Cronaca - 22 luglio 2024, 12:11

Sanremo: la Cassazione respinge il ricorso del Comune che dovrà pagare 227mila euro ad Alberto Muraglia

L'ex agente della Municipale venne conosciuto in tutto il mondo come il 'Vigile in mutande'. La Cassazione ha anche respinto il ricorso dello stesso comune contro la sentenza di Appello riguardante un altro dipendente, Maurizio Di Fazio

L'avvocato Alessandro Moroni, a sinistra, è Alberto Muraglia a destra

Dovrà sborsare 227mila euro il Comune di Sanremo, per gli arretrati di Alberto Muraglia, conosciuto come il ‘Vigile in mutande’ e che venne licenziato per il suo coinvolgimento nell’indagine sui cosiddetti ‘Furbetti del cartellino’.

Questa volta la sentenza è definitiva, visto che arriva dalla Corte di Cassazione, dove il Comune matuziano si era appellato con il ricorso, dopo che la Corte d’Appello di Genova ne aveva disposto il reintegro in servizio. Alberto Muraglia era assistito dagli avvocati Alessandro Moroni e Luigi Zoboli ed è arrivato alla vittoria finale, vista la sua assoluzione con formula piena.

Muraglia aveva impugnato il licenziamento per giusta causa, risalente al 22 gennaio 2016. Nell’inchiesta, lo ricordiamo, venivano addebitati al lavoratore episodi di: allontanamenti dal posto di lavoro senza effettuare la timbratura del cartellino in uscita; esecuzione di timbratura da parte di terzi; omissione di timbratura seguita di dichiarazione di orari di servizio non veritieri. 

La Corte d’Appello di Genova aveva rilevato che il comune, nel provvedimento del 15 maggio 2023, aveva ‘con argomentazioni confuse’ introdotto ‘nuovi addebiti mai contestati prima e peraltro incongrui rispetto all’accusa di falsa attestazione di servizio’, concludendo che il profilo si poneva “in evidente contrasto con i limiti alle facoltà riconosciute alla P.A. in sede di riapertura del procedimento disciplinare (…) non essendo possibile l’aggiunta di fatti nuovi implicanti un disvalore diverso da quello già oggetto di contestazione”. La Corte ha ribadito che sul piano disciplinare, era stata contestata la falsa attestazione della presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altra modalità fraudolenta, mentre altre condotte - la timbratura ‘in abiti succinti’ e la timbratura demandata a terzi, costituivano condotte di cui il comune non aveva “compiutamente evidenziata la rilevanza disciplinare in sé”.

L’ormai ex agente della Municipale non rientrerà in servizio, visto che si è dimesso ma ora ha ottenuto gli stipendi arretrati. La stessa Corte di Cassazione si è pronunciata anche per il ricorso del Comune contro un altro dipendente, Maurizio Di Fazio. Anche in questo caso il ricorso del Comune non è stato accolto.

La decisione della Corte di Cassazione potrebbe portare a nuove sentenze anche per altri ex dipendenti del Comune, che vennero licenziati a suo tempo, in occasione dell'inchiesta che, lo ricordiamo, fece il giro del mondo sui media.