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Attualità | 18 luglio 2024, 07:21

Fuggono dal conflitto del Tigrai, a Ventimiglia arrivano migranti sempre più giovani (Foto e video)

Accolti alla Caritas Intemelia dove trovano pasti e servizi essenziali

Fuggono dal conflitto del Tigrai, a Ventimiglia arrivano migranti sempre più giovani (Foto e video)

Fuggono dal conflitto del Tigrai e dall'arruolamento forzato i migranti, sempre più giovani, che giungono a Ventimiglia per cercare di passare il confine con la Francia. Sono leggermente aumentati gli arrivi nelle ultime due settimane ma sono nettamente calati rispetto all'anno scorso.

 

"Rispetto all'anno scorso sono calati notevolmente gli arrivi" - fa sapere Serena Regazzoni che si occupa dell'area immigrazione alla Caritas Intemelia - "La situazione è abbastanza stabile, continuano, però, ad arrivare piccoli gruppi di ragazzi in viaggio, soprattutto di nazionalità eritrea ed etiope, sempre più giovani. Ultimamente eroghiamo una media di 60-70 pasti al dì. Da gennaio a oggi sono passati in sede 1412 persone che hanno usufruito dei servizi essenziali e abbiamo distribuito oltre ottomila pasti. L'anno scorso, invece, abbiamo preparato 36mila pasti e sono passati 19mila persone. Le persone che vengono da noi soprattutto donne, famiglie o minori non accompagnati, possono trovare docce, una mensa, la distribuzione del vestiario per cambiarsi, un laboratorio medico, servizi legali per le pratiche di soggiorno, per l'orientamento del lavoro o la ricerca della casa e possono chiedere ospitalità per un massimo di quattro notti. Proponiamo inoltre, grazie a We World, attività sul territorio per dare informazioni alle persone in viaggio verso la Francia e grazie a Save the children offriamo uno spazio a misura di bambino sicuro e protetto che fornisce un momento di tregua dal viaggio. Per gli uomini non c'è un centro e perciò si accampano dove possono in città, non hanno servizi, come l'acqua potabile, possono solo venire da noi a pranzo mentre alla sera cenano grazie all'impegno costante di diverse associazioni del territorio e francesi che, a turno, preparano da mangiare e lo distribuiscono ai migranti".

Le persone che giungono a Ventimiglia sono donne, minori non accompagnati e uomini che cercano disperatamente di passare il confine in treno, a piedi, lungo pericolosi crinali tra l’Italia e la Francia, con i passeur o salendo di nascosto sui camion. "La situazione è sicuramente complessa, come spesso succede durante i mesi estivi si rileva un aumento dei flussi anche se siamo sicuramente lontani rispetto al contesto ultra emergenziale del 2023, che ha visto un record di sbarchi in Italia e di arrivi anche a Ventimiglia" - dice Jacopo Colomba, responsabile progettuale per We World Onlus a Ventimiglia - "Vi sono 30 o 40 riammissioni al giorno al confine di Ponte San Luigi. Noi forniamo vari tipi di servizi e di attività per dare una risposta umanitaria di base. Andiamo nei luoghi più toccati dai flussi migratori e proviamo a informare le persone dei servizi, dei loro diritti e, in particolar modo proviamo a incontrarli una volta che sono stati respinti e riammessi su suolo italiano per capire a che trattamento sono stati sottoposti. Inoltre, forniamo un servizio di prima assistenza e coordiniamo tutta l'attività all'interno dei Pad".

Il conflitto tra Etiopia ed Eritrea sta avendo ripercussioni anche a Ventimiglia. "Nel 2024 abbiamo riscontrato svariate decine di ragazze eritree, molto vulnerabili e spesso neomaggiorenni, che hanno attraversato vari paesi per fuggire dal conflitto del Tigrai che coinvolge Eritrea e Etiopia e dall'arruolamento forzato a cui sono sottoposti sia uomini che donne in Eritrea" - sottolinea Colomba commentando l'episodio che si è verificato nei giorni scorsi all’autoporto quando un uomo ha preso a cinghiate i migranti per farli scendere dal proprio camion - "Quello che è successo nei giorni scorsi a Ventimiglia è solo la punta dell'iceberg di maltrattamenti e violazioni sistematiche dei loro diritti a cui le giovani donne vanno incontro".

Le donne prese a cinghiate sono state ospitate per qualche giorno dalla Caritas. "Erano molto provate" - racconta Serena Regazzoni della Caritas Intemelia - "Una di loro era incinta mentre le altre deambulavano male. Erano tutte eritree e parlavano solo il tigrino. La comunicazione con loro è stata difficile, siamo riusciti a capirci solo grazie al mediatore di Save the children. Hanno dormito tre notti e poi sono ripartite per tentare nuovamente di passare il confine".

Elisa Colli

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