ratamacue, un pezzo di Berben Band, e Sudario Brando a disegnare sul palco in diretta. Tanti i ricordi. La voce di Larry prima, di un Raffaele Arieta, ispirato come non mai, poi. E tante anche le nuove composizioni. Un senso vero di famiglia ed un senso vero di palco amichevole, come se la quarta parete qui non fosse mai stata montata. Tanti i sorrisi. Tanti i tuffi al cuore. Siamo sempre come figurine incollate sul quaderno di questo vuoto immenso, lo dice Larry in Figurine, e lo immaginiamo, ma non ci vestiamo meglio, e ci fermiamo qui. Menzione ancora per le nuove composizioni di Raffaele Arieta. Folgoranti. Testi splendidi, ironia, la musica che di colpo diventa un “indie” come non si ascolta alla radio, sarebbe troppo, si fermerebbero a pensare in troppi, ed allora meglio così. Sappiamo goderne noi.

Swiffer and the Roots of Funk. Finale coi giovani virgulti del funk cittadino. Il musicista più giovane dell’intero lotto dei quattro giorni, Angelo Arieta, leader della band e tanta musica da “grandi” batteria di groove spaziale di Luigi Arieta, basso enorme di Luca Leoncini, chitarra precisa di Marco Neri. E un gigante del mondo funk come Pancho Ragonese from Milano alle tastiere, tutto splendido, per onde di gioventù educata a questa musica. La bellezza sta esattamente qui, vedere e sentire ragazzi giovanissimi muoversi su Miles Davis o Herbie Hancock. Un piacere enorme. 

Ed il palco si chiude con Ramon. Ci ha sorvegliato sorridendo da lassù per tutto il tempo, avrà fatto i cori su Brilla Stella, anzi, avrà scelto la stella più brillante per farsi vedere da noi quaggiù.
Noi, che grazie a lui, sappiamo che non si fanno sogni ad occhi aperti se si ha la possibilità di viverli davvero.

Redazione

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